Dall’area di scavo della Regio IX a Pompei emerge una nuova sensazionale scoperta. Si tratta dei corpi di due vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., un uomo e una donna che si erano rifugiati nella propria camera da letto in attesa della fine della pioggia di lapilli.

Nell’area archeologica di Pompei continuano a venire alla luce nuovi straordinari reperti: soltanto quest’anno, dal suolo sono emersi prima numerosi materiali edili, preziosi per approfondire la conoscenza delle modalità di costruzione romana, poi un ricchissimo salone decorato ispirato alla guerra di Troia, e ancora la tomba di un tribuno militare che reca un’iscrizione singolare, fondamentale per ricostruire una pagina della storia della Spagna. L’ultimo ritrovamento – appena affiorato dallo scavo della Regio IX, Insula 10 – è un ambiente all’interno del quale sono stati trovati un uomo e una donna vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.LE DUE VITTIME DELL’ERUZIONE RITROVATE A POMPEIDa un primo studio, si evince che i due avrebbero cercato riparo nel piccolo vano (un luogo di servizio usato come camera da letto provvisoria durante i lavori di ristrutturazione della casa, arredato con un giaciglio, una cassa, un candelabro in bronzo e un tavolo con piano in marmo), in attesa della fine della pioggia di lapilli che precedette l’eruzione. La donna, in particolare, è stata trovata sul letto affiancata da un piccolo tesoro composto da monete d’oro, d’argento e bronzo, oltre ad alcuni monili tra cui orecchini in oro e perle. Purtroppo, la sorte della coppia fu tragica: la porta del cubicolo, chiusa per evitare l’ingresso delle pomici, rimase bloccata a causa di quegli stessi detriti che si depositarono nel salone adiacente. Senza possibilità di uscita si trovarono rapidamente intrappolati nella stanza, morendo a causa dei flussi piroclastici. Solo oggi, quasi due millenni dopo, i loro resti vengono finalmente liberati dalle macerie.LO SCAVO E LA RICOSTRUZIONE DELLE VITE DEGLI ANTICHI POMPEIANILa scoperta, che si inserisce in un progetto più ampio, sviluppato negli ultimi anni con l’obiettivo di migliorare la tutela e l’assetto idrogeologico dei fronti di scavo, costituisce un passo importantissimo verso la ricostruzione degli ultimi istanti di vita di uomini, donne e bambini periti durante la catastrofe naturale più drammatica dell'antichità. “L’opportunità di analizzare i preziosissimi dati antropologici relativi alle due vittime rinvenute all’interno del contesto archeologico che ne ha segnato la tragica fine”, ha dichiarato il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “permette di recuperare una quantità notevole di dati sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani e sulle micro storie di alcuni di essi, con una documentazione precisa e puntuale, confermando l’unicità del territorio vesuviano”.[Immagine in apertura: foto © Parco Archeologico di Pompei]
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