Fino ad aprile 2023, gli appassionati della pittura di Artemisia Gentileschi avranno l'eccezionale possibilità di assistere al restauro dell'opera commissionata all'artista dal pronipote di Michelangelo per celebrarne il ricordo in quella che fu la sua dimora fiorentina.

Intreccia piani temporali e legami artistici la vicenda che accompagna l'Allegoria dell'Inclinazione, il dipinto realizzato da Artemisia Gentileschi nel 1616 e destinato al soffitto della dimora fiorentina del celeberrimo Michelangelo. A commissionarla fu il pronipote del maestro rinascimentale, Michelangelo il Giovane, amico ed estimatore della Gentileschi, la quale trovò a Firenze il luogo ideale per lo sviluppo della propria poetica e del proprio stile pittorico. L'intento del pronipote di Michelangelo era rendere omaggio alla memoria dell'illustre avo, affidando ad artisti da lui selezionati il compito di intervenire negli ambienti della casa che tuttora è intitolata al grande maestro. A distanza di secoli dal momento in cui Artemisia Gentileschi fu incaricata di dare forma al dipinto che l'avrebbe aiutata a spiccare nel panorama creativo di Firenze, l'opera torna sotto i riflettori grazie al dettagliato intervento di restauro supportato da Calliope Arts e Christian Levet nell'ambito del progetto Artemisia UpClose. ARTEMISIA GENTILESCHI E MICHELANGELO Dopo essere stato rimosso dal soffitto del Museo Casa Buonarroti e collocato nella Sala del Modello, il dipinto è sottoposto a un restauro d'avanguardia condotto sotto gli occhi del pubblico. Fin dall'inizio non sono mancate le sorprese: una volta staccata dal soffitto, infatti, l'opera ha rivelato la presenza di svariati centimetri di superficie pittorica al di sotto della cornice, ridefinendo quindi le dimensioni del dipinto conosciute fino ad allora. Ma le peculiarità del dipinto, che raffigura una giovane donna, nella quale si ravvisa un autoritratto di Artemisia, accompagnata da una stella e da una bussola - forse un riferimento all'amico Galileo nell'anno in cui la Chiesa lo aveva definito eretico -, non si esauriscono qui. Secondo gli esperti, il corpo della giovane, originariamente nudo, sarebbe stato coperto da un drappeggio e da un velo settant'anni dopo per mano di Baldassarre Franceschini, in riposta all'esigenza di "decoro" manifestata da Lionardo Buonarroti. Del resto, i capolavori dello stesso Michelangelo erano stati sottoposti a censura ben prima di quanto accaduto al dipinto di Artemisia, confermando quanto tale pratica fosse comune al tempo. Basti pensare alla copertura dei nudi del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. IL RESTAURO DEL DIPINTO DI ARTEMISIA GENTILESCHI I dettagli operativi del minuzioso restauro ad alto tasso tecnologico emergono dalle parole di Elizabeth Wicks, restauratrice alla guida del gruppo: "Grazie alle riprese fotografiche, la diagnostica per immagini e un’accurata analisi, saremo in grado di stabilire la tecnica esatta usata da Artemisia, rilevare correttamente la condizione dell’opera e definire il nostro progetto di intervento per il dipinto. Data la loro natura storica, è impossibile rimuovere le ridipinture dalla superficie, ma l’accuratezza delle nostre analisi diagnostiche permetterà la creazione di un’immagine virtuale dell’opera originale nascosta sotto il dipinto che vediamo oggi”. E proprio i risultati del restauro saranno al centro della mostra in programma a Casa Buonarroti da settembre 2023 a gennaio 2024, parte integrante del progetto Artemisia UpClose, nel quale rientrano anche la messa a punto del nuovo piano di illuminazione e la ristrutturazione di alcune aree del museo, come la Galleria, l'ingresso e la biglietteria.  [Immagine in apertura: Detail of Artemisia face under raking light. Photo Olga Makarowa]
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