Scoperti 168 nuovi geoglifi nel deserto del Perù
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Il sito peruviano di Nazca, patrimonio
dell’umanità dell’UNESCO, è al centro di un'importante
scoperta. Gli archeologi della Yamagata University Institute of Nasca
hanno infatti riportato alla luce 168 nuove “linee”. Un
ritrovamento che aggiunge ulteriori domande su uno dei luoghi più
affascinanti ed enigmatici del Sudamerica.
Situata sulla costa meridionale del
Perù, a poco meno di 400 chilometri dalla capitale Lima, Nazca conserva da secoli
straordinarie testimonianze archeologiche sul suo territorio. È qui,
infatti, che sono conservati centinai di geoglifi risalenti al
periodo tra il 300 a.C. e il 500 d.C. Si tratta di veri e propri
disegni tracciati sul terreno: profili stilizzati di animali e figure
umane realizzati dalla popolazione preistorica che abitava la zona.
Noto come le “linee di Nazca”, il
folto corpo di geoglifi è recentemente salito di numero grazie a
una serie di ulteriori ritrovamenti. A comunicarli è stata la
Yamagata University Institute of Nasca, che, con una spedizione
archeologica coordinata dal professor Masato Sakai in collaborazione
con lo studioso Jorge Olano, ha portato alla luce ben 168 nuovi
disegni, rinvenuti nell'area desertica nei pressi della città.
LA NUOVA SCOPERTA A NAZCA
Scoperti nell'ambito di una serie di
esplorazioni aeree condotte tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020,
i ritrovamenti consistono in numerosi disegni stilizzati di animali,
tra i quali figurano uccelli, serpenti, balene, felini ed esseri
umani. Così come per gli altri geoglifi già catalogati, i
disegni (fotografati e successivamente “ricostruiti” in maniera
digitale dagli esperti) sono composti da un insieme di linee
tracciate sul terreno dell'arido altopiano.
Realizzate per “sottrazione”,
queste straordinarie testimonianze grafiche si sono conservate nel
corso dei millenni grazie al clima stabile che governa questa
porzione del Paese, e all'assenza di precipitazioni che ne ha
garantito l'essiccamento e la preservazione.
I GEOGLIFI DI NAZCA
Prodotti tra il 100 a.C. e il 300 d.C.,
i geoglifi recentemente scoperti (gran parte dei quali non più
grande di circa dieci metri) si aggiungono ai quasi duecento
rinvenuti tra il 2004 e il 2018, facendo salire a ben 358 il numero
di disegni registrati negli ultimi venti anni sul territorio di
Nazca; un numero sbalorditivo, che alimenta domande e misteri intorno al fenomeno delle “linee”, mai del tutto compreso dagli studiosi.
Non è infatti pienamente chiara la
ragione di questi grandi geoglifi. L'ipotesi più accreditata è
quella dell'archeologa tedesca Maria Reiche, che negli anni Quaranta
del secolo scorso rintracciò nei disegni una motivazione astrologica,
sottolineando le relazioni tra le figure e le costellazioni. Nei
prossimi mesi i nuovi ritrovamenti saranno ulteriormente esplorati,
anche con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, avviando un'adeguata campagna di conservazione di queste fragili testimonianze, messe a rischio dalla progressiva espansione delle aree urbane limitrofe.
[Immagine in apertura: credit Yamagata
University]