Il nuovo logo dei Rolling Stones sarà un omaggio a Charlie Watts

La dipartita dell’indimenticabile <a href="https://arte.sky.it/news/morte-charlie-watts-batterista-rolling-stones" target="_blank">Charlie Watts</a>, avvenuta all’età di 80 anni lo scorso 24 agosto, è stata un duro colpo non solo per tutti i fan dei <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-27-giugno-rolling-stones" target="_blank">Rolling Stones</a> ma, soprattutto, per la band stessa. Affranti da questa mancanza incolmabile, i membri del celebre complesso rock hanno deciso di omaggiare l'amato batterista cambiando i connotati al proprio <a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/06/come-nato-il-logo-dei-rolling-stones" target="_blank">logo</a>. <h2>UN TRIBUTO A CHARLIE WATTS</h2> L’iconica “boccaccia” rossa, con tanto di labbra carnose e lingua di fuori, è stata infatti colorata di nero proprio come recita la famosa canzone Paint it black. Il nuovo logo, che vedrà il suo debutto il 26 settembre nella città di Saint Louis – in occasione della prossima data statunitense del No Filter Tour –, sarà utilizzato anche per rappresentare il merchandising della band. Il restyling del logo dei Rolling Stones è un omaggio a Charlie Watts, e ricorda il profondo affetto che <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/04/canzone-rock-mick-jagger-dave-grohl" target="_blank">Mick Jagger</a> e soci hanno sempre nutrito nei confronti dell'amico batterista. <h2>IL LOGO DEI ROLLING STONES</h2> Il logo fece il suo debutto nel 1971, sulla copertina del celeberrimo disco Sticky Fingers. Autore dell'opera fu John Pasche, uno studente del Royal College of Art di Londra che si lasciò ispirare dalla bocca “importante” del cantante della band, oltre che dalla lingua della dea indiana Kali. All'immagine mise mano anche Craig Braun, direttore creativo della Sound Packaging Corporation, che al tempo si stava occupando della cover dello storico album. Il logo fu pagato al giovane designer soltanto 50 sterline, a cui se ne aggiunsero poi altre 26mila nel 1984 per i diritti d'autore.

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Quattordici lungometraggi, undici documentari e trentanove cortometraggi, per un totale di oltre sessanta titoli in rassegna fra anteprime nazionali e internazionali. Sono questi i numeri di MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer, la più importante e seguita manifestazione italiana dedicata alla migliore cinematografia LGBTQ+. 
<h2>UN FESTIVAL ALL'INSEGNA DELL'AMORE</h2> Giunto alla sua 35esima edizione, l'evento – diretto da Paolo Armelli, Andrea Ferrari e Debora Guma – ha alzato il sipario sul <a href="https://mixfestival.eu/" target="_blank">ricco programma</a> lo scorso 16 settembre, con l'inaugurazione tenutasi al Teatro Strehler di Milano. Tra i momenti più emozionanti della serata, l'assegnazione del premio More Love alla senatrice a vita Liliana Segre, simbolo della lotta contro l’odio e tutte le discriminazioni (lo stesso riconoscimento era stato <a href="https://arte.sky.it/news/festival-mix-milano-cinema" target="_blank">consegnato lo scorso anno al grande Gino Strada</a>). 
E proprio il tema dell'amore e dell'uguaglianza tra individui è il filo conduttore dei quattro giorni della manifestazione (in programma fino al 19 settembre). Tema di quest'anno è infatti Love Matters, motto al quale sia le pellicole in gara sia gli incontri con gli autori sono chiamati a rispondere. 
<h2>I FILM IN CONCORSO</h2> Proposto quest'anno in formula “ibrida”, con eventi previsti al Piccolo Teatro di Milano (Teatro Strehler e Teatro Studio Melato), nella prestigiosa cornice del cortile di Palazzo Reale e online (sulla piattaforma Nexo+ di Nexo Digital), il festival offre al pubblico un ricco e diversificato cartellone di pellicole, suddivise come di consueto nelle varie categorie: lungometraggi (tra questi le due anteprime italiane Valentina di Cássio Pereira dos Santos e Maddalena di Madiano Marcheti, il film Aos Nossos Filhos di Maria de Medeiros e Kiss Me Before It Blows Up dell’israeliana Shirel Peleg), cortometraggi (per un totale di trentanove titoli distribuiti in sette sezioni) e documentari (da Gabi, Between Ages 8 and 13 di Engeli Broberg a The Pink Revolution di Jawad Rhalib). 
Tanti, infine, gli incontri con i registi, gli scrittori e gli attori che si alterneranno sul palco fino alla giornata di chiusura della kermesse. Fra questi le special guest Veronica Pivetti e Francesca Michielin, che sarà “incoronata” Queen of Music nella cerimonia di chiusura condotta da Ema Stokholma domenica 19 settembre (alle ore 20:30) al Teatro Strehler. 
[Immagine in apertura: Potato Dreams of America]

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