Il tema della nascita interpretato dagli artisti

“Questa storia è un racconto per immagini, che si snoda come una narrazione antica, senza dare una priorità all'ordine cronologico dei fatti (…). Si procederà come il cammino dell'uomo, fatto di corsi e ricorsi, ritirate e incursioni, momenti di stasi e di frenesia, avendo però sempre, davanti a sé, il tema della nascita, della rinascita, del mettere al mondo come chiave di lettura corsara della vita”. Sceglie queste parole, Giovanna Brambilla, per introdurre al lettore il suo nuovo volume, recentemente dato alle stampe dalla casa editrice <a href="https://www.vitaepensiero.it/" target="_blank">Vita e Pensiero</a>: un libro dedicato alla “danza della maternità”, e ad alcune delle opere che nell'arco della storia dell'arte meglio hanno identificato il tema. 
<h2>METTERE AL MONDO IL MONDO</h2> Filo rosso che attraversa le immagini e gli approfondimenti del volume – dal titolo Mettere al mondo il mondo – è il significato della nascita, qui intesa nel senso più stretto del termine, e in quello più esteso. Il titolo stesso del volume, ripreso da una frase coniata da <a href="https://arte.sky.it/news/alighiero-boetti-libro-bambini" target="_blank">Alighiero Boetti</a>, sottolinea come ogni nascita sia una possibilità data al mondo di reinventarsi un futuro migliore. I riferimenti alla pandemia sono impliciti. La nascita è avvento del nuovo, certo. Ma anche ricostruzione dopo una fase di buio. 
<h2>ARTE E RINASCITA</h2> Saltando avanti e indietro tra i secoli e i Paesi, l'autrice punta lo sguardo su diciannove opere d'arte (tra dipinti, sculture preistoriche e pellicole cinematografiche), distribuite in altrettanti capitoli di poche pagine ciascuno. Dal piccolo “gigante” installato da <a href="https://arte.sky.it/news/firenze-jr-installazione-palazzo-strozzi" target="_blank">JR</a> a Tecate, sul confine che divide Messico e Stati Uniti, alla “Madonna con bambino” (anzi, con bambini) di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/07/vanessa-beecroft-grande-attesa-per-la-performance-alla-certosa-di-padula" target="_blank">Vanessa Beecroft</a> (che nel 1996 si fece fotografare intenta ad allattare due orfani del Sudan); dalla preistorica Venere di Willendorf (la statuetta votiva che campeggia a piena pagina nei manuali di storia dell'arte, archetipo della “madre matrice”) agli scatti dedicati ai neonati firmati da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/07/installazioni-alberto-garutti-ca-corniani-caorle" target="_blank">Alberto Garutti</a>, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/11/mostra-oliviero-toscani-torino" target="_blank">Oliviero Toscani</a> e Rineke Dijkstra. 
Opere passate e presenti, insomma, che l'autrice intreccia e rilegge creando una nuova storia. “Una storia che inizia prima della storia, e che non troverà una fine finché il mondo metterà al mondo il mondo”. 
[Immagine in apertura: un dettaglio della copertina. JR, Giants. Kikito, installazione, 2017. Tecate, confine Stati Uniti-Messico. Foto Zuma Press, Inc./Alamy Foto Stock]

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Palma Bucarelli, la prima direttrice di un museo italiano

Un nuovo appuntamento fra le stanze del <a href="https://arte.sky.it/video/ghost-hotel-trailer-720757" target="_blank">Ghost Hotel</a> attende il pubblico di Sky Arte martedì 1° febbraio. Durante l’episodio intitolato Palma Bucarelli. Il museo “c’est moi”, Michela Murgia varca la soglia dell’Hotel Flora, a Roma, sulle tracce di Palma Bucarelli, la prima donna direttrice di un museo in Italia.
Per trent’anni fu a capo della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove ruppe con la tradizione esponendo artisti rivoluzionari e “scomodi” come Picasso, Jackson Pollock e Alberto Burri. Palma Bucarelli fu capace di dare uno scossone all’arte italiana, di influenzare la politica del dopoguerra e di sdoganare finalmente un nuovo tipo di donna, forte ed emancipata, mettendo in crisi stereotipi e convenzioni di una società a impronta patriarcale.
Tenendo saldamente le redini dell’istituzione romana dal 1941 al 1975, Palma Bucarelli la trasformò in maniera radicale, introducendo una serie di attività didattiche e tramutando il museo in un luogo attivo e vivace, nel quale le opere ritmano una storia in continua evoluzione. Il pubblico non è più solo spettatore, quindi, ma gioca un ruolo chiave nell’esistenza stessa della sede espositiva.

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