PERUGIA-PALAZZO DELLA PENNA  | CENTRO PER LE ARTI CONTEMPORANEE

Afro Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole

Afro Basaldella, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/restauro-opera-alberto-burri-ravenna" target="_blank">Alberto Burri</a> e Giuseppe Capogrossi: tre giganti dell’arte italiana del Novecento si ritrovano protagonisti a <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-gerardo-dottori-perugia" target="_blank">Palazzo della Penna</a>, a Perugia, in una mostra aperta fino al 6 luglio. Intitolata Afro Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole e curata da Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini, l’esposizione raccoglie oltre cento opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. Il percorso racconta un passaggio cruciale nella storia dell’arte italiana: il momento in cui i tre maestri, lasciandosi alle spalle la figurazione, intraprendono un viaggio audace e personale verso l’astrazione, dando forma a linguaggi nuovi, profondi e universali.
<h2>BASALDELLA, BURRI E CAPOGROSSI IN MOSTRA A PERUGIA</h2>
La mostra si concentra su un periodo storico densissimo: dagli anni Trenta fino alla fine degli anni Cinquanta, attraversando il trauma della guerra e l’urgenza di una rinascita culturale e linguistica. In questo contesto, l’arte diventa uno strumento per reinventare il mondo, e ciascuno dei tre artisti costruisce un vocabolario personale per esprimere un’Italia in trasformazione. Afro lavora sul colore e sulla luce, con una pittura che si fa via via più gestuale, fino a toccare accenti lirici ed emozionali. Burri, ex medico e reduce di guerra, sviluppa un rapporto viscerale con i materiali: legni bruciati, sacchi strappati, plastiche fuse diventano strumenti espressivi al servizio di un linguaggio nuovo, ruvido, fisico. Capogrossi, invece, elabora un sistema di segni ricorrenti, quasi geroglifici, con cui costruisce una grammatica visiva capace di evolversi all’infinito. È da queste ricerche che nasce l’“alfabeto senza parole” evocato dal titolo: un linguaggio universale, fatto di forma, segno e materia.
<h2>IN UMBRA ESPOSTA L'ARTE DELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA</h2>
La rassegna offre allo spettatore un viaggio nell’humus culturale dell’Italia del secondo dopoguerra, un’esplorazione del fermento che ha animato <a href="https://arte.sky.it/news/2025/roma-cometa-mostra-venezia-biennale-architettura" target="_blank">Roma</a> – crocevia per l’avanguardia europea e ponte verso New York – e una riflessione sul ruolo degli artisti nel rinnovare il senso stesso dell’arte. Ed è proprio grazie alla transizione verso l’astrattismo che i tre artisti “entrano rapidamente nel circuito internazionale, ma allo stesso tempo raccontano attraverso il segno, il colore e la materia, un’Italia che si sta trasformando”, spiega il curatore Luca Pietro Nicoletti.
Una sezione della mostra è dedicata alle opere su carta, dove l’intimità del disegno lascia affiorare intuizioni, ripensamenti e tensioni creative. Non mancano poi materiali d’archivio rarissimi, come riviste d’epoca, libri d’artista e contributi di intellettuali del calibro di Emilio Villa, Cesare Brandi e Leonardo Sinisgalli, a dimostrazione di come la ricerca dei tre autori fosse intrecciata a doppio filo con la riflessione teorica e letteraria. 
[Immagine in apertura: Afro Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole. Palazzo della Penna, Perugia]

Afro Basaldella, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi

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