Il saggio che esplora le radici della street art

Sono lontani i tempi nei quali la street art appariva come fenomeno nuovo, sovversivo, in grado di trasformare – con interventi addirittura illegali – i volti delle nostre città. Da diversi anni, ormai, l'arte urbana è stata scelta come via preferenziale da parte di molte amministrazioni di città e borghi italiani e non solo, decise a<a href="https://arte.sky.it/news/festival-street-art-jorit-taranto" target="_blank"> riqualificare aree degradate o secondarie del territorio</a> attraverso il coinvolgimento di artisti e maestri della bomboletta spray. Un fenomeno che, se da una parte ha amplificato enormemente la popolarità della street art e di molti dei suoi protagonisti, dall'altra ha comportato una inevitabile perdita di freschezza e di spontaneità. 
<h2>IL NUOVO LIBRO SULLA STREET ART</h2> In che fase si trova oggi l'arte urbana? Come è cambiata nel tempo, e cosa ha perso e guadagnato come conseguenza di questa inedita diffusione? A porsi queste domande è Simon Armstrong, uno dei maggiori esperti mondiali di street art e della cultura dei graffiti. Figura trasversale dell'editoria inglese, è lui l'autore del nuovo volume edito da <a href="https://www.24orecultura.com/libri-24-ore-cultura/street-art/" target="_blank">24 ORE Cultura</a>: un libro che esplora le radici dell'arte di strada, mostrando i suoi cambiamenti nel tempo: dai primissimi graffiti nella New York degli anni Settanta ai recenti interventi outdoor realizzati da star come <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-6-settembre-documentario-banksy" target="_blank">Banksy</a> e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/06/obey-genova-mostra-palazzo-ducale" target="_blank">Shepard Fairey</a>. 
<h2>I MAESTRI DELLA BOMBOLETTA SPRAY</h2> Incluso nella collana Art Essentials (la serie di libricini che approfondiscono in un formato agile e sintetico i grandi movimenti della storia dell'arte), il volume – dal titolo Street Art (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) – è una guida concisa e pungente sulle evoluzioni dell'arte di strada, passata in pochi decenni dai tunnel ferroviari alle fiere d’arte internazionali, cambiando pelle pur rimanendo fedele al suo ideale: ovvero trasformare la città e i suoi palazzi in grandi tele sulle quali trasferire forme, scritte e colori. Descrivendo le ultime evoluzioni della street art in fatto di nuovi materiali, stili e tecniche, Simon Armstrong si sofferma all'interno del libro sulla complessa relazione che lega l’arte di strada alla legge, al mondo dell’arte commerciale e al fenomeno crescente della gentrificazione dei quartieri. Sono tanti gli artisti internazionali (di ieri e di oggi) presi ad esempio e posti a confronto: dai primi tagger, tra cui Taki 183, New York Kings Dondi e Seen, fino ai più recenti Banksy, <a href="https://arte.sky.it/foto/invader-mostra-marsiglia-street-art" target="_blank">Invader</a>, Miss Van e Vhils.

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Una “antibiografia” di Leonardo da Vinci

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Prosegue il viaggio alla scoperta del legame di reciproca influenza che unisce gli artisti ai luoghi nei quali realizzano le loro opere. Dopo <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-3-ottobre-artisti-luoghi-ispirazione" target="_blank">Donald Judd</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-10-ottobre-tadao-ando-giappone" target="_blank">Tadao Ando</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/georgia-o-keeffe-programmi-tv-17-ottobre" target="_blank">Georgia O'Keeffe </a>e <a href="https://arte.sky.it/news/keith-haring-brasile-programmi-tv-24-ottobre" target="_blank">Keith Haring</a>, il protagonista dell’episodio della serie Inspired in onda su Sky Arte lunedì 31 ottobre è un’icona assoluta della moda, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-yves-saint-laurent-musei-parigi" target="_blank">Yves </a><a href="https://arte.sky.it/news/mostra-yves-saint-laurent-musei-parigi" target="_blank">Saint Laurent</a>.
Divenuto famoso negli anni Sessanta del secolo scorso dopo aver dato vita alla sua maison – in seguito al periodo di formazione presso Christian Dior –, Yves Saint Laurent e il suo compagno Pierre Bergé trovarono nelle atmosfere del Marocco, e in particolare in quelle di Marrakech, una inesauribile fonte di ispirazione, lasciandosi conquistare da un luogo divenuto presto la loro seconda casa.
In particolare lo stilista guardò ai colori di Marrakech per dare forma alle proprie creazioni. Nel 2008, dopo la sua morte, le sue ceneri furono sparse nel Jardin Majorelle, il parco riqualificato e restituito alla collettività da Yves Saint Laurent.

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