Dagli scavi in corso a Pompei emerge una nuova struttura che testimonia le condizioni degli schiavi nell’antichità: un panificio-prigione dove uomini, donne e animali erano costretti a macinare il grano senza sosta. Ad affiancare la scoperta, una mostra fa luce sulla vita degli schiavi nell’antichità.

Dagli scavi archeologici in corso nell’area ancora non indagata dell'antica città di Pompei, è emersa una struttura unica nel suo genere: un panificio-prigione, dove le persone ridotte in schiavitù erano rinchiuse e sfruttate per macinare il grano necessario a produrre il pane. Insieme a uomini e donne c'erano anche degli asini, costretti a girare per ore con gli occhi bendati. LA SCOPERTA DEL PANIFICIO-PRIGIONE A POMPEI L’abitazione – venuta alla luce nella Regio IX, insula 10 – era suddivisa in due parti: l’area residenziale (un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro), e gli ambienti produttivi destinati alla panificazione. Il ritrovamento rappresenta una testimonianza fondamentale delle condizioni di lavoro disumane a cui erano sottoposti gli schiavi. Al momento dell’eruzione del 79 d.C., l’edificio era in fase di ristrutturazione, anche se il rinvenimento di tre vittime conferma che la dimora era tutt’altro che disabitata. LA SCHIAVITU NELL’ANTICA CITTÀ DI POMPEI La zona delle macine, che si trova nella parte meridionale dell’ambiente centrale, è adiacente a una stalla con una mangiatoia, senza alcun accesso stradale: entrambi gli ambienti sono infatti privi di porte o di comunicazioni con l’esterno. I giri senza sosta degli animali, costretti ad azionare le macine, seguono un solco circolare ancora visibile. Come spiega il direttore degli scavi Gabriel Zuchtriegel, “le fonti iconografiche e letterarie, in particolare i rilievi della tomba di Eurysaces a Roma, suggeriscono che di norma una macina fosse movimentata da una coppia composta da un asino e uno schiavo. Quest’ultimo, oltre a spingere la mola, aveva il compito di incitare l’animale e monitorare il processo di macinatura, aggiungere del grano e prelevare la farina”. LA MOSTRA A POMPEI La scoperta va a completare il quadro indagato dalla mostra L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio. Visitabile presso la Palestra grande di Pompei a partire dal prossimo 15 dicembre, l’esposizione si concentra proprio sulle storie marginali degli individui che non sono mai stati protagonisti delle cronache storiche, come ad esempio gli schiavi. Infatti, nonostante gli uomini e le donne ridotti in schiavitù costituissero più della metà della popolazione e contribuissero in modo sostanziale all’intero sistema economico e sociale della civiltà romana, questi personaggi sono spesso stati esclusi dalla narrazione predominante. [Immagine in apertura: courtesy Parco Archeologico di Pompei]
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