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A Palazzo Grassi le foto di una Venezia deserta e surreale

Fotografia

07 luglio 2021

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A Palazzo Grassi le foto di una Venezia deserta e surreale

Fotografia

07 luglio 2021

Dopo sei mesi di chiusura, Palazzo Grassi riaprirà a settembre con un percorso espositivo che celebrerà i 1600 anni dalla fondazione della città lagunare. Sarà l’occasione per ammirare una selezione di scatti del "Venice Urban Photo Project" di Mario Peliti, per la prima volta esposti al pubblico.

Una Venezia parallela, nuda nella sua materialità e priva delle persone che di solito affollano le sue calli e le sue piazze. È quella che emerge dalle quattrocento fotografie tratte dal Venice Urban Photo Project di Mario Peliti, che, riunite in un percorso lineare in modo da rendere l’idea di una passeggiata attraverso i vari sestieri, rappresenteranno il cuore della mostra Hypervenezia – in arrivo a Palazzo Grassi alla fine dell’estate.

Con loro, nell’esposizione curata da Matthieu Humery in programma dal 5 settembre al 9 gennaio 2022, ci saranno una mappa site specific della città formata da un mosaico di immagini geolocalizzate e un’installazione video basata sullo scorrimento di oltre tremila fotografie su un tema sonoro inedito composto dal musicista francese Nicolas Godin, del duo Air.

IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI MARIO PELITI

Architetto, editore e gallerista, Mario Peliti porta avanti dal 2006 una monumentale opera di ricognizione fotografica di Venezia, nello spirito dei grandi autori del passato. Come Charles Marville ed Eugène Atget fecero con una Parigi alle soglie della modernità, percorre la città in lungo e in largo e ne documenta le architetture in maniera sistematica, nell’intento di mettere insieme un archivio che sia il più completo possibile.

Un’operazione che, pur suggerendo l’idea di una flânerie romantica, soprattutto nel paragone con gli illustri precedenti, è improntata al più grande rigore metodologico: gli scatti

– che in totale sono già oltre dodicimila e continueranno ad aumentare fino alla scadenza del progetto, fissata per il 2030 – sono tutti in bianco e nero, senza ombre portate e realizzati in assenza di persone. Questa scelta stilistica permette a Peliti di valorizzare al massimo i dettagli delle facciate e di costruire un racconto omogeneo, stimolando al tempo la riflessione sul futuro di Venezia, che potrebbe un giorno diventare un museo a cielo aperto senza più abitanti.

[Immagine in apertura: Castello, via Garibaldi, 2015. Photo credit Venice Urban Photo Project / Mario Peliti]

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