La monumentale scultura di Calder esposta nel cuore di Parigi

Divenuto celebre grazie ai suoi mobile, strutture sospese nelle quali la leggerezza compositiva si intreccia al nitore delle geometrie, <a href="https://arte.sky.it/news/alexander-calder-archivio-digitale" target="_blank">Alexander Calder</a> sta per diventare uno dei protagonisti della settimana parigina all'insegna di FIAC, la fiera internazionale d'arte contemporanea che quest'anno avrà luogo al <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/01/mostre-immersive-digitali-francia-grand-palais-immersif" target="_blank">Grand Palais</a> Ephémère. A spiccare fra gli eventi en plein air del calendario di FIAC Hors les Murs c'è infatti l'installazione della poderosa scultura Flying Dragon in Place Vendôme a partire dal prossimo 19 ottobre.<h2>L'OPERA DI CALDER</h2> L'iniziativa è connessa all'apertura della nuova sede galleristica targata Gagosian in rue de Castiglione, non distante dalla piazza che farà da cornice all'opera di Calder. Flying Dragon fu ideata dall'artista nel 1975, un anno prima della propria morte, e resta fra le sculture che meglio ne sintetizzano la tecnica e la poetica. Da sempre interessato a indagare il confine tra monumentalità ed evanescenza, staticità e movimento, Calder è stato capace di declinare le lamine di metallo nelle linee sinuose del proprio soggetto, sfruttando la cromia accesa e intensa per rendere il dialogo tra forma e materia ancora più organico e puntuale.<h2>LA MOSTRA A PARIGI DA GAGOSIAN</h2> Il risultato è un intervento di forte impatto visivo, del quale Calder realizzò due maquette: la più grande è conservata presso l'Art Institute of Chicago, mentre la più piccola, in bianco e nero, sarà esposta nella nuova sede parigina di Gagosian, all'interno della mostra inaugurale che approfondisce la storia di Flying Dragon, riunendo materiali d'archivio e altre opere dell'artista datate 1975. [Immagine in apertura: Alexander Calder, Flying Dragon, 1975. Sheet metal, bolts, and paint, 9.1 × 17.1 × 6.6 m © 2021 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York. Photo Darren James Photograph]

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L'installazione ispirata alle ninfee di Monet

In occasione della mostra <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-manet-milano-palazzo-reale" target="_blank">Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi</a> (visitabile fino al 30 gennaio presso il Palazzo Reale di Milano), l’<a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/06/mostra-acquari-luca-bertasso-milano" target="_blank">Acquario Civico di Milano</a> ha inaugurato una nuova installazione interamente dedicata al soggetto che più di ogni altro ha segnato la maturità artistica del famoso pittore francese: le ninfee. Curata da Nicoletta Ancona, Elisabetta Polezzo, Gabriele Galasso e Mami Azuma, l’iniziativa crea un ponte tra le due istituzioni meneghine immergendo lo spettatore in una dimensione sospesa, caratterizzata dagli stessi colori tenui delle ninfee. Un intervento suggestivo che trova la sua collocazione ideale proprio nell’Acquario Civico di Milano, le cui facciate esterne in stile Liberty sono rivestite da numerose piastrelle in ceramica che riproducono temi e soggetti di natura acquatica: motivi floreali, pesci e soprattutto ninfee.<h2>LE NINFEE E LA STORIA</h2>
Il pubblico potrà quindi calarsi in un ambiente contemplativo che trae ispirazione dal laghetto in stile giapponese voluto da Monet per la sua dimora di Giverny. Un'occasione per (ri)scoprire un fiore acquatico così particolare da aver affascinato numerose civiltà nel corso del tempo, dall’Antico Egitto al mondo dei Maya fino a raggiungere l’Oriente. Sarà proprio grazie all’iconografia tradizionale giapponese che tutta la delicatezza della ninfea approderà poi in Occidente contribuendo alla diffusione del cosiddetto “Giapponismo”, che tanto ha attratto artisti emblematici del tardo Ottocento quali appunto Monet, <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-16-settembre-manet" target="_blank">Manet</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/disegno-van-gogh-scoperta" target="_blank">Van Gogh</a> e Degas, solo per citarne alcuni. Un fascino derivante non solo dalla sua peculiare forma (caratterizzata da foglie larghe e dalla struttura rizomatica delle radici), ma soprattutto da una forte carica simbolica. La capacità della pianta di emergere dall’acqua pur provenendo dai fondali fangosi degli stagni è da sempre metafora di una bellezza rara e resistente. [Immagine in apertura: Claude Monet (1840-1926). Ninfee, 1916-1919 circa. Olio su tela, 200x180 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5119. © Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris]

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