Ad Arles il campus creativo di Frank Gehry è finalmente realtà

Apre le sue porte al pubblico oggi, 26 giugno, con l’esposizione delle opere di 45 artisti e designer di fama internazionale, il campus creativo multidisciplinare LUMA, voluto dalla collezionista svizzera Maja Hoffmann ad Arles – la città nel sud della Francia che accolse Vincent van Gogh e che ogni anno ospita il festival di fotografia più importante d’Europa. Il fulcro del progetto è l’imponente torre disegnata da Frank Owen Gehry, l’architetto del Guggenheim di Bilbao e della Fondation Louis Vuitton di Parigi. Tra i pochi elementi verticali in un paesaggio per il resto spiccatamente orizzontale, composta da una serie di volumi complessi com’è nello stile del suo creatore, la struttura è rivestita da undicimila pannelli di acciaio inossidabile: una “cascata” di metallo che cattura la luce e la riflette, ammorbidita, sugli oltre undici ettari del Parc des Ateliers.<h2>UN NUOVO CENTRO PER LE ARTI</h2> L’edificio, che secondo l’archistar trae ispirazione dalla storia di Arles, oltre che dalle cime frastagliate delle Alpilles visibili in lontananza e dalla Notte Stellata di Van Gogh, ospita strutture di ricerca, spazi di lavoro per gli artisti, un archivio e una caffetteria, e va ad arricchire una scena culturale già molto dinamica. Tra le opere site specific che i visitatori potranno ammirare, realizzate su commissione da alcuni tra i protagonisti della scena artistica contemporanea, ci sono Danny – un “organismo vivente” animato dagli algoritmi realizzato da Philippe Parreno –, Take Your Time – un grande specchio di forma circolare fissato al soffitto firmato da Olafur Eliasson – e una nuova interpretazione delle Isometric Slides di Carsten Höller – i maxi scivoli a spirale che sono un motivo ricorrente nel lavoro dell’artista tedesco. Anche il giardino progettato dal paesaggista belga Bas Smets è un museo a cielo aperto, che accoglie sculture – quella di Franz West, rosa e alta ben tredici metri, viene esposta qui per la prima volta in verticale, com’era nelle intenzioni dell’autore – e installazioni di grandi dimensioni – per esempio lo skatepark fluorescente di Koo Jeong A, simile a quello che abbiamo visto tempo fa alla Triennale di Milano. [Immagine in apertura: Luma tower © Adrian-Deweerdt]

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

Il meglio dell'architettura contemporanea giapponese

A circa un mese dalle prossime Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 23 luglio all'8 agosto, <a href="https://www.taschen.com/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Taschen</a> rende omaggio all'architettura giapponese con un prestigioso volume XL dedicato ai migliori protagonisti della scena nazionale contemporanea. Con le sue quasi 450 pagine, Contemporary Japanese Architecture è un'indagine approfondita e meticolosa su alcuni dei progettisti più influenti del panorama giapponese: figure estrose, capaci di coniugare tradizione e avanguardia, facendo del Paese del Sol Levante un esempio eccellente nel campo dell'edilizia del nostro tempo.<h2>ARCHITETTURA MADE IN JAPAN</h2> Radicati nelle loro antiche tradizioni, e al tempo stesso aperti al pensiero e alle capacità tecniche più all’avanguardia, autori come Tadao Ando, Shigeru Ban, Kengo Kuma e Jun’ya Ishigami sono presentati al lettore come pionieri di una nuova “scuola” di architettura, capace di connettere passato, presente e futuro, progettando edifici sempre attenti all'aspetto ecologico e alla sostenibilità. Prova ne è il Museum of 21st Century Art of Contemporary Art di Kanazawa firmato da Kazuyo Sejima, pensato in perfetta sintonia con il contesto naturale circostante. Questo e molti altri progetti sono illustrati con immagini in grande formato, bozzetti preparativi, descrizioni e biografie, per un totale di cinquantacinque edifici costruiti negli ultimi anni da trentanove maestri dell'architettura made in Japan. [Immagine in apertura: © Nacasa & Partners Inc.]

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Un nuovo hub culturale alla Reggia di Caserta

Il nuovo allestimento del Museo Schifanoia a Ferrara

Le architetture italiane diventate iconiche grazie al cinema

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