Scoperta a Venezia un'antica strada di epoca romana ora sommersa

Non smette di stupire una delle città più amate e visitate al mondo. Dopo aver scongiurato l'inserimento nella lista dei siti in pericolo stilata da <a href="https://arte.sky.it/news/porto-liverpool-unesco-venezia" target="_blank">UNESCO</a>, Venezia torna sotto i riflettori grazie a una scoperta che sta catalizzando l'interesse mondiale. Si deve a un gruppo di ricercatori del CNR-ISMAR e dell’Università Iuav di Venezia la scoperta di un'antica strada lungo l’asse del Canale di Treporti, un nuovo tassello che arricchisce la ricerca condotta da anni intorno alle infrastrutture di epoca romana presenti in Laguna.<h2>TRACCE DI EPOCA ROMANA A VENEZIA</h2> Combinando i risultati della mappatura dei fondali con un sonar ad alta risoluzione e gli esiti di un approfondita ricerca archeologica e archivistica, Fantina Madricardo e Maddalena Bassani, insieme ai colleghi Antonio Calandriello, Giuseppe D’Acunto e Federica Foglini, hanno potuto identificare dodici strutture allineate nel canale preso in esame, alte oltre due metri e lunghe poco meno di 53, una delle quali già studiata negli anni Ottanta da Ernesto Canal e dalla Soprintendenza, con la conseguente scoperta di anfore e pietre usate dai romani per realizzare le loro vie di comunicazione. In aggiunta alle strutture disposte in maniera allineata, i recenti studi hanno permesso di individuarne altre quattro. Una di queste, in particolare, le cui dimensioni raggiungono i 135 metri di lunghezza e i 4 di altezza, fa ipotizzare l'esistenza di un molo o di una costruzione portuale, che renderebbe ancora più plausibile la presenza di insediamenti di epoca romana permanenti nel Canale di Treporti e quindi l'accessibilità via terra di porzioni di Laguna ora coperte dall'acqua. Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su<a href="https://www.nature.com/articles/s41598-021-92939-w" target="_blank"> Scientific Reports</a>, la strada oggi sommersa era probabilmente inclusa nella rete viaria romana che raggiungeva la zona nordorientale, lungo lo snodo che metteva in collegamento l'attuale Chioggia e la città di Altino. [Immagine in apertura: Venezia. Photo by Oleksandr Zhabin on Unsplash]

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Un nuovo hub culturale alla Reggia di Caserta

Il nuovo allestimento del Museo Schifanoia a Ferrara

Le architetture italiane diventate iconiche grazie al cinema

Milano guarda al Rinascimento con Donatello e Michelangelo

Dopo una prima tappa al Louvre di Parigi (conclusasi lo scorso 21 giugno), sbarca in Italia la mostra incentrata sul rapporto tra spiritualità e anatomia umana insito nella scultura rinascimentale. Promossa da Comune di Milano-Cultura, la rassegna mette in risalto la tradizione plastica nostrana, ripercorrendone le fasi. Come ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno: “Il grande successo di critica già raccolto dalla mostra a Parigi assicura ai milanesi e ai visitatori della nostra città la possibilità di vedere una straordinaria esposizione durante tutta la stagione estiva, con un esteso orario di apertura. Il Castello Sforzesco, che è stata ‘la casa’ di Leonardo per i vent’anni della sua maturità più piena, si configura come la sede naturale per rappresentare e proporre un affondo storico-critico su un periodo così cruciale per la storia dell’arte come quello rappresentato dal Rinascimento italiano”. <h2>LA MOSTRA AL CASTELLO SFORZESCO</h2> Con un percorso espositivo che attraversa più di sessant’anni di storia (dal rientro a Firenze di Donatello, avvenuto nel 1453, alla scomparsa di giganti come Raffaello e Leonardo), Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento mette a confronto la maestria dei più rilevanti interpreti dell’epoca rinascimentale. Attraverso capolavori fusi in bronzo, realizzati in marmo o intagliati nel legno, la scultura diviene così metafora di tensioni e tormenti che animano il corpo di santi e martiri, quasi come fossero gli stessi moti dell’anima dei soggetti rappresentati a plasmarne la materia. L’itinerario della mostra riunisce 120 opere – provenienti da musei di tutto il mondo quali il Museo Nacional del Prado di Madrid o il Metropolitan Museum di New York – che vedono il punto più alto nella celebre Pietà Rondanini di Michelangelo. <h2> LE SEZIONI DELLA MOSTRA </h2> Snodandosi in quattro sezioni principali, l’intera esposizione tocca alcuni temi chiave per la società del tempo. Se maestri come Bertoldo e il Verrocchio hanno saputo trasmettere tutta l’esasperazione dei movimenti del corpo, va invece riconosciuta a Donatello, Giovanni Angelo del Maino e Guido Mazzoni la destrezza nell’infondere tutta la potenza del pathos religioso (come testimoniano le commoventi raffigurazioni di San Gerolamo o di Maria Maddalena). Grazie anche all’allestimento del video proiettato nella Sala degli Scarlioni – a opera della Compagnia Tiezzi-Lombardi e ispirato alla rappresentazione teatrale Mater strangosciàs di Giovanni Testori –, i visitatori sono invitati a reinterpretare in un’ottica inconsueta la tematica sacra della Pietà. [Immagine in apertura: Agostino di Duccio, Santa Brigida di Svezia riceve la regola del suo ordine, 1459. Marmo, cm 42,5 63,8. New York, The Metropolitan Museum of Art, John Stewart Kennedy Fund, 1914, 14.45]

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi