Il microfestival per riscoprire le "terre perdute" dell'Appennino parmense

Ideato dall’associazione culturale Terreoltre, <a href="https://www.terreoltre.it/iniziative/" target="_blank">Riscopriamo le nostre terre perdute</a> è il microfestival nato con la volontà di esplorare e rilanciare alcuni luoghi remoti del nord Italia. Partita lo scorso giugno da <a href="https://arte.sky.it/news/cuneo-festival-montagna" target="_blank">Celle di Bellino</a>, in provincia di Cuneo, con un ricco programma di spettacoli musicali, mostre fotografiche e sessioni di trekking, la rassegna itinerante si è poi addentrata nell’entroterra genovese raggiungendo Velva, frazione del comune di Castiglione Chiavarese, nell’Alta Val Petronio, località di villeggiatura estiva negli anni del boom economico. Terminato il tour estivo, la manifestazione si appresta ora a raggiungere la sua terza e ultima tappa.
 <h2>L’ULTIMA TAPPA DEL MICROFESTIVAL</h2>
Dal 23 al 24 ottobre sarà infatti il borgo medievale di Corchia, in provincia di Parma, la destinazione finale del microfestival. Corchia, frazione di Berceto, è l’emblema di una realtà che, grazie alla creazione di offerte culturali aggregative, ha saputo resistere allo spopolamento che ha interessato l’appennino parmense dal secondo dopoguerra in poi. Posizionata lungo la via Francigena, Corchia vive soprattutto nel periodo estivo grazie a un turismo lento e sostenibile. Da un simile contesto sono derivati tutti gli spunti di riflessione che, nel penultimo weekend di ottobre, animeranno la cittadina con numerose attività culturali, tra le quali i reportage fotografici a cura del collettivo Contrails, legati dal fil rouge del “fare comunità”, workshop di scrittura e di fotografia, e due spettacoli: la pièce teatrale La storia dell’ultimo albero, di e con Susanna Gropello e Antonio Panella, e il concerto ‘Merica ‘Merica tenuto da Laura Dalfino e Patrizia Merciari.

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"Io vivo ogni volta che un insegnante lascia libertà creative, che una designer pensa prima alla funzione e poi alla forma. Vivo ogni volta che mettete in discussione il linguaggio e la grammatica. Io sono i colori primari. Sono la ricerca della libertà quando è scambiata per esibizionismo. Sono un graffito sui muri. Sono persone che non vogliono essere normate. Sono costruzioni per l’infanzia e un palazzo di vetro". A pronunciare queste parole è la celebre scuola <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/04/libro-fotografia-architettura-dessau-bauhaus" target="_blank">Bauhaus</a>, scelta come “voce narrante” nel nuovo fumetto in uscita per <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/libro-fumetto-femminismo" target="_blank">Centauria</a>, dedicato proprio alla rivoluzione innescata da Walter Gropius e colleghi. 
<h2>LA NASCITA DEL BAUHAUS</h2> Siamo alla fine della Prima Guerra Mondiale. È in questo clima di smarrimento e povertà diffusa che un gruppo di architetti, intellettuali e creativi decide di unire le forze offrendo alla società una nuova idea di design. Attraverso la costituzione di una scuola che lega con forza la tecnologia e la produzione in serie alle esigenze del popolo impoverito, docenti e studenti di Weimar prima, e di Dessau e Berlino poi, iniziano a creare oggetti ed edifici spogli di ogni orpello decorativo: ciò che interessa è l'essenza delle cose, e la sua funzione attiva nei confronti del mondo. 
<h2>IL NUOVO FUMETTO</h2> Ampiamente celebrata nel corso del 2019, in concomitanza con il <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/11/bauhaus-google-arts-culture" target="_blank">centenario della sua fondazione</a>, l’esperienza del Bauhaus trova spazio nel nuovo graphic novel di Valentina Grande (alla sceneggiatura) e Sergio Varbella (ai disegni). 
In uscita il prossimo 21 ottobre, il libro (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) ripercorre le origini della celebre scuola tedesca, restituendo questa esperienza polifonica e coraggiosa come esempio illuminante e necessario volto al presente e al futuro. Perché parlare del Bauhaus oggi, a un secolo dalla sua nascita, significa anche celebrare l'importanza della scuola (di un certo tipo di scuola, inclusiva e partecipativa) e trarre ispirazione da un rinnovamento che è stato capace di passare anche attraverso la spiritualità, la presenza delle donne, l’anticapitalismo e la condivisione.

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