Aperto a Shanghai il museo astronomico più grande del mondo

<p>Il nuovo <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/03/architettura-planetario-shanghai/" target="_blank">museo di astronomia di Shanghai</a> apre finalmente le porte al pubblico. Pensato come estensione del Museo della Scienza e della Tecnologia, l’incredibile edificio raggiunge i 40mila metri quadrati di ampiezza, aggiudicandosi così il titolo di museo astronomico più grande del mondo. Ciononostante, non sono le sue dimensioni a rappresentare l’aspetto più interessante dell’edificio. </p><h2>IL DESIGN COSMICO DEL MUSEO</h2> <p>Progettata dallo studio statunitense Ennead Architects, la struttura si avvale di un design futuristico – completamente privo di linee e angoli retti –, concepito appositamente per riflettere la geometria stessa del cosmo. Alla base dell’intero progetto vi è infatti l’idea di immergere lo spettatore nel mondo dell’astronomia ancora prima del suo ingresso fisico all’interno del museo. Costituito da tre archi sovrapposti che alludono alle orbite dei corpi celesti, il complesso sfrutta la sua stessa architettura per creare un dialogo metaforico con l’universo; a definire l’edificio sono infatti un oculo, una sfera e una cupola rovesciata che rimandano al Sole, alla Luna e alle stelle.</p> <p> La visita al museo comincia dall’oculo: un ambiente in grado di produrre un cerchio di luce solare che, durante il giorno, viaggia attraverso il pavimento indicando l'ora e la stagione. Vi sono poi il planetario, collocato all’interno di una grande sfera costruita per apparire il più leggera possibile, e una vasta cupola di vetro capovolta accessibile da una rampa a spirale inclinata di 720 gradi. La cupola ribaltata, collocata in cima al tetto, rappresenta il culmine del percorso che, tagliando la vista dell'orizzonte e del vicino contesto urbano, dà allo spettatore l’opportunità di concentrarsi senza distrazioni sul cielo.</p><h2>MOSTRE E DIDATTICA </h2> <p>Situato all'interno di una vasta zona verde, il museo è circondato da una serie di altri edifici realizzati per contenere mostre temporanee e permanenti, un telescopio solare grande 24 metri, un osservatorio, un centro di ricerca e didattica e il Digital Sky Theater. Ambienti immersivi, strumenti e manufatti di esplorazione spaziale e attività laboratoriali completano l'offerta del museo. </p>
<p>[Immagine in apertura: Shanghai Planetarium. Image by ATCHAIN for Ennead Architects]</p> 

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L'anima malinconica di Nick Drake, leggenda della musica

<p>“<em>Con la sua morte è finita una parabola di luce di cui il mondo si è accorto in ritardo. Ora riposa sotto una quercia del cimitero di Saint Mary Magdalene, a Tanworth-in-Arden. </em><em>Sulla tomba c’è un suo verso: 'Now we rise, and we are everywhere'. </em><em>Come lui, che è tramontato prima di sorgere, ma che adesso è ovunque</em>”. Con queste toccanti parole Massimo Cotto ricorda l'iconica figura di Nick Drake, l'amato cantautore inglese morto all’età di 26 anni: per il mondo della musica un patrimonio di cui ci si è accorti troppo tardi.    </p>
<p><h2>L'EREDITÀ DI NICK DRAKE</h2> <p>Amato dal pubblico per le sue canzoni di straordinaria bellezza – su tutte quelle dell'album <em>Pink Moon</em> del 1972, vera e propria pietra miliare della musica d'autore –, il cantante e chitarrista inglese sarà presto al centro di un nuovo saggio, dal titolo <em>Nick Drake – Il ragazzo sotto la quercia</em>: un piccolo viaggio sentimentale nella musica di questo artista, pressoché sconosciuto in vita e divenuto popolare soltanto nell'ultimo ventennio.  Autore del libro – incluso nella collana<em> Sorbonne</em> di <a href="https://edizioniclichy.it/" target="_blank">Edizioni Clichy</a> (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) è Pippo Russo, che ha deciso di analizzare alcuni passaggi chiave della vita breve e della gloria postuma del protagonista. Il risultato è un'inedita biografia, pensata per mettere in risalto la vena poetica e malinconica dei componimenti di Drake. Un tributo condotto con devozione e con la volontà di spiegare perché tutti, almeno un pomeriggio d’inverno nella vita, dovremmo ascoltare un album di Nick.</p>

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