Lo studio che rivela il "DNA" dei disegni di Leonardo da Vinci
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Un team internazionale di ricercatori ha analizzato alcuni disegni di Leonardo da Vinci, studiando l’insieme dei microrganismi presenti sulle opere del genio toscano. Tra gli elementi rinvenuti, anche tracce di DNA umano.
I microrganismi si trovano ovunque: nell'ambiente, sugli oggetti di uso quotidiano o sulle mani delle persone. E la pandemia in corso, d'altronde, ce lo dimostra in maniera tristemente lampante: germi, microbi e agenti patogeni – grandi nell'ordine del milionesimo di metro – sono dappertutto. Mai prima d'oggi, tuttavia, era successo di studiarne la loro presenza in maniera così approfondita persino sulle opere d'arte.Una nuova iniziativa a carattere scientifico, condotta da un team di ricercatori internazionale, ha infatti indagato il “patrimonio genetico” di sette disegni di Leonardo da Vinci: opere su carta tra le più note realizzate dal genio toscano, come i celeberrimi Autoritratto e Uomo della Bitta, rispettivamente conservati presso la Biblioteca Reale di Torino e l'Istituto Centrale per la Grafica di Roma.I DETTAGLI SULLA RICERCAPubblicato sul giornale specialistico Frontiers in Microbiology, lo studio – che vede fra gli altri la partecipazione degli italiani Maria Carla Sclocchi, Piero Colaizzi e Maria Letizia Sebastiani dell'Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro di Roma, e Flavia Pinzari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, insieme ai colleghi della Universität für Bodenkultur Wien – ha rilevato la presenza di polveri, batteri e residui depositati sulle opere. Informazioni preziose, in grado di aggiungere nuovi indizi sulla storia degli oggetti.I RISULTATI DELLO STUDIOOttenuta grazie a un approccio genomico innovativo, noto come sequenziamento a nanopori, l'analisi è stata svolta attraverso un sofisticato misuratore capace di leggere con estrema precisione lunghe sequenze di DNA.La complessa operazione ha permesso di rilevare non solo la natura degli agenti che stanno condizionando la vita delle opere – come nel caso di funghi e macchie che potrebbero alterarne la durata nel tempo –, ma anche le tracce genetiche di tutte le persone che hanno toccato i disegni nel corso dei secoli, nonché riferimenti ai luoghi in cui essi vennero esposti o conservati. Insomma, un vero e proprio archivio biologico capace di rilevare un'infinità di informazioni storiografiche su questa parte della produzione vinciana.[Immagine in apertura: dettaglio del profilo di Testa virile]