Prende le mosse da The Cleaner – la mostra itinerante di Marina Abramović – il documentario Homecoming – Marina Abramović, in onda su Sky Arte domenica 18 settembre. Dopo aver fatto tappa a Copenaghen, Stoccolma, Oslo, Firenze, Bon e Toruń, la retrospettiva si è conclusa a Belgrado, città natale dell’artista icona del linguaggio performativo.
Ed è proprio il legame con i suoi luoghi di origine e con la madre a emergere dal documentario diretto da Boris Miljković, che intreccia due narrazioni parallele: quella personale e intima connessa all’esistenza della <a href="https://arte.sky.it/news/marina-abramovic-mostra-oxford-performance" target="_blank">Abramović </a>e quella dei giovani performer che portano nuovamente in scena, tra fatica e partecipazione emotiva, le storiche opere dell’artista.
Questo duplice piano narrativo rende la pellicola ancora più intensa: al ritorno a casa di un’artista nomade per eccellenza si affianca una profonda riflessione sulla valenza delle opere performative e sulla sensibilità necessaria per eseguirle a distanza di anni dal debutto.

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Il ritorno a casa di Marina Abramović | Sky Arte

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Con 25 milioni di dischi venduti nel mondo e 23 singoli in hit parade, sono una delle icone indiscusse della musica internazionale, il cui successo è legato alla storia degli anni Ottanta. Stiamo parlando dei protagonisti di Spandau Ballet – Soul Boys of the Western World, in onda su Sky Arte sabato 17 settembre.
L’enorme fama degli Spandau Ballet fu suggellata dalla partecipazione alla registrazione del disco Band Aid e dalla loro performance al Live Aid allo stadio di Wembley nell’estate del 1985. Organizzato da Bob Geldof e Midge Ure con lo scopo di raccogliere fondi per combattere la carestia in Etiopia, Live Aid è diventato uno dei più grandi eventi rock di tutti i tempi.
Quattro anni più tardi, nel 1989, gli Spandau Ballet avrebbero dato vita all’album, Heart Like a Sky, l’ultimo prima dello scioglimento.
Diretta da George Hencken, la pellicola narra la vicenda di un gruppo di ragazzi della classe operaia di Londra capace di creare un vero e proprio impero musicale. Tony Hadley, Steve Norman, John Keeble e i fratelli Martin e Gary Kemp vengono così raccontati grazie a filmati personali e materiale recentemente riportato alla luce.

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