Le fosse neolitiche, vicine al sito archeologico di Stonehenge, non sono naturali bensì sono state create dall’uomo. È questa l’ultima sensazionale scoperta archeologica fatta da un team di ricercatori britannici.

Dopo le recenti rivelazioni sul materiale di cui sono composti i monoliti di Stonehenge, il famosissimo sito archeologico continua a far parlare di sé con una nuova, inaspettata scoperta. Al centro di quest’ultima vicenda vi sono le fosse neolitiche rinvenute, lo scorso anno, a circa tre chilometri di distanza da Stonehenge. Contrariamente a quanto è stato finora pensato, secondo le ricerche condotte queste imponenti scavature sarebbe state create per volontà dell’uomo e non per cause naturali. Lo attesterebbero il loro posizionamento e i dati relativi alle loro dimensioni – ognuna ha un diametro di dieci metri per cinque di profondità –, che lasciano pensare che siano state realizzate con uno scopo ben preciso. ANCORA UN MISTERO A STONEHENGE? Condotte all’interno dell’area di Durrington Walls dall’archeologo dell’Università di Bradford Vincent Gaffney, le ricerche effettuate su tutte le fosse hanno inoltre portato alla luce la presenza di un grande anello sotterraneo – largo circa un chilometro e mezzo – che circonda sia Stonehenge sia queste "aperture". Grazie all’utilizzo di una tecnologia di telerilevamento, capace di tracciare i punti in cui il terreno è stato smosso nel corso dei secoli, il team di ricercatori britannici ha ipotizzato che l’anello possa in realtà far parte di un particolare sistema ingegneristico utile per contare i passi necessari alla modellazione omogenea delle fosse stesse. Superiore, nelle dimensioni, di almeno venti volte rispetto a Stonehenge, l’anello sotterraneo appare così come la più grande struttura preistorica finora mai trovata in Gran Bretagna. Ma qual è il vero significato di una simile opera? Analizzando la posizione centrale che il sito di Stonehenge occupa all’interno dell’anello perimetrale, gli studiosi non hanno scartato l’idea che si trattasse di una sorta di confine, finalizzato a guidare le persone verso un’area sacra. RICERCHE E STUDI NEL SOTTOSUOLO Grazie alle tecnologie all’avanguardia utilizzate in questa operazione (che includono anche un sistema di luminescenza stimolata otticamente, in grado di datare l'ultima volta che il sedimento è stato esposto alla luce del giorno), gli specialisti della tecnologia di telerilevamento hanno indagato antiche caratteristiche del paesaggio, altrimenti impossibili da scoprire con i metodi dell'archeologia tradizionale. Condotti dal dottor Tim Kinnaird, della scuola di scienze della terra e dell'ambiente presso l'Università di St Andrews, i test hanno eliminato ogni dubbio sulla datazione delle fosse che, a quanto pare, risalirebbero circa al 2400 a.C. [Immagine in apertura: Photo by Frank Chou on Unsplash]
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