AREZZO-FORTEZZA MEDICEA E GALLERIA COMUNALE D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

Arezzo accoglie una delle più complete antologiche dedicate a <a href="https://arte.sky.it/news/2022/mostra-marino-marini-bologna" target="_blank">Marino Marini</a>. Maestro della scultura italiana del Novecento, noto in tutto il mondo per le sue iconiche figure di cavalieri e cavalli e per un linguaggio in grado di fondere arcaicità e modernità, è in mostra in due sedi della città d'arte toscana. Visitabile fino al prossimo 2 novembre, Marino Marini. In dialogo con l’uomo, a cura di <a href="https://arte.sky.it/news/2021/michelangelo-pistoletto-day-ascona" target="_blank">Alberto Fiz</a> e Moira Chiavarini, si sviluppa infatti alla <a href="https://arte.sky.it/news/2024/giorgio-vasari-arezzo-eventi-anniversario" target="_blank">Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea</a>, che ospita una ricca selezione di dipinti, gessi e bronzi, e alla suggestiva Fortezza Medicea, dove si impongono sculture monumentali e opere all’aperto. Oltre 100 lavori, frutto di prestigiosi prestiti dal Museo Marino Marini di Firenze e dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, raccontano un percorso che attraversa più di cinquant’anni di ricerca, dagli esordi agli anni Sessanta.
<h2>L'ARTE Di MARINO MARINI IN MOSTRA AD AREZZO</h2>
Alla Galleria Comunale, situata a pochi passi dalla Cappella Bacci affrescata da <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-polittico-sant-agostino-piero-della-francesca-milano" target="_blank">Piero della Francesca</a>, si crea un ponte ideale tra la visione rinascimentale e le figure di Marini. Opere come Le vergini (1916) e Zuffa di cavalieri (1927 ca., in prestito dagli Uffizi) riecheggiano l’epica compostezza pierfrancescana. Accanto alle sculture arcaiche dell’artista, il pubblico trova per la prima volta le terracotte ellenistiche ritrovate alla Catona di Arezzo, che Marini conobbe attraverso la rivista Dedalo. L’esposizione segue un criterio tematico: dalle Pomone, “prima vera forma mia” come le definì l’autore, ai Gridi, passando per i ritratti – quasi 150 in carriera – di amici, artisti e figure amate come Marina, musa e compagna di vita. Dipinti e sculture dialogano in un intreccio serrato, come nello Studio per Miracolo (1953-54) e in Orfeo (1956), accomunati da una medesima tensione poetica che trascende la materia.
<h2>ALLA FORTEZZA MEDICEA DI AREZZO LE SCULTURE DI MARINI</h2>
Negli spazi aperti e nelle sale della Fortezza Medicea aretina, la mostra rivela inoltre la dimensione più imponente di Marini: Pomone, Danzatrici, Giocolieri e soprattutto i Cavalieri, tra cui il maestoso esemplare del 1949-50, in cui si scontrano forze opposte fuse in un unico corpo plastico. Nei Miracoli, come quello del 1952, la forma cerca di superare se stessa, “bucare la crosta terrestre” per spingersi verso il cielo. È qui che si coglie la vera cifra dell’artista: una ricerca generativa, capace di recuperare ogni memoria e trasformarla in linguaggio contemporaneo. Come scrisse Umbro Apollonio, in Marini “nessuna memoria è perduta, ma ogni tempo è recuperato” in una forma viva, aperta e in continua trasformazione. 
[Immagine in apertura: Marino Marini. Courtesy Fondazione Marino Marini, Pistoia]

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