L'Everson Museum di New York vende un Pollock per dare spazio ad artisti poco rappresentati

Non è la prima volta che un museo decide di rivolgere la sua attenzione verso i temi spinosi del nostro presente, schierandosi in prima linea per contribuire in maniera diretta a una società più equa e sostenibile. Ad aggiungersi alla lista delle istituzioni culturali più attive in tal senso è oggi l'Everson Museum of Art di New York.Fondato nel 1897 dallo storico dell'arte George Fisk Comfort, e dedicato prevalentemente alla raccolta di opere d'arte americana, l'istituzione è recentemente balzata agli onori della critica internazionale in seguito alla decisione di vendere un lavoro giovanile di Jackson Pollock. L'obiettivo dell'operazione? Raccogliere una somma in denaro da investire nell'acquisto di opere realizzate da donne e autori legati a etnie e comunità fino a oggi scarsamente rappresentate dal museo.<h2>IL DIPINTO DI POLLOCK ALL'ASTA</h2>Dipinta dal pittore astrattista nel 1946, Red Composition – questo il titolo dell'opera, l'unica di Pollock nella collezione dell'Everson Museum – sarà messa all'asta da Christie’s il prossimo 6 ottobre. Acquistato inizialmente da Peggy Guggenheim, e donato al museo dai collezionisti Dorothy e Marshall Reisman nel 1991, il lavoro – una tavola in masonite larga circa 50 x 60 cm – dovrebbe essere battuto per una cifra tra i 12 e i 18 milioni di dollari.Nonostante la scelta del museo abbia suscitato non poche e contrastanti reazioni, quella dell'Everson non è la prima operazione dettata da intenzioni di questo tipo. Già lo scorso anno, infatti, il San Francisco Museum of Modern Art aveva messo in vendita un dipinto di Mark Rothko per 50 milioni di dollari con l'obiettivo di ampliare e diversificare l'offerta della propria collezione, mentre il Baltimore Museum, non nuovo a iniziative del genere, aveva venduto sette opere di artisti bianchi per acquistarne altrettante realizzate da artiste di colore.[Immagine in apertura: Jackson Pollock (1912-1956), Red Composition (painting 1946), oil on masonite, 48.9 x 59.1 cm]

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I maestri della street art si danno appuntamento a Parma

“Ritorno al Futuro” diventa un musical e va in scena a Londra

È considerata una pietra miliare della cinematografia recente. Ora, a trentacinque anni dal suo esordio sul grande schermo, Ritorno al Futuro si prepara a una nuova, attesissima, tournée nei teatri inglesi.L'epica trilogia creata nel 1985 da Robert Zemeckis sarà infatti presentata il 14 maggio del prossimo anno all'Adelphi theatre di Londra. È qui che il mitico dottor Emmett Lathrop Brown e il giovane Marty McFly (originariamente interpretati da Christopher Lloyd e Michael J. Fox) si incontreranno di nuovo, all'interno di un musical che promette faville.<h2>IL CAST DEL MUSICAL</h2>Diretto da John Rando, e creato dallo stesso Robert Zemeckis e Bob Gale (registi dei tre episodi della saga), il riadattamento – dal titolo Back to the Future, The Musical – sarà interpretato da Olly Dobson e Roger Bart, con l'accompagnamento di canzoni inedite – come quelle del musicista Glen Ballard – e brani storici del film – come l'epica colonna sonora composta da Alan Silvestri, e le tracce Power of Love e Johnny B. Goode.Lo spettacolo era già andato in scena in anteprima lo scorso febbraio alla Manchester Opera House, per poi essere sospeso a causa del lockdown e interrompere il tour nei teatri.

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