La call per artisti che riflettono sul legame tra cibo e paesaggio

<p>Nell’ambito del progetto europeo <em><a href="https://www.foodwave.eu/" target="_blank">Food Wave ‒ Empowering Urban Youth for Climate Action</a></em>, che si pone l’obiettivo di accrescere la conoscenza e la consapevolezza dei giovani su pratiche sostenibili di consumo e produzione di cibo, l’organizzazione internazionale della zona mediterranea <a href="https://www.bjcem.org/" target="_blank">BJCEM</a> ha lanciato l'open call <em>Every food is a landscape</em>. Lo scopo dell'iniziativa è riflettere sul complesso e problematico rapporto tra cibo e paesaggio.</p> <h2>LA CALL PER GIOVANI ARTISTI DELL'AREA MEDITERRANEA</h2> <p>Il bando mira a selezionare 15 giovani artisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni afferenti al campo dell’architettura e delle arti visive (pittura, scultura, installazioni) e che abbiano già indagato queste problematiche a livello territoriale attraverso relazioni e progetti di attivismo comunitario o ambientale. Nello specifico, tredici artisti fra quelli selezionati saranno al centro della mostra che si terrà a Torino presso gli spazi dell’hub comunitario BEEOZANAM e due saranno protagonisti di brevi residenze. </p> <h2>COME PARTECIPARE AL BANDO </h2> <p>Per la presentazione della propria candidatura, gli artisti dovranno spedire via mail, entro e non oltre le l'8 maggio 2022, il proprio portfolio, il curriculum vitae, il modello della domanda debitamente compilato, il dossier con la proposta redatta in lingua inglese corredata di materiale visivo rispondente al concept curatoriale e una lettera motivazionale capace di dimostrare lo specifico interesse per il programma di <em>Food Wave</em>. I partecipanti saranno selezionati nelle due settimane successive alla scadenza e gli artisti ritenuti idonei per l’esposizione nella mostra torinese riceveranno un premio di 250 euro ciascuno, mentre quelli selezionati per la residenza riceveranno un compenso di 350 euro ciascuno da aggiungersi alla copertura delle spese per vitto e alloggio durante la permanenza in loco.</p> <p>[Immagine in apertura: Cosimo Veneziano, <em>Biomega Multiverso</em>, 2019. Courtesy the artist]</p>

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Un ex padiglione della Biennale Architettura trasformato in ecomuseo

<p>La crisi ambientale, l'emergenza climatica e la crescente consapevolezza sulla necessità di assicurare più cicli di vita alle risorse a nostra disposizione stanno imponendo un cambio di paradigma anche nel settore degli eventi temporanei. Rispetto al passato, infatti, cresce l'attenzione sul "destino" delle strutture impiegate per realizzare installazioni o "architetture effimere" che normalmente accompagnano gli eventi a trazione artistica o culturale. Di conseguenza, si preferisce adottare materiali a basso impatto ambientale e si incentivano le possibilità di riuso. Un esempio recente è la "rinascita" come ecomuseo di <em>The Port and the Fall of Icarus, </em>il padiglione che aveva debuttato alla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/03/freespace-ecco-come-sara-la-biennale-architettura-del-2018" target="_blank">Biennale di Architettura nel 2018</a>, come parte del programma <em>Work Body, Leisure</em> curato da Marina Otero Verzier per la partecipazione dell'Olanda. </p> <h2>DA PADIGLIONE A ECOMUSEO</h2> <p>A progettare la "seconda vita" della struttura, ovvero il suo riuso e la sua rifunzionalizzazione, sono stati gli architetti Roberta Bartolone e Giulio Mangano, fondatori dello studio Barman di base a Venezia. Al termine della Biennale, le componenti del padiglione sono state smontate, catalogate e stoccate, presso un sito di destinazione, secondo i dettami dell'upcycling. A differenza del recycling, questa pratica è finalizzata al reimpiego di elementi già utilizzati con l'obiettivo di raggiungere un risultato di qualità superiore rispetto al prodotto di partenza. Dal padiglione <em>The Port and the Fall of Icarus </em>ha dunque preso forma un ecomuseo all'aperto formato dal pannelli autoportanti di acciaio cortén; in accordo con il Comune di Corbola (RO) è ora utilizzato per la valorizzazione del tracciato archeologico della Via Popilia, la strategica arteria viaria, di fondazione romana, che connetteva Ariminum (Rimini) e Aquileia, passando per Ravenna. </p>
<p><h2>UN ESEMPIO VIRTUOSO DI ARCHITETTURA DEL RIUSO</h2> <p>Oltre ai progettisti, che hanno previsto il riuso di tutti i pannelli a disposizione e hanno elaborato un inedito schema planimetrico, sono molti i soggetti che hanno contribuito alla concretizzazione di questo percorso sperimentale, ma altamente significativo e potenzialmente replicabile. L'intervento, infatti, è stato promosso nell'ambito del programma MePart, a sua volta sviluppato dalla start-up Heritage Asset Management SBRL, spin-off dell’Università Iuav di Venezia. Perseguendo i medesimi principi ispiratori del Green Deal Europeo, questa iniziativa ricorre a una piattaforma in rete per riutilizzare allestimenti e strutture temporanee prodotti dai grandi eventi culturali (puntando, in particolare, su quelli che si svolgono nel centro storico di Venezia), cosi da reintrodurli, sotto forma di nuovi volumi architettonici, nello spazio pubblico del territorio veneto. Si tratta dunque di una dinamica capace di offrire un'alternativa concreta alla produzione di scarti e alla necessità di smaltire i rifiuti, al termine delle kermesse artistiche, che nello stesso tempo è in grado di generare diretti riflessi sul contesto e sulle comunità locali. </p> <p>[Immagine in apertura: Foto Fabio Purgino]</p>

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