A bordo della nave scientifica francese The Alfred Merlin, si è recentemente conclusa un'importante campagna archeologica subacquea alla quale hanno partecipato tecnici e specialisti di Algeria, Croazia, Egitto, Francia, Italia, Marocco, Spagna e Tunisia. A promuovere l'operazione, frutto di un percorso di cooperazione internazionale, è l'UNESCO.


È l'esito di un progetto di cooperazione internazionale senza precedenti la missione archeologica che nell'arco di 14 giorni ha indagato i fondali di un'area del Mediterraneo che include il Canale di Sicilia per l'Italia e il cosiddetto Skerki Bank, appartenente alla Tunisia. Patrocinata dall'UNESCO, l'operazione è stata resa possibile grazie al lavoro di un team di scienziati ed esperti appartenenti a otto Paesi. Oltre ai due citati, anche Spagna, Francia, Algeria, Croazia, Egitto e Marocco risultano coinvolti in questo progetto a lungo termine dall'ambizioso obiettivo. Si punta infatti a mappare, e quindi proteggere, il patrimonio culturale sottomarino del bacino mediterraneo, strategica arteria di comunicazione e commercio fin dall'antichità. ALLA SCOPERTA DELLE MERAVIGLIE SUBACQUEE DEL MEDITERRANEO Risale al 2001 la Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, che può essere considerata come il punto d'avvio della campagna condotta a bordo della nave scientifica francese The Alfred Merlin, in parte sotto il coordinamento dell'Italia e, successivamente, a cura della Tunisia. A disposizione degli archeologi strumenti tecnologici avanzati, fra cui veicoli azionati a distanza, in grado di "adattarsi" alla complessa morfologia dei fondali, e due robot. Quello denominato Arthur, in particolare, è stato appositamente progettato per le indagini archeologiche in acque profonde ed è stato utilizzato per documentare i naufragi sul "versante" italiano.  LO STATO DI CONSERVAZIONE DEI RELITTI NEL MEDITERRANEO In termini di "notevoli progressi", in particolare per quanto riguarda "la documentazione ad alta risoluzione dei naufragi dal periodo romano al XIX secolo", si è espressa Audrey Azoulay, direttore generale dell'UNESCO, che ha sottolineato come i risultati delle due settimane di ricerca rappresentino la "conferma che Skerki Bank è l'area di più grande interesse per il patrimonio culturale sottomarino nel mondo”. Fra i dati emersi, è da segnalare quello relativo allo stato di conservazione di tre relitti di navi romane già evidenziati e localizzati de spedizioni americane risalenti agli anni Novanta. Nonostante i quasi tre decenni trascorsi, i reperti non risultano oggetto di processi di sedimentazione, bioerosione o di danneggiamenti legati ad attività umane, come la pesca. I nuovi dati raccolti, data la maggiore risoluzione di foto e video prodotti, contribuiranno anche a dettagliare e datare il carico delle navi. Per l'imminente autunno è previsto un incontro fra gli archeologi coinvolti, per fare il punto sulle scoperte preliminari; successivamente verrà redatto un rapporto completo. In ogni caso, il percorso intrapreso costituisce la fase iniziale di un rapporto di cooperazione multilaterale nel Mediterraneo che dovrebbe proseguire nel prossimo futuro. La volontà è rafforzare le occasioni di studio e scambio fra gli specialisti, in un'ottica di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale sottomarino. [Immagine in apertura: Wreck D - South part view form north. Copyright: © V.Creuze ROV Drassm]
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