Eccezionalmente dal 29 al 31 luglio il Teatro di Consagra a Gibellina viene restituito al pubblico. Per la seconda volta dalla sua costruzione, l’edificio rimasto incompiuto torna ad accogliere i visitatori grazie all’iniziativa "Noi Siamo Qui - Materia Umana”.

L'attuale teatro di Gibellina è ciò che resta di un ambizioso progetto avviato nel 1984 dallo scultore Pietro Consagra: è forse uno dei più simbolici esempi della distopia urbanistica che avvolse la città siciliana e la Valle del Belice dopo il disastroso terremoto del 1968. Mai completato, il teatro venne per la prima volta riutilizzato temporaneamente nel 2018, grazie all’intervento dell'architetto Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia della 16. Biennale di Architettura di Venezia, nell'ambito di Arcipelago Italia. A cinque anni di distanza, l’iniziativa Grande Teatro (evento di chiusura del progetto Noi Siamo Qui - Materia Umana, vincitore dell’avviso pubblico Creative Living Lab – IV edizione, promosso da CineMario, dal CRESM e curato da Progetto Matèria) torna a far rivivere la struttura: in arrivo, dal 29 al 31 luglio prossimi, una serie di talk e tavole rotonde incentrate sul territorio del Belice.IL PROGETTO CHE RIAPRE IL TEATRO DI CONSAGRA L’obiettivo di Noi Siamo Qui - Materia Umana è quello di ridisegnare la città attraverso l’esperienza e la memoria di chi la abita, facendo il punto sui piani di trasferimento e sulla ricostruzione dopo oltre cinquant’anni dal terremoto: “Abbiamo organizzato quattro laboratori con le comunità di Salaparuta, Santa Ninfa, Poggioreale e Gibellina, con cui abbiamo messo a confronto la forma della città pianificata nei piani urbanistici con la forma della città percepita dagli abitanti, in base alle loro consuetudini e attività quotidiane”, spiegano i curatori del progetto. Il risultato di questi workshop, arricchito da un archivio di interviste audio e video a cura del gruppo di videomaker di CineMario, verrà esposto proprio nel Teatro di Consagra.L'INCOMPIUTO TEATRO DI CONSAGRA A GIBELLINA Insieme al Meeting di Gibellina, il teatro costituisce l’unico esempio concreto della cosiddetta “architettura frontale” di Consagra. Eretto in cemento armato, si presenta come una sorta di scultura su grande scala, basata su linee fluide e curve e riflette la visione dell'artista, che già nel 1968, si opponeva infatti al razionalismo modernista: “Non vorremmo più stare dentro dei cubi, non vorremmo che ci proponessero di abitare dentro sfere e tubi. (...) Qualsiasi spazio ci capiterà di dover usare, deve essere mobile, provvisorio, trasparente, paradossale, sfuggente alle strutture eternali di Potere, disponibile alla mutabilità delle scelte”, dichiarava. Il progetto originale, abbandonato nel 2016, prevedeva al primo piano un mercato coperto, una videoteca e gli spazi per il museo comunale, mentre al secondo piano sarebbero dovuti sorgere un teatro con torre scenica, una biblioteca e una caffetteria. Alcuni interventi, probabilmente realizzati interpretando erroneamente i disegni originali, portarono alla costruzione di strutture interne e della torre scenica, alla quale furono aggiunti due solai in calcestruzzo che pregiudicarono la presenza del palco, tanto che si perse l’altezza necessaria per il suo uso. L'imminente apertura è un’occasione unica per osservare dall’interno questo particolare e complesso brano di storia di architettura del Novecento italiano.  [Immagine in apertura: ©progettomatèria]
PUBBLICITÀ