L'universo di Banksy conquista la stazione di Torino

Dopo aver trasformato con la sua arte provocatoria la stazione di Milano, <a href="https://arte.sky.it/news/banksy-libro-street-art" target="_blank">Banksy</a> si prepara a conquistare Torino. Icona dell'arte contemporanea e fenomeno mediatico del nostro tempo, il misterioso street artist inglese sarà infatti protagonista di una mostra immersiva negli spazi della stazione di Torino Porta Nuova: uno degli snodi ferroviari più importanti del nostro Paese, pronto a trasformarsi in “meta artistica” per viaggiatori, passanti e appassionati di nuovi linguaggi. 
<h2>L'ARTE SOVVERSIVA DI BANKSY</h2> Appuntamento al prossimo 25 febbraio, giorno nel quale la rassegna The World of Banksy – The Immersive Experience farà ufficialmente il suo debutto rigenerando in maniera totale gli spazi della Sala degli Stemmi. È qui che fino al 29 maggio alcune delle opere più celebri di Banksy faranno bella mostra, regalando ai visitatori più di una riflessione sul nostro mondo e sulla nostra società. Acclamate a ogni latitudine, e battute all'asta per cifre record (si pensi al dipinto Show me the Monet, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/asta-banksy-monet-dipinto-sothebys" target="_blank">venduto da Sotheby’s per 7.6 milioni di sterline</a>), le opere dell'artista di Bristol sono <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-6-settembre-documentario-banksy" target="_blank">metafore divertenti e provocatorie</a> sui temi del nostro tempo; opere eccentriche e incisive, che invitano lo spettatore a meditare sul sistema e sui suoi meccanismi più controversi. 
<h2>LE OPERE IN MOSTRA A TORINO</h2> Sono circa novanta i lavori di Banksy esposti al pubblico, di cui trenta murales a grandezza naturale realizzati da giovani street artist internazionali. Tra questi spiccano interventi iconici come Flower Thrower (il celebre manifestante a volto coperto raffigurato mentre sta per lanciare un mazzo di fiori) e Girl with Balloon (la bambina con la mano tesa verso un palloncino rosso a forma di cuore, vero e proprio manifesto visivo dell'arte di Banksy). Il percorso di visita è inoltre arricchito da una selezione di video: una serie di filmati che ripercorrono la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati da Banksy per le strade di tutto il mondo. 
<h2>LE PAROLE DEL CURATORE</h2> “Siamo orgogliosi di essere stati i primi a proporre una mostra all’interno di una stazione come Milano Centrale e di averla portata ora a Torino Porta Nuova, location molto in linea con l’ideologia dell’artista e accessibile a tutti”, ha affermato Manu De Ros, curatore della mostra, che dopo la tappa sabauda viaggerà verso altre destinazioni in giro per l'Italia. “Come tutti sapete Banksy non autorizza mostre che non siano organizzate da lui stesso ma allo stesso tempo non le impedisce. L’artista incoraggia chiunque voglia copiare o prendere in prestito il suo lavoro: il messaggio di Banksy rimane lo stesso, semplicemente viene trasmesso in modo diverso”. 
[Immagine in apertura: Kissing Coppers, 2004. Vernice Spray – Brighton, Regno Unito, 2004]

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La storia della misteriosa arca dell’Alleanza

Entrano nel vivo le indagini condotte dagli studiosi in cerca dei resti – o della collocazione – dell’arca dell’Alleanza, scrigno, secondo la Bibbia, delle Tavole della Legge consegnate da Dio a Mosè.
Durante l’episodio della serie I segreti dell’arca perduta in onda su Sky Arte lunedì 7 febbraio, gli esperti prenderanno in considerazione il legame tra la misteriosa arca e il territorio africano, reso verosimile dalle tante testimonianze e ipotesi a riguardo. Dall’Etiopia, dove si pensa che un solo monaco sia il guardiano dell’arca, al Sudafrica, gli studiosi tentano di fare luce su una vicenda complessa.
In particolare a emergere è la storia della tribù sudafricana dei Lemba, che afferma di discendere dal popolo ebraico e che espone in un museo di Harare, in Zimbabwe, un oggetto ritenuto essere proprio l’arca dell’Alleanza. Si tratta di un tamburo fatto di legno chiamato ngoma che, secondo la tradizione, sarebbe giunto da Israele, portato dai Lemba. Una serie di recenti studi genetici dà credito all’ipotesi della discendenza Lemba, rendendo la storia ancora più avvincente.
Ma un uomo ritiene che l’oggetto conservato presso il museo di Harare sia solo una copia e che la vera arca sia custodita in una grotta sotto le montagne Soutpansberg, sempre in Sudafrica. Riusciranno gli studiosi a verificare questa teoria?

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