Agosto in musica a Messina con Indiegeno Fest

Esserci, nonostante le difficoltà e i limiti del momento, confermandosi una delle manifestazioni musicali più caparbie e coraggiose del Sud Italia. È questa la “mission” di Indiegeno Fest, la rassegna in arrivo nella splendida cornice del Teatro Greco di Tindari, in provincia di Messina, il 4 e 5 agosto.Organizzato da Leave Music, e giunto alla sua settima edizione, l'evento vedrà salire sul palco alcuni fra gli artisti più applauditi della scena contemporanea nazionale, a partire da Diodato, headliner della prima giornata. Vincitore del Premio David di Donatello e del Nastro D’Argento con la canzone Che vita meravigliosa, e ospite del No Borders Music Festival il 31 luglio, il cantautore sarà accompagnato da Any Other e Brando Madonia, nuove promesse del panorama indipendente italiano. Una “staffetta” di grande qualità che avrà luogo a partire dalle prime luci del mattino.<h2>L'URBAN POP DI ELODIE</h2>Il giorno successivo sarà invece la volta di Elodie, chiamata a scaldare il pubblico con il suo urban pop elegante ed energico. Forte dei record battuti con hit come Guaranà e Nero Bali, la cantante romana si esibirà in un concerto serale che si preannuncia immancabile. A rendere l'evento ancora più accattivante sarà Blank, giovanissima artista capace di unire beat malinconici e testi carichi di storie, sentimenti e speranze della sua generazione.Insomma, un parterre di autori fresco e coinvolgente, pensato per ribadire con vigore le ambizioni di un festival che, seppur in versione ridotta, ha scelto di far sentire la propria presenza sul territorio.

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Da Louise Bourgeois a Frida Kahlo: 34 artiste in Danimarca nel segno del Surrealismo

Una mostra intensa e corale, alimentata dalle prospettive, dalle visioni e dagli approcci di ben trentaquattro artiste, unificate dall'appartenenza, a vario titolo e con modalità peculiari, alla corrente surrealista: posticipata a causa dell'emergenza sanitaria, apre finalmente, nella prestigiosa sede del Louisiana Museum of Modern Art, Fantastic Women. Surreal Worlds from Meret Oppenheim to Frida Kahlo. Visitabile fino all'8 novembre prossimo, la rassegna ripercorre la vicende dal movimento artistico che prese forma nella Parigi degli anni Venti del Novecento, introducendo un rinnovamento concettuale e uno slancio sperimentale destinati a protrarsi nei decenni successivi.Sono numerose le figure maschili riconducibili al movimento alle quali sono stati dedicati, negli anni, progetti espositivi ed editoriali, a tal punto che il grande pubblico possiede oggi maggiore familiarità con loro che con le artiste surrealiste. Eppure già André Breton, poeta e teorico del Surrealismo, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, sollecitava un'inversione di tendenza rispetto al predominio della "visione maschile del mondo", ritenuta fallimentare e causa degli sconvolgimenti che stavano attraversando il pianeta. Un punto di vista che, esaminato a distanza di tempo, induce a riflettere e invita ad analizzare la presenza femminile all'interno dello stesso movimento.<h2>IL SURREALISMO SECONDO LE ARTISTE</h2>Pittura, scultura, disegno, collage, fotografia, film e performance: praticamente tutti gli ambiti della produzione artistica sono stati "intercettati" dagli autori legati all'esperienza surrealista, divenendo materia di sperimentazione. Lo attesteranno anche le circa 250 opere esposte nel museo danese, realizzate da artiste statunitensi, messicane ed europee, per la prima volta riunite in questa ampia ricognizione. Il risultato è un percorso nel quale ogni contributo viene presentato nella sua autonomia di linguaggio, in modo tale da dare il giusto rilievo a ogni singolo apporto confluito nel più vasto vocabolario surrealista.L'asse temporale descritto dalla mostra Fantastic Women. Surreal Worlds from Meret Oppenheim to Frida Kahlo prende avvio parallelamente alla nascita della corrente e  attraversa gran parte del Novecento. Una modalità che consente di registrare, attraverso l'arte, gli sforzi compiuti sul fronte dell'emancipazione femminile e i cambiamenti avvenuti nella percezione del corpo della donna, nel rapporto con la propria sessualità e, più in generale, sul fronte delle questioni di genere.[Immagine in apertura: Leonora Carrington, Self-portrait, ca. 1937/38, oil on canvas, 65 x 81.3 cm The Metropolitan Museum of Art, New York © Leonora Carrington / VISDA 2020]

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