In Egitto, nei pressi del Cairo, sono spuntati dal sottosuolo 370 contenitori utilizzati durante le procedure di mummificazione. Vasi e strumenti risalgono a oltre 2500 anni fa.

Il sottosuolo dell'Antico Egitto non smette di regalare emozioni e sorprese. A circa un anno dallo straordinario rinvenimento di sedici tombe scavate nella roccia, contenenti altrettante mummie risalenti a duemila anni fa, una nuova scoperta sta entusiasmando egittologi e appassionati di archeologia. Un team internazionale, coordinato dal Czech Institute of Egyptology of the Charles University di Praga, ha infatti riportato alla luce quello che dagli esperti è stato definito come "il più grande deposito di strumenti per la mummificazione" mai rinvenuto nel Paese nordafricano. A ospitare la campagna di scavi è stata la necropoli di Abusir, nei pressi del Cairo. È qui che l'équipe di archeologi ha potuto riscontrare la presenza di un'estesa rimessa scavata a circa 14 metri di profondità. Ampia circa 5 metri quadrati, questa grande fossa conteneva ben 370 vasi canopi in ceramica, originariamente destinati alla conservazione di organi umani estratti dal corpo dei cadaveri durante il processo di mummificazione. LA MUMMIFICAZIONE IN EGITTO Secondo la prassi di questa antica tecnica, il corpo del defunto veniva infatti privato di ogni organo interno (eccetto del cuore, considerato la sede dell'anima), per poi essere sottoposto a processi di disidratazione e bendaggio. Una volta rimossi, gli organi venivano collocati all'interno dei vasi canopi, aventi le fattezze dei quattro figli di Horus. La scoperta in questione dimostra proprio la varietà di queste rappresentazioni impresse sui singoli contenitori, i quali riportano le fattezze della divinità egizia a ognuno di essi associata. I DETTAGLI DELLA SCOPERTA IN EGITTO Le ricerche, tutt'ora in corso, hanno inoltre rivelato una consistente presenza sul luogo di piccoli manufatti e strumenti impiegati durante il processo di mummificazione. Sul dorso dei vasi (alcuni dei quali vuoti) il Czech Institute of Egyptology of Prague's Charles University ha infine constatato la presenza di una scritta riportante il nome di “Wahibre-mery-Neith, figlio di Lady Irturu”. Non è chiaro chi sia questa persona, ma è assai probabile che l'intero deposito sia appartenuto a un massimo funzionario dello Stato o a una figura di rilievo all'interno delle dinamiche sociali del tempo. Il team di archeologi, in accordo con il Ministero del Turismo e delle Antichità, ha confermato che gli scavi nell’area continueranno tra aprile e maggio. [Immagine in apertura: the set of four canopic jars of Wahibre-mery-Neith. Author: Petr Košárek, © archives of the Czech Institute of Egyptology]
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