TORINO-PALAZZO MADAMA – MUSEO CIVICO D'ARTE ANTICA

A Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica ospita Vedova Tintoretto. In dialogo, il percorso espositivo che fino al 12 gennaio 2026 riunisce due giganti apparentemente inconciliabili: Jacopo Robusti, detto il <a href="https://arte.sky.it/news/2025/tintoretto-ribelle-venezia-programmi-tv-31-maggio" target="_blank">Tintoretto</a>, e <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-emilio-vedova-m9-mestre" target="_blank">Emilio Vedova</a>. L’operazione, curata da Gabriella Belli e Giovanni Carlo Federico Villa in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, vuole il senso di un incontro-scontro: un pittore del Rinascimento che ha stravolto le regole della composizione e un artista del Novecento che ha fatto della tela un campo di battaglia visiva. Ne emerge un confronto che trascende il tempo, invitando il visitatore a leggere l’opera di Vedova come prosecuzione inquieta e visionaria dell’energia tintorettiana. 
<h2>A TORINO IL CONFRONTO TRA EMILIO VEDOVA E JACOPO TINTORETTO</h2>
La scintilla della mostra è l’arrivo a Torino di un’opera straordinaria: l’Autoritratto di Tintoretto del 1588, in prestito dal <a href="https://arte.sky.it/news/2023/louvre-programmi-tv-21-gennaio" target="_blank">Museo del Louvre</a>. Raffigura un volto scavato e inquieto, che ha suggestionato generazioni di artisti, da Manet a Sartre, e che per Vedova è stato quasi un doppio spirituale. “Tintoretto è stato una mia identificazione. Quello spazio appunto una sede di accadimenti. Quella regia a ritmi sincopati e cruenti, magmatici di energie di fondi interni di passioni di emotività commossa”, scriveva, riconoscendo nel maestro un modello di identificazione più che una fonte di studio. Intorno a questa tela si snoda un percorso di circa cinquanta opere: dalle ancone dei Camerlenghi, raramente visibili fuori Venezia, ad alcune tele del ciclo delle Metamorfosi custodite alle Gallerie Estensi. Vedova risponde con disegni giovanili del 1936, tele degli anni Quaranta e Cinquanta in cui rielabora Tintoretto – dalla Moltiplicazione dei pani e dei pesci alla Crocifissione – fino alle grandi prove degli anni Ottanta. A dominare la scena è infine l’installazione monumentale …in continuum (1987-88), composta da oltre cento tele assemblate in un organismo pittorico. L'opera sfida la verticalità dell’Aula del Senato, quasi a proiettare la pittura in una dimensione architettonica e immersiva.
<h2>LA PITTURA DI EMILIO VEDOVA</h2>
Nato nel 1919 a Venezia, dove scompare nel 2006, Emilio Vedova è stato una delle personalità più radicali e riconosciute dell’arte italiana del Novecento. Autodidatta, cresciuto in una famiglia di artigiani e vicino ai movimenti antifascisti, entrò giovanissimo nel gruppo Corrente, segnando subito la sua distanza dalle accademie. La sua esperienza nella Resistenza ne fece un artista politicamente e moralmente impegnato, sempre attento a connettere gesto e coscienza civile. Dagli anni Cinquanta, con l’adesione al Fronte Nuovo delle Arti e la partecipazione alle Biennali di Venezia, la sua ricerca si impose sulla scena internazionale. La pittura, per Vedova, era un urlo, un atto necessario: tele solcate da segni violenti, stratificazioni cromatiche, esplosioni di materia che rifiutavano la quiete e cercavano il conflitto. Proprio per questa vocazione drammatica, Tintoretto rappresentò per lui non solo un riferimento formale, ma un maestro di inquietudine: un compagno ideale in quella battaglia infinita con la pittura che la mostra torinese invita oggi a riscoprire.
[Immagine in apertura: Emilio Vedova, Installazione ...in continuum... compenetrazioni/traslati ’87/’88, per la mostra Rivoluzione Vedova, M9 - Museo del ‘900, Mestre (Venezia), 5 maggio 2023 - 7 gennaio 2024. ph. Vittorio Pavan, Venezia]

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Vedova Tintoretto. In dialogo TORINO | Sky Arte

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