Avvolti in un pacchetto regalo, con tanto di messaggio di buona Pasqua. Sono stati riconsegnati in questa maniera, i due taccuini scritti da Charles Darwin nel 1837 e scomparsi nel 2001 dalla Cambridge University Library, nel Regno Unito. Un finale inatteso, per una storia assurda durata oltre venti anni.

Si conclude nel migliore dei modi, e forse in quello meno probabile, il caso dei taccuini smarriti di Charles Darwin: i due piccoli volumi scritti dallo scienziato nel corso dei suoi studi sulle teorie evoluzionistiche, scomparsi dalla biblioteca universitaria di Cambridge nel 2001. Una vicenda carica di mistero e aspetti ancora tutti da chiarire, ma che trova un lieto fine vista la recente restituzione dei preziosi reperti. Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, vale la pena ripercorrere insieme le tappe principali di questa assurda avventura. LA STORIA DEI TACCUINI DI CHARLES DARWIN Conservati all'interno di una scatola rivestita in tessuto grigio, e riposti per anni tra gli scaffali delle Special Collections Strong Rooms (le sale dedicate alle collezioni speciali dell'ateneo britannico), i due taccuini furono redatti dal celebre antropologo nel 1837 (circa un ventennio prima della pubblicazione dei suoi famosi studi sulla teoria dell'evoluzione). Al suo interno si trovano le prime ipotesi dello scienziato sulla discendenze delle specie, nonché il primo schizzo dell'"albero della vita", impresso su carta subito dopo il rientro a Londra dai suoi viaggi alle isole Galapagos. La prima segnalazione della loro scomparsa risale al 2001. Per un secolo e mezzo, infatti, i taccuini erano rimasti al sicuro negli spazi della biblioteca. Solo nel settembre del 2000 vennero spostati per un servizio fotografico all'interno dell'edificio. Ultimata la serie di scatti, nel novembre dello stesso anno, entrambi sarebbero dovuti tornare al loro posto. Cosa non accaduta, come registrato durante un controllo di routine nel gennaio dell'anno successivo. L'APPELLO DELL'UNIVERSITÀ DI CAMBRIDGE A partire da quel momento le ricerche non si sono mai fermate. Come prima cosa la biblioteca si è attivata cercando i manoscritti in ogni angolo dell'edificio, in una sorta di “caccia al tesoro” dispendiosissima e faticosa: basti pensare che la collezione della Cambridge University Library presenta oltre 210 chilometri di scaffali, con circa sette milioni di libri e documenti d'epoca di straordinario valore. Nonostante si sia coltivata a lungo la speranza che i due libricini fossero stati collocati nel posto sbagliato, la verità è emersa spietata circa due anni fa. Dopo aver setacciato invano ogni settore dell'immensa collezione, Jessica Gardner – direttrice dei servizi bibliotecari – ha lanciato nel 2020 un appello pubblico, avanzando l'ipotesi che le due opere fossero state sottratte illegalmente dall'edificio. Da qui le ricerche avviate dalla polizia locale e dall'Interpol, impegnati in un'azione coordinata con l'intento di riportare “a casa” i due preziosi manufatti. IL RITROVAMENTO DEI VOLUMI A quindici mesi dall'inizio delle operazioni, i manoscritti sono ora rientrati nella biblioteca. E ciò è accaduto nella maniera meno prevedibile. Lo scorso 9 marzo, infatti, i taccuini sono stati consegnati in forma anonima all'ateneo inglese, conservati in un sacchetto rosa, e avvolti all'interno di un busta di carta con un breve messaggio di buona Pasqua scritto a macchina: “Librarian, Happy Easter”. Avvolti in una pellicola trasparente, e lasciati sul pavimento di un'area dell'edificio non sorvegliata dalle telecamere, i due libri sono in perfette condizioni. La notizia è stata diffusa dall'università di Cambridge solo nei giorni scorsi, dopo le dovute analisi dei reperti, e la conferma della loro autenticità.  Una cosa è certa: i ladri non potevano immaginare un regalo più gradito per lo storico ateneo. Dal canto suo, l'istituzione ha dichiarato di aver provveduto a conservare i due taccuini in una camera blindata, almeno fino al prossimo 9 a luglio, quando i preziosi reperti saranno esposti all'interno della mostra Darwin in Conversation. [Immagine in apertura: Photo Credits Stuart Roberts/Cambridge University Library]
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