Vulcanica, geniale e fermamente antifascista. La storia straordinaria di Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca di Brera, è raccontata all'interno del nuovo volume pubblicato da Salani. Un romanzo di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco, con la prefazione del direttore James Bradburne.

Da qualche tempo ormai l'Italia ha riscoperto la figura di Fernanda Wittgens, personaggio fondamentale della nostra cultura e prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera. Dopo il fumetto di Paolo Bacilieri ambientato nella Milano del 1939, un nuovo volume si sofferma sul ruolo da lei svolto nella storia del museo meneghino – prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.Scritto da Giovanna Ginex e Rosangela Percoco – e pubblicato dalla casa editrice Salani (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina) –, il libro – dal titolo L'allodola – ripercorre in maniera romanzata gli sviluppi biografici della Wittgens. Descritta come una creatura umile ma possente, capace di imprese titaniche nonostante la lontananza dai riflettori, la protagonista si racconta in prima persona, ricostruendo passo dopo passo le fasi della sua vita straordinaria.LA STORIA DI FERNANDA WITTGENSNata nel 1903 da una famiglia di origine austro-ungherese, Fernanda inizia la sua carriera come insegnante di liceo, fa la giornalista e nel 1928 entra nella Pinacoteca di Brera con la qualifica di “operaia avventizia”. Un ruolo marginale, che tuttavia non le impedisce di lavorare giorno e notte a servizio della bellezza e della libertà. La dedizione instancabile le permette di diventare assistente del direttore, Ettore Modigliani, di cui rileva l'incarico quando lo stesso viene rimosso da ogni responsabilità per motivi razziali.Da quel momento Fernanda Wittgens diventa la prima donna a ricoprire un ruolo tanto prestigioso, espletando ogni incarico al meglio: nei giorni bui dei bombardamenti su Milano fa di tutto per salvare le opere che le sono affidate, così come le vite di tanti ebrei che le chiedono soccorso. L’arresto per antifascismo e la condanna a quattro anni di carcere non soffocano il suo coraggio, che resta immutato anche dopo la fine della guerra. Tornata a Brera, combatte per ricostruire dalle macerie la Pinacoteca e renderla un “museo vivente” e un punto di riferimento per la cultura internazionale.
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