La lotteria di beneficenza per aiutare gli artisti di Beirut

Lo scorso 4 agosto una terribile doppia esplosione ha devastato il porto di Beirut, causando centinaia di morti, migliaia di feriti e dispersi. Un evento drammatico, scaturito da un incendio in una fabbrica di fuochi d'artificio, e che ha messo in ginocchio la capitale del Libano recando incommensurabili danni fisici, materiali e morali ai suoi abitanti.Una nuova iniziativa a carattere umanitario torna oggi su quel triste episodio, scegliendo l'arte come “territorio” di incontro, rinascita e condivisione. Stiamo parlando di Alwan li Beirut-Colors for Beirut , la lotteria di beneficenza organizzata dalla curatrice italo-libanese Yasmine Helou in collaborazione con a.topos venice – associazione culturale non profit e collettivo curatoriale con base a Venezia.<h2>COME PARTECIPARE ALLA LOTTERIA</h2>Pensato con l'obiettivo di offrire alla scena artistica locale la possibilità di rialzarsi dal dramma e ripartire, l'evento consiste in un gioco a premi ospitato su un'apposita <a href="https://raffall.com/126168/enter-raffle-to-win-alwan-li-beirut-colors-for-beirut-hosted-by-atopos-curatorial-collective#" target="_blank" rel="noopener noreferrer">piattaforma digitale</a>. Accedendo al sito, i partecipanti hanno la possibilità di acquistare un biglietto, grazie al quale vincere un'opera di un affermato artista libanese. Tra gli altri Ghenwa Abou Fayad, Yolande Labaki, Roger Maaraoui, Yasmina Hilal e Mansour el Harb.Diversi per tecnica e stile, i loro lavori saranno destinati ai vincitori il 1° dicembre, giorno di estrazione dei premi. I fondi raccolti attraverso la vendita dei biglietti andranno invece a Haven for Artist e al Lebanon Solidarity Fund. Progettata per avere due impatti diretti, l'iniziativa permetterà in questo modo di promuovere e far conoscere al mondo i risultati più importanti dell'arte libanese contemporanea e, soprattutto, di attivare una azione di solidarietà per ricostruire la città.[Immagine in apertura: Yasmina Hilal, Houriyat Il Bahr 2018 15.24x15.24cm. Fotografia analogica su pellicola da 120 mm. Courtesy the artist]

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I maestri della street art si danno appuntamento a Parma

Le piccole fantasie quotidiane di Alessandro Mendini raccontate a Napoli

A meno di due anni dalla scomparsa di Alessandro Mendini, avvenuta il 18 febbraio 2019, il poliedrico architetto, designer e artista viene finalmente omaggiato con la prima mostra postuma ospitata da un'istituzione museale pubblica italiana. A ricostruirne il profilo, con un progetto espositivo esito di un percorso di analisi e rilettura del suo archivio, è il Madre - museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, città legata a filo doppio alla parabola professionale del pluripremiato autore milanese.A partire dal 29 ottobre – e fino al 1° febbraio 2021 – sarà infatti aperta al pubblico Alessandro Mendini: piccole fantasie quotidiane, la rassegna curata da Gianluca Riccio e Arianna Rosica, in collaborazione con Elisa e Fulvia Mendini e con l'Atelier Mendini, che intende illustrare l'approccio ibrido, sperimentale e interdisciplinare dell'autore puntando su una scrupolosa e originale selezione dei suoi lavori.<h2>LA MOSTRA SU MENDINI A NAPOLI </h2>L'organizzazione del percorso espositivo secondo una successione di stanze tematiche è funzionale a restituire "la mobilità del linguaggio mendiniano", ovvero la capacità del progettista, che fu anche direttore delle riviste Domus, Casabella e Modo, di adottare un approccio ibrido come proprio modus operandi. Nelle sale del Madre i visitatori potranno cogliere la sua capacità di oscillare tra espressività e funzionalismo, conseguendo risultati che si dimostrano in grado di azzerare le canoniche distanze fra pittura, artigianato, design e architettura: esposti arredi, disegni, bozzetti, prototipi, documentazioni di performance e altri materiali ancora.Complessivamente a essere scandagliati sono oltre cinque decenni di attività, dalla cui analisi emerge anche la relazione stabilita da Mendini con Napoli. La città ancora oggi conserva preziose e tangibili testimonianze della sua intensa ricerca: è qui, infatti, che a partire dagli anni Ottanta l'architetto ha messo a segno alcuni dei suoi progetti italiani più noti, fra cui la stazione della Metropolitana di Napoli Salvator Rosa. Un'occasione, infine, che promette di svelare anche i riverberi delle principali correnti artistiche del Novecento nel vocabolario dell'autore, fra riflessi e interpretazioni delle prospettive delineate da Arte Povera, Futurismo, Pop Art e Metafisica.[Immagine in apertura: Alessandro Mendini, Stelle di Celle, 2015, ceramica policroma. Produzione Gori Lab. Courtesy Archivio Alessandro Mendini, Milano]

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