A New York la nuova scultura pop di Claes Oldenburg

Una enorme cazzuola da giardinaggio, dopo vent’anni dalla sua ultima comparsa nella città di New York, è atterrata piantandosi nel bel mezzo dei Channel Gardens all’interno del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/05/frieze-sculpture-tutte-le-foto-dal-rockefeller-center-di-new-york" target="_blank">Rockefeller Center</a>, proprio all’ingresso della Fifth Avenue. Si tratta di Plantoir, Blue, la versione in un nuovo color ceruleo di un’opera del 2001 del duo artistico Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen in esposizione nella Grande Mela fino al 6 aprile. <h2>CLAES OLDENBURG E COOSJE VAN BRUGGEN A NEW YORK</h2> Il sodalizio artistico tra Oldenburg e Van Bruggen comincia negli anni Settanta, quando i due – caratterizzati da un’identità molto diversa: lui artista vicino alla <a href="https://arte.sky.it/news/marilyn-monroe-andy-warhol-asta" target="_blank">Pop Art</a> e al movimento del Neo Dada, lei ex-curatrice dello <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/mostra-design-stedelijk-museum-amsterdam" target="_blank">Stedelijk Museum di Amsterdam</a> e con un approccio più concettuale – si incontrano per motivi di lavoro. Da quel momento i due non si lasceranno più (succederà solo con la morte di Coosje nel 2009), si sposano e danno vita a una collaborazione tra le più prolifiche e invidiate nel mondo dell’arte. Diventano autori di opere site specific e installazioni pubbliche monumentali ispirate a oggetti di uso comune che, reinventati, ridisegnati, ricolorati, assumono nuova forma e nuovi significati. Plantoir è, infatti, un umile attrezzo da giardinaggio che sta in piedi, con la punta sommersa nel terreno, come se fosse appena caduto dal cielo. <h2>LA PRECEDENTE VERSIONE DELL’OPERA “PLANTOIR”</h2> Nel 2002, una versione rossa dell'opera era stata esposta nell'ambito della mostra al <a href="https://arte.sky.it/news/met-new-york-ampliamento" target="_blank">Metropolitan Museum of Art</a> intitolata Oldenburg and Van Bruggen on the Roof. Insieme ad Architect's Handkerchief, rappresentazione scultorea dei "fazzoletti alla moda" indossati dal famoso architetto modernista <a href="https://arte.sky.it/news/libro-mies-van-der-rohe-barcellona-peso" target="_blank">Mies van der Rohe</a>, alla spilla da balia Corridor Pin, e agli spicchi di torta/palline da volano intitolati Blue e Shuttlecock/Blueberry Pies I e II, Plantoir era stato installato in cima all'edificio del museo. [Immagine in apertura: Claes Oldenburg & Coosje van Bruggen, Plantoir, Blue, 2001-2021 painted aluminum, stainless steel, 730.1 x 134.5 x 144.8 cm © Claes Oldenburg and Coosje van Bruggen, Courtesy Paula Cooper Gallery, New York. Photo Steven Probert]

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Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

Ricostruita in realtà virtuale la Casa degli Epigrammi Greci di Pompei

Molto di più rispetto a quanto avviene nel presente, la casa rappresentava durante l'epoca romana la manifestazione dello status e del potere di chi la abitava. L'importanza e il rango occupato all'interno della società da parte del proprietario si riflettevano nella scelta degli arredi, nella gestione degli spazi e negli elementi architettonici che componevano l'abitazione. Insomma, essere visti giocava un ruolo cruciale nel mondo romano, e la casa era portavoce del potere e dell'autorevolezza di chi la abitava. Con l'obiettivo di indagare più a fondo possibile questo aspetto del vivere quotidiano, due studiosi italiani (entrambi ricercatori presso l'Università di Lund, in Svezia) hanno dato vita a una versione virtuale di un'antica dimora pompeiana, a partire da un quesito ben preciso: come si presentava un'abitazione nobiliare prima della fatidica eruzione, e quali caratteristiche dovevano catturare lo sguardo di chi la visitava? 
<h2>DESIGN E ARCHITETTURA A POMPEI</h2> Per rispondere all'interrogativo, i due autori della ricerca – Danilo Marco Campanaro e Giacomo Landeschi – hanno realizzato una ricostruzione in VR della Casa degli Epigrammi Greci, l'importante domus romana situata nell'area nord-orientale di <a href="https://arte.sky.it/news/film-eros-mito-pompei-pappi-corsicato" target="_blank">Pompei</a>. <a href="https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/reviewing-pompeian-domestic-space-through-combined-virtual-realitybased-eye-tracking-and-3d-gis/E82035C72C580D9602CCF00D625BC65D" target="_blank">Pubblicato sull'ultimo numero della rivista </a><a href="https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/reviewing-pompeian-domestic-space-through-combined-virtual-realitybased-eye-tracking-and-3d-gis/E82035C72C580D9602CCF00D625BC65D" target="_blank">Antiquity</a>, lo studio si è concentrato sui dettagli architettonici dell'abitazione e sulle loro funzioni, testimoniando quanto gli elementi di arredo e le decorazioni dovessero catturare lo sguardo degli ospiti, consentendo al proprietario di trasmettere un messaggio di ricchezza e potere. 
<h2>I DETTAGLI DELLO STUDIO</h2> Ricreato a partire da una serie di dati raccolti dall’Università di Lund relativi agli scavi di Pompei, il modello digitale della casa è stato generato impiegando il software 3D Studio Max e il motore grafico Unity. Grazie all’analisi spaziale e a un sistema di eye-tracking 3D, i ricercatori sono riusciti a determinare quali elementi architettonici attiravano maggiormente l’attenzione dei visitatori: l'uso di pareti ad angolo e la costruzione di pavimenti sopraelevati, ad esempio, rendeva l'abitazione più grande e imponente, creando soggezione in chi la visitava. 
<h2>GLI SVILUPPI FUTURI DEL PROGETTO</h2> “I risultati di questo studio ci permettono di analizzare come la percezione dello spazio cambiasse al variare di fattori come l'illuminazione, e di conseguenza come il proprietario della casa potesse stimolare i sensi del visitatore per veicolare un messaggio di carattere socio-politico riguardo al proprio status”, si legge in una nota diffusa da Campanaro e Landeschi. E proprio il coinvolgimento di altri sensi, oltre alla vista, potrebbe essere il passo successivo di questo studio. L'obiettivo futuro è infatti sovrapporre i risultati con la ricerca multisensoriale, includendo nelle analisi anche altri ambiti percettivi come l'udito e l'olfatto. 
[Immagine in apertura: mappatura delle aree di maggiore attenzione visiva sul modello 3D della casa]

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