Il bando per sei residenze d'artista nei borghi della Lunigiana

 <p>Vincitore dell’Avviso pubblico <em><a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/10/bando-mibact-borghi-festival-rigenerazione-cultura-turismo" target="_blank">Borghi in Festival </a></em>promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, il progetto <em>Lunigiana Land Art</em> vede protagonisti dodici Comuni ‒ Mulazzo (in veste di capofila), Bagnone, Casola, Comano, Filattiera, Fosdinovo, Licciana Nardi, Podenzana, Pontremoli, Tresana, Villafranca, Zeri ‒ e punta a innescare un dialogo virtuoso fra artisti e comunità attraverso una serie di eventi e attività in calendario da marzo a luglio 2022.</p> <p>Un festival diffuso, quindi, che troverà il suo fulcro in workshop e residenze site specific capaci di rilanciare il patrimonio storico-paesaggistico dei dodici Comuni usando gli interventi creativi sul territorio come cassa di risonanza. Con la direzione artistica dell’associazione Spazi Fotografici e la collaborazione della galleria Matèria, il programma <em>On-Site </em>offrirà laboratori gratuiti e aperti a tutti ‒ sulla base di selezioni che saranno comunicate nelle settimane a venire ‒ condotti da autori del calibro di <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-mario-cresci-roma-iccd" target="_blank">Mario Cresci</a> e <a href="https://arte.sky.it/foto/piazze-invisibili-lockdown-fotografia-scrittura" target="_blank">Jacopo Benassi</a>, e sei residenze d'artista nei Comuni di Bagnone, Casola, Comano, Filattiera, Licciana Nardi, Tresana.</p><h2>IL BANDO PER LE RESIDENZE D'ARTISTA</h2> <p>I sei artisti/collettivi, scelti da una giuria di esperti del settore composta da Chiara Agradi, Matteo Balduzzi, Nicolas Ballario, Elisa Medde, fra marzo e luglio lavoreranno nei Comuni assegnati loro, con l'obiettivo di produrre una installazione site specific nell'area che li ha ospitati. Tutti gli artisti sono invitati a entrare in contatto diretto con i luoghi e le loro comunità, nell'ottica di sviluppare una ricerca ispirata dalle caratteristiche e dalla storia del territorio.</p><h2>COME PARTECIPARE AL BANDO</h2> <p>Non ci sono limiti di età né di provenienza geografica per partecipare al bando rivolto ad artisti e collettivi che operano nel campo dell'immagine ricorrendo a qualsiasi medium e tecnica. C'è tempo sino al prossimo 21 febbraio per accedere in maniera gratuita alle selezioni, mentre i nomi dei vincitori saranno resi noti il 28 febbraio. Tutte le informazioni relative al bando sono disponibili sul <a href="https://www.lunigianalandart.it/" target="_blank">sito</a> del progetto.</p> <p>[Immagine in apertura: Fosdinovo. Photo by Federico Di Dio photography on Unsplash]</p> 

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

A Milano il documentario dedicato alle donne afghane

<p>Il ritorno al potere dei Talebani lo scorso agosto ha gettato nuovamente Kabul e l'intero Afghanistan in un clima di paura e violenza, costringendo i loro abitanti a cercare rifugio fuori dal Paese e imprimendo negli occhi del mondo immagini strazianti. Purtroppo, molte donne non sono riuscite a mettersi in salvo, rimanendo nel loro Paese con l’obbligo di tacere e perdendo i diritti acquisiti faticosamente negli anni. Altre invece sono state accolte in Italia, Svizzera, Francia e Germania e proprio a otto di loro hanno dato voce Sabina Fedeli e Anna Migotto, sceneggiatrici e registe del documentario <em>Noi donne afghane</em>, su soggetto di Didi Gnocchi, che sarà proiettato gratuitamente a Milano presso la Palazzina Liberty il prossimo 26 gennaio ‒ l'ingresso sarà possibile dalle 19:30 ‒ in collaborazione con il Comune di Milano.  </p><h2>OTTO DONNE RACCONTANO L'AFGHANISTAN</h2> <p> Cosa hanno in comune la fotografa Roya Heydari, la regista Sahraa Karimi, la giornalista e attivista Mahbouba Seraj (una dei personaggi più influenti nel 2021 secondo il <em>Time</em>), la sindaca Zarifa Ghafari, la sportiva Samira Asghari, l’imprenditrice Zahra Hamadi, l’educatrice Pashtana Durrani e un’altra attivista, dal nome di fantasia, Amina? Il fatto di svolgere lavori normali diventati inammissibili per l’Afghanistan talebano di oggi. Parlano in prima persona di fronte agli obiettivi, incorniciate dalla luce di una finestra posta alle loro spalle, facendosi portavoce di milioni di donne costrette nella morsa del regime. Dalle loro parole trapelano un profondo senso di rabbia per essere state costrette a lasciare la propria terra e la determinazione nel continuare a lottare per i diritti e l’indipendenza femminili, anche se tutto questo costa loro l’esilio. </p><h2></p>
<p>UN DOCUMENTARIO AL FEMMINILE </h2> 
<p>Il documentario <em>Noi donne afghane </em>dà ampio spazio alle donne e alle loro testimonianze, grazie anche a una serie di fotografie e video inediti realizzati dalle otto protagoniste. La Kabul che raccontano non rimanda solo alla guerra e alla violenza, ma evoca un Paese fatto di colori e di bellezza, dove le donne avevano intrapreso il lungo cammino verso l’emancipazione. Sebbene il percorso fosse ancora riservato solo ad alcune, queste avevano la possibilità di andare a scuola, di iscriversi all’università, di viaggiare e lavorare, diritti che ormai sono andati persi. L’intento delle otto protagoniste è mantenere viva l’attenzione su tutte quelle donne che attualmente vivono in una Kabul sulla quale è calato nuovamente il buio.</p>

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