Il mito di Wonder Woman in mostra a Milano

Ottant'anni e non sentirli. La mitica Diana Prince, meglio conosciuta come <a href="https://arte.sky.it/news/libro-wonder-woman-anniversario" target="_blank">Wonder Woman</a>, festeggia quest’importante traguardo con la prima esposizione museale in suo onore. Protagonista di numerosissime avventure, l’iconica supereroina della DC Comics continua a rappresentare un punto di riferimento per la cultura pop mondiale. 
<h2>LA STORIA DI WONDER WOMAN</h2>
Ideato nel 1941 per il mondo dell’editoria, il personaggio di Wonder Woman deve le sue origini allo psicologo statunitense William Moulton Marston e all’illustratore Harry G. Peter. Pensata nell'ottica di scardinare i soliti stereotipi che calano l'eroismo esclusivamente nell’universo maschile, Wonder Woman è divenuta nel corso del tempo una vera e propria icona femminile, simbolo di giustizia, verità e uguaglianza. Comparsa per la prima volta nelle pagine dell’albo All Star Comics #8, la celebre guerriera è entrata definitivamente nell’immaginario collettivo intorno agli anni Settanta (grazie all’omonima serie televisiva), per poi raggiungere il grande schermo in tempi più recenti.
<h2>LA MOSTRA A MILANO SU WONDER WOMAN</h2>
A omaggiare le gesta dell’amata eroina dei fumetti è la città di Milano che, fino al prossimo 20 marzo, ospita – per la prima volta in Italia – un grande progetto espositivo a lei dedicato. Inaugurata il 17 novembre, presso le sale espositive di Palazzo Morando, la mostra Wonder Woman. Il mito si avvale della curatela di Alessia Marchi per mettere in evidenza l’enorme impatto culturale di questo personaggio a dir poco straordinario. Attraverso un percorso espositivo diviso in più sezioni, il pubblico ha così modo di immergersi completamente nell’universo di Wonder Woman, ammirando alcune tavole originali ma anche costumi e oggetti di scena provenienti dai due omonimi lungometraggi. 
 <h2>IL PERCORSO ESPOSITIVO</h2>
Ad accogliere i visitatori all’interno della mostra è la prima copertina di Sensation Comics #1 del 1942, il volume che ha inaugurato la serie di fumetti riservata alla valorosa combattente. L'itinerario prosegue poi con l’analisi di alcuni momenti topici della carriera di Wonder Woman: dalla sua cosiddetta “Golden Age” (periodo che va dal 1941 fino al 1955), agli anni Cinquanta e Sessanta (quando il personaggio viene ripensato sulla base di riferimenti più attuali) per poi toccare gli anni Ottanta e dunque raggiungere i giorni nostri. Sezione chiave dell’intero progetto è quella dedicata alle illustratrici italiane della DC: autrici quali Maria Laura Sanapo, Emanuela Lupacchino e Laura Braga che, grazie alla loro maestria, contribuiscono a donare prestigio a questa longeva saga. Arricchisce la rassegna un efficace apparato multimediale costituito da una videoinstallazione immersiva e da videoproiezioni che propongono alcuni spezzoni estrapolati da film e telefilm incentrati su Wonder Woman.
[Immagine in apertura: Andrea Broccardo. Wonder Woman: Agent of Peace (digital series) no. 19 cover 2020/10. Tecnica mista, colorazione digitale. Courtesy the artist. WONDER WOMAN and all related characters and elements TM & © DC. Used with permission]

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L'autoritratto da 35 milioni di dollari di Frida Kahlo

<a href="https://arte.sky.it/news/bologna-mostra-frida-kahlo" target="_blank">Frida Kahlo</a> non smette di stupire. L'iconica pittrice messicana balza in vetta alla classifica degli artisti latinoamericani più quotati di sempre grazie alla sessione d’asta tenutasi lo scorso 16 novembre presso la sede newyorkese di<a href="https://arte.sky.it/news/asta-banksy-sothebys" target="_blank"> Sotheby’s</a>. Ceduta per la vertiginosa cifra di 34,9 milioni di dollari, l’opera in questione batte il suo record di 1,4 milioni di dollari (raggiunto nel 1990 sempre grazie alla storica casa d’aste), facendo scendere dal podio perfino il celebre muralista e compagno <a href="https://arte.sky.it/news/biografia-fumetto-diego-rivera" target="_blank">Diego Rivera</a>. 
<h2>DIEGO Y YO, IL CAPOLAVORO DI FRIDA KAHLO</h2>
Protagonista di questa notizia clamorosa è l’ultimo autoritratto che Frida Kahlo realizzò negli anni Quaranta: un’opera che mette in luce tutta la sofferenza provocata dal suo tumultuoso rapporto con Diego Rivera. Intitolato Diego y yo, il dipinto fu completato nel 1949, all'epoca della relazione extra coniugale tra Rivera e la diva del cinema – nonché amica della stessa Frida – María Félix. Soggetto principale del quadro è un sorprendente autoritratto a mezzo busto capace, grazie ai suoi numerosi dettagli, di trasmettere un forte senso di empatia. Raffiguratasi con i capelli sciolti e con le lacrime che le solcano il viso, Frida Kahlo sembra guardarci intensamente negli occhi, innescando un dialogo dal forte impatto emotivo. <h2>FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA</h2> Ciò che caratterizza questo capolavoro non è soltanto la sua composizione formale (che strizza l’occhio tanto alle tecniche della ritrattistica rinascimentale quanto all’iconografia della Mater Dolorosa), ma anche la piccola figura che compare sulla fronte dell’artista. A stagliarsi fra le sopracciglia di Frida Kahlo è infatti il volto del suo stesso marito, rappresentato come una sorta di terzo occhio. Un’opera particolarmente intensa che, come afferma la direttrice del dipartimento di arte latinoamericana di Sotheby’s, Anna Di Stasi, “è molto più di un ritratto splendidamente eseguito. È una summa di tutta la passione e del dolore di Kahlo, un tour de force nel viscerale potere emotivo dell'artista all'apice delle sue capacità". [Immagine in apertura: Courtesy Sotheby's]

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