La fotografia di Ferdinando Scianna in mostra a Milano

Quando si parla di grandi "maestri" della fotografia italiana, è impossibile non pensare a <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/05/libro-fotografia-ferdinando-scianna" target="_blank">Ferdinando Scianna</a>. Eppure il titolo della mostra allestita fino al 22 gennaio presso STILL Fotografia a Milano prende le distanza da questo tipo di associazione/definizione. Non chiamatemi maestro offre un efficace colpo d'occhio su cinquanta scatti del fotografo classe 1943 originario di Bagheria, condensandone la carriera in un percorso dal quale emergono i cardini della sua poetica. Curata da Fabio Achilli e Denis Curti, la rassegna sintetizza i punti di vista sulla realtà adottati dal fotografo ‒ primo italiano a entrare a far parte dell'agenzia Magnum, introdotto da Cartier-Bresson ‒, includendo le immagini realizzate durante i suoi viaggi dall'America Latina a New York, da Parigi alla Spagna, senza dimenticare di mettere in rilievo il legame tra l'autore e la sua terra, la Sicilia.<h2>LA FOTOGRAFIA SECONDO SCIANNA</h2> Raccontata nelle sue sfumature più complesse, l'isola che ha dato i natali al fotografo diventa materia plasmata dai suoi scatti, nei quali a dominare è l'oscurità, elemento complementare rispetto alla luce. "Le mie immagini, e non soltanto quelle siciliane, sono spesso molto nere. Io vedo e compongo a partire dall’ombra. Il sole mi interessa perché fa ombra. Immagini drammatiche di un mondo drammatico", ha dichiarato Scianna, descrivendo uno degli strumenti che compongono il suo linguaggio visivo. A filtrare dagli scatti di Scianna è uno sguardo puntuale, lucido e affilato sulla realtà, uno sguardo che non lascia spazio alle metafore. Ne è un esempio la celeberrima fotografia realizzata a Beirut nel 1976 durante la guerra civile libanese: un combattente cristiano maronita è colto in posizione di tiro, nel momento in cui imbraccia un fucile automatico Colt M16, sul cui calcio fa capolino una decalcomania della Madonna. Del resto è lo stesso Scianna ad affermare: "Il mio mestiere è fare fotografie e le fotografie non possono rappresentare le metafore. Le fotografie mostrano, non dimostrano". [Immagine in apertura: Ferdinando Scianna, Bolivia, 1986 © Ferdinando Scianna / courtesy STILL Fotografia]

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Addio al maestro della fotografia Oliviero Toscani

Il mondo dei bambini negli scatti di Steve McCurry

Alla scoperta del nuovo festival fotografico di Torino

Sei musei parigini celebrano l'indimenticabile Yves Saint Laurent

Sono trascorsi ormai sessant'anni dal debutto sulle passerelle di uno degli stilisti più amati di sempre, ma il suo continua a essere un esempio per le generazioni di couturier venuti dopo di lui. Stiamo parlando di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/09/mostra-museo-yves-saint-laurent-parigi-moda-oriente" target="_blank">Yves Saint Laurent</a>, al quale sei musei di Parigi dedicano una mostra-omaggio al via il 29 gennaio prossimo, giorno in cui le sue creazioni sfilarono per la prima volta. Era il 1962 quando, a soli 26 anni, Saint Laurent presentò al mondo un'idea di abito destinata a passare alla storia. Nonostante lo scorrere dei decenni, il suo stile inconfondibile resta un punto di riferimento, complice un approccio visionario che ha trovato nell'arte una fonte di costante ispirazione. Basti pensare alla collezione autunno-inverno del ’65, nella quale si colgono i rimandi alla poetica di Piet Mondrian o alle creazioni che strizzano l'occhio ai colori e alle linee di Henri Matisse, Georges Braque, Pier Bonnard, solo per citarne alcuni. L’eco del suo genio arrivò fino in America dove, nel 1983, ebbe l’onore di essere il primo couturier vivente protagonista di una retrospettiva al Metropolitan Museum of Art.<h2>LA MOSTRA DIFFUSA SU YVES SAINT LAURENT</h2> Oggi la Francia celebra gli esordi dello stilista con Yves Saint Laurent aux musées, la mostra che, fino al 15 maggio 2022, sarà ospite di alcuni fra i più importanti musei parigini: il Centre Pompidou, il Musée d'Art Moderne de Paris, il Louvre, il Musée d'Orsay, il Musée National Picasso-Paris e il Musée Yves Saint Laurent Paris, cornici ideali di un’esperienza al confine tra arte e moda. La mostra, realizzata con il supporto della Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent, innesca un dialogo tra i modelli iconici ideati dallo stilista e le collezioni permanenti dei musei coinvolti, unendo maestria sartoriale ed espressione artistica. Ogni museo prenderà in esame una diversa sfumatura di Yves Saint Laurent. Ad esempio, presso il Centre Pompidou il pubblico avrà modo di cogliere le assonanze con i movimenti avanguardisti del XX secolo, di cui <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-picasso-museo-malaga" target="_blank">Pablo Picasso</a> fu emblema nonché modello per lo stesso Saint Laurent, come evidenziato dal capitolo espositivo in scena nel museo intitolato all'artista spagnolo. <h2>YVES SAINT LAURENT TRA MODA E ARTE</h2> Anche la luce assume un ruolo fondamentale nella realizzazione di un abito, tanto quanto la scelta di cromie e texture che entreranno in relazione con i capolavori del Musée d’Art Moderne. Il Louvre, invece, darà modo di scoprire la fascinazione dello stilista per l’oro e tutte le sue declinazioni luminose, nella suggestiva Galerie d’Apollon. La rivoluzione stilistica di Yves Santi Laurent, nella combinazione di tagli femminili e geometrie maschili, sarà esplorata fra le sale del Musée d’Orsay. Infine una ricca selezione di materiali d’archivio, presentata al Musée Yves Saint Laurent, offrirà al pubblico la possibilità di conoscere il processo creativo dello stilista e di comprendere i meccanisimi di una impresa sartoriale di successo, regalando nuovi punti di vista su uno degli artisti della moda più talentuosi del secolo scorso. [Immagine in apertura: Yves Saint Laurent, Croquis de coiffes réalisés pour le Bal des Têtes, donné par le Baron Alexis de Rédé à l'Hôtel Lambert à Paris, le 23 juin 1957. Musée Yves Saint Laurent Paris © Yves Saint Laurent @ Nicolas Mathéus]

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