In Puglia il progetto artistico per la pace in Ucraina

<p>Riflettere in maniera critica su quanto sta avvenendo in <a href="https://arte.sky.it/news/ucraina-russia-guerra-appello-pace" target="_blank">territorio ucraino</a>, ribadendo il ruolo dell'arte quale strumento di pace e unione tra i popoli. Sono queste le premesse che guidano il nuovo progetto della <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/07/la-fotografia-protagonista-alla-fondazione-pino-pascali" target="_blank">Fondazione Pino Pascali</a>, aperto al pubblico nella sede di Polignano a Mare a partire dal 9 luglio.</p> <p>Protagonisti dell'iniziativa (a cura di Rosalba Branà) sono gli artisti di AES+F, il collettivo russo fondato nel 1987 da Tatiana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgeny Svyatsky e Vladimir Fridkes.    </p>
<p><h2>IL COLLETTIVO AES+F IN MOSTRA A POLIGNANO A MARE</h2> <p>Già vincitore della 18esima edizione del Premio Pino Pascali, il gruppo di artisti tornerà nell'istituzione in provincia di Bari con <em>Inverso Mundus</em>, opera multimediale ispirata al “mondo alla rovescia” (in latino “mundus inversus”), topos comune dell'immaginario collettivo medievale basato sul radicale rovesciamento di ruoli e delle relazioni sociali. In esso scene carnevalesche si presentano agli occhi del pubblico come episodi di vita comune, mentre personaggi e animali, ricchi e poveri, si scambiano di posto all'interno di una straniante inversione di gerarchie.  </p>
<p><h2>UNA RIFLESSIONE SUL PRESENTE</h2> <p>Proiettata nel salone centrale della Fondazione, l'opera (visibile fino al 2 ottobre prossimo) è una riflessione sui sistemi di potere, sui rapporti di dominio e sudditanza, sulle dinamiche tra vittima e carnefice. Ieri come oggi.  </p>
<p>E proprio l'aspetto sociologico e politico del lavoro risulta ancora più lampante grazie alla collaborazione con l'organizzazione umanitaria International Center “European Integration of Ukraine”. Su iniziativa del collettivo russo sarà infatti possibile finanziare, durante i mesi di trasmissione del video, le attività dell'Art Residence “Rosokhy Sas Nest”, la sede artistica al confine tra Ucraina e Polonia diventata nelle ultime settimane luogo di accoglienza per molti artisti e persone in fuga dalla guerra.    </p>
<p><h2>LE PAROLE DEGLI ARTISTI</h2> <p>“<em>Abbiamo rappresentato la Russia per molti anni in varie mostre internazionali, tra cui il Padiglione Russo della Biennale di Venezia nel 2007</em>”, raccontano gli artisti. “<em>È passato del tempo dall'inizio dell'invasione. Il regime di Putin continua a commettere crimini di guerra, distruggendo città ucraine, uccidendo migliaia di civili, privando milioni di case, famiglie e futuro. </em> </p> <p><em>Dopo la paura per i nostri cari, la depressione, la vergogna della nostra impotenza e il senso di colpa, gradualmente è arrivata la comprensione della nuova realtà in cui ci troviamo tutti e cosa è possibile fare in quella realtà. Non possiamo rappresentare un Paese che sta intraprendendo una guerra di aggressione genocida, facendo il lavaggio del cervello alla propria popolazione, e reprimendo e terrorizzando i suoi cittadini per aver protestato anche con cartelli vuoti</em>”.    </p>
<p>[Immagine in apertura: <em>Inverso Mundus</em>, still da video. Courtesy degli artisti]  </p>

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<p>È il 1977 quando anche in Italia la musica punk comincia a diffondersi, spinta dal fenomeno mediatico generato dai <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/10/asta-vinile-sex-pistols" target="_blank">Sex Pistols</a>. Con l'uscita dell'album <em>Never Mind the Bollocks</em> iniziano a comparire i primi gruppi di appassionati e le prime fanzine, dando vita a un fermento mai prima sperimentato dalla scena nazionale.</p> <p>La musica dark sorge seguendo la scia di questa rivoluzione culturale. Cocteau Twins, Soft Cell, Anne Clark e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/11/libro-fotografia-depeche-mode-anton-corbijn" target="_blank">Depeche Mode</a> sono alcuni dei gruppi più amati da questa onda di giovani, che agli anfibi chiodati e alle creste dei “cugini” punk preferisce vestiti neri e capelli che coprono il viso.  </p>
<p><h2>L'AVVENTO DELLA DARK WAVE</h2> <p>Mentre in Italia diventano sempre più popolari band come <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/06/il-nuovo-brano-in-video-di-miro-sassolini-ex-voce-dei-diaframma" target="_blank">Litfiba</a>, Diaframma e Gaz Nevada (gruppi che trovano in Bologna e Firenze i due epicentri culturali più reattivi), moltissimi ragazzi e ragazze prendono parte alla nuova corrente estetica. Emulano le acconciature e le mode dei loro beniamini, si truccano con colori scuri ed esprimono nell'abbigliamento e negli atteggiamenti un'urgenza comunicativa dandy, decadente, malinconica. Sono i primi anni Ottanta, e la dark wave “contagia” ufficialmente il Belpaese.  </p>
<p><h2>LA MOSTRA DI DINO IGNANI A FIRENZE</h2> <p>La mostra in arrivo al <a href="https://arte.sky.it/news/bando-futuro-museo-marino-marini-firenze" target="_blank">Museo Marino Marini di Firenze</a> alza il sipario su questo periodo di grande fermento, chiamando come testimone uno degli artisti che maggiormente hanno documentato attraverso le immagini i protagonisti di quegli anni. Stiamo parlando di Dino Ignani, il fotografo dei poeti e degli scrittori italiani.  </p> <p>Noto per i suoi ritratti agli intellettuali della nostra cultura, l'artista intraprende nella prima metà degli anni Ottanta un ciclo dedicato proprio ai ragazzi che frequentano la notte della Capitale. Li ferma per strada, chiede loro di lasciarsi fotografare in pose neutre e disinvolte. Ne deriva una ricchissima raccolta di scatti che molto testimoniano di quel periodo e delle esigenze comunicative dei giovani di allora.  </p>
<p><h2>LA CULTURA DARK AL MUSEO MARINO MARINI</h2> <p>Curata da Matteo Di Castro e Bruno Casini, <em>Dino Ignani. Dark Portraits – Florence/Rome 1982-1985</em> è un omaggio a quegli anni di confusione, tensione sociale e vitalità. Inclusa nell'ambito della rassegna <em>Anni Hottanta Remix</em>, e all’interno della programmazione dell’<em>Estate Fiorentina</em>, la mostra (aperta al pubblico dal 23 luglio al 19 settembre) presenta più di quattrocento scatti realizzati in discoteche, feste private, bar e concerti.  </p> <p>Esposte per la prima volta all'interno di un progetto così strutturato e corposo, le foto provengono da due serie di lavori differenti: quelle in bianco e nero, realizzate a Roma a partire dal 1982, e quelle a colori scattate a Firenze tre anni più tardi e mai esposte in precedenza. Il risultato è un accattivante mosaico di volti e corpi provenienti da un mondo che a noi oggi sembra lontano.</p><h2>GLI ANNI OTTANTA DI DINO IGNANI</h2> <p>“<em>'Dark Portraits' mette a fuoco le atmosfere elettriche che viaggiavano nel clubbing di Roma e Firenze nei primi anni Ottanta. Questi meravigliosi ed esplosivi ritratti raccontano le avventure culturali che affollavano le notti di quel decennio</em>”, afferma Bruno Casini, esperto di comunicazione e culture giovanili. “<em>Erano notti carnivore, notti poetiche, notti ammalianti, esplosive, erotiche; notti sudate, notti vissute, notti formative. Dino Ignani ci prende per mano e ci conduce in quel mondo, che ancora non è finito</em>”.</p> <p>[Immagine in apertura: <em>Dark Portraits</em>, Rome 1982-85. Photo Dino Ignani]</p>

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