Tra le opere più straordinarie di Donatello, il gruppo bronzeo di “Giuditta e Oloferne” viene finalmente restituito al pubblico dopo quasi un anno di restauro, tornando nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio.

Dopo uno scrupoloso restauro in due fasi durato circa dieci mesi, il gruppo bronzeo Giuditta e Oloferne di Donatello torna finalmente ad accogliere i visitatori nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio.Sostenuto dalla Fondazione Friends of Florence, l’intervento – il primo da quello che, nel 1988, era stato affidato all’Opificio delle Pietre Dure – ha ripristinato l’opera e ne ha migliorato la leggibilità, eliminando il pulviscolo che negli anni si era depositato sulla superficie.LA STORIA DI “GIUDITTA E OLOFERNE” DI DONATELLOEseguita da Donatello tra il 1457 e il 1464, e molto probabilmente commissionata da Piero de’ Medici, Giuditta e Oloferne è una delle opere più celebri dell'artista rinascimentale, non solo per la raffinatezza dell’esecuzione, ma soprattutto per la potenza espressiva che caratterizza la statua (accentuata, in questo caso, dalla drammaticità della vicenda biblica rappresentata). Invece dell’iconografia tradizionale – in cui si vede Giuditta trionfante sulla testa mozzata del suo nemico –, Donatello sceglie di rappresentare l'intera figura di Oloferne, cogliendo il tragico momento che precede la decapitazione. Dopo la "cacciata dei Medici" del 1494, l’opera fu esposta sull’arengario del Palazzo della Signoria, dove nel 1504 dovette lasciare il posto al David di Michelangelo.IL RESTAURO DELLA SCULTURA DI DONATELLO A FIRENZELa prima fase del restauro – prevalentemente diagnostica – ha previsto lo studio accurato dello stato dell’opera, con una spolveratura preliminare per accettarne la conservazione. La seconda, invece, si è svolta in un costante confronto con l’eccelsa operazione portata avanti dall’Opificio delle Pietre Dure alla fine degli anni Ottanta. La pulitura delle superfici eseguita a quel tempo, infatti, è stata rinnovata, andando successivamente a “ritrattare” dei passaggi cromatici troppo bruschi dovuti all’ossidazione. Sono inoltre emerse delle ulteriori dorature a foglia, già parzialmente individuate durante la manutenzione del 2004.[Immagine in apertura: photo Antonio Quattrone]
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