Tutte le connessioni fra uomo e robot in una mostra

<p><em>"I robot sono nostri amici o nemici? Un robot potrebbe svolgere il tuo lavoro? Desideri vivere all’interno di un robot? I robot stanno facendo progredire l’evoluzione?".</em> Ci sono anche questi interrogativi fra le quattordici domande poste ai visitatori lungo il percorso della mostra <em>Hello, Robot. Design between Human and Machine</em>, che conclude il suo tour mondiale nello stesso luogo del debutto: il <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-plastica-vitra-design-museum" target="_blank">Vitra Design Museum</a> di Weil am Rhein, in Germania. Promossa dalla sede espositiva tedesca, dal <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/01/mostra-vienna-stampa-giapponese" target="_blank">MAK – Museum of Applied Arts</a> di Vienna e dal Design Museum Gent, analizza l'ascesa della <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-design-museum-londra-intelligenza-artificiale-robot" target="_blank">robotica</a> e della sfera digitale in quattro fasi, aprendo la trattazione a temi di ordine etico, sociale e politico e chiamando direttamente in causa le responsabilità dei progettisti. </p><h2>L'ASCESA DEI ROBOT IN MOSTRA IN GERMANIA </h2> <p>Presentata per la prima volta nel 2017 e divenuta in un quinquennio il maggiore successo espositivo targato Vitra Design Museum, <em>Hello, Robot </em>ricostruisce nel primo capitolo quello che potremmo definire il "background culturale" della robotica contemporanea. Nei decenni scorsi il cinema, la letteratura e i mass media hanno alimentato visioni di un futuro popolato da "esseri umani artificiali", droidi e infallibili robot, che hanno via via acquisito una "consistenza reale". È questo il caso del cane robot <em>Spot </em>di Boston Dynamics, capace di fornire assistenza nei test missilistici, di contribuire alla custodia degli scavi di <a href="https://arte.sky.it/news/app-pompei-mypompeii" target="_blank">Pompei</a> e, non da ultimo, di invitare al rispetto delle restrizioni anti-Covid in una Shanghai deserta a causa della pandemia. Nella seconda sezione l'attenzione si concentra sull'industria e sul mondo del lavoro, settori in cui il ricorso alla<a href="https://arte.sky.it/news/restauro-intelligenza-artificiale-pompei" target="_blank"> robotica</a> ha prodotto un'autentica rivoluzione. Con risultati che non mancano di generare controverse e dibattiti, come testimonia l'adozione di dispositivi che, per rendere i processi di lavoro più efficienti, finiscono per monitorare in tempo reale (anche) gli uomini.</p><h2>L'IMPATTO DELLA ROBOTICA SULLA VITA UMANA</h2> <p>Il percorso di visita di <em>Hello, Robot. Design between Human and Machine </em>prosegue quindi con un focus sull'interazione uomo-macchina, a partire da un'analisi del contributo dei robot in veste di "aiutanti" nella vita di tutti giorni: un supporto nelle faccende domestiche o nelle strutture assistenziali, come "amico digitale" o per il sesso virtuale. Dalla dimensione individuale, l'attenzione si sposta infine su quella architettonica e urbana, con le applicazioni della robotica negli edifici o in città per renderla "intelligente". Un ulteriore spunto di riflessione è offerto dall’<em>Eggshell Pavilion</em> curato dal Politecnico federale di Zurigo: occupa gli spazi esterni del Vitra Design Museum e impiega una particolare tecnologia di stampa 3D, in grado di assicurare una significativa riduzione delle materie impiegate.</p> <p>[Immagine in apertura: Yves Gellie, »Human Version 2.07 Nexi«, 2009 © Yves Gellie, Galerie du jour agnès b, Galerie Baudoin Lebon]</p>

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I maestri della street art si danno appuntamento a Parma

Milano racconta l'incredibile storia delle 3 Pietà di Michelangelo

<p>Ogni grande artista ha un soggetto ricorrente nella propria produzione, un tema che lo sprona ad affinare lo stile o a esplicitare modelli e ispirazioni che, in un determinato momento, ne influenzano la ricerca. Per <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/05/film-michelangelo-buonarroti-cinema-2" target="_blank">Michelangelo </a>il soggetto ricorrente è la Pietà, a cui sono dedicati i tre capolavori noti come la Pietà vaticana, la Pietà Bandini e la Pietà Rondanini.</p> <p>Realizzate in momenti diversi della storia artistica di Michelangelo, le tre sculture ritmano la sua crescita in ambito plastico, tracciando una linea ideale che connette la giovinezza alla maturità e che unisce i punti sui quali si innesta la parabola creativa di uno dei maestri indiscussi del Rinascimento. </p><h2>LE TRE PIETÀ DI MICHELANGELO</h2> <p>Nel 1498, appena ventenne, Michelangelo diede inizio alla Pietà vaticana, rispondendo alle richieste della committenza<strong> </strong>con un lavoro scultoreo di grande levigatezza, aspetto comune a tutti i suoi lavori giovanili. La Pietà Bandini, datata fra il 1547 e il 1555, affonda le radici in un registro formale ben diverso, frutto dell'esperienza maturata dall'artista nel corso degli anni e di una crisi che spinse Michelangelo a porre in discussione la pratica stessa della scultura. Fu un vero e proprio corpo a corpo con il marmo quello messo in campo da Michelangelo durante la realizzazione della Pietà Bandini: il marmo, troppo duro e solcato da impurità, spinse addirittura l'artista a prendere a martellate la sua opera, rompendola in più punti. La Pietà Rondanini, ora al <a href="https://arte.sky.it/news/festival-disegno-milano-castello-sforzesco" target="_blank">Castello Sforzesco </a>di Milano, impegnò l'artista fino al termine dei suoi giorni e sintetizza perfettamente l'estetica del "non finito" che accompagna i suoi interventi più maturi.</p> <p>La mostra <em>Le Pietà di Michelangelo. Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi</em>, in programma al Palazzo Reale di Milano dal 22 ottobre al 22 gennaio 2023, ripercorre la vicende delle tre Pietà riunendo i relativi calchi otto-novecenteschi e ponendosi in ideale continuità con la mostra andata in scena al <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-pieta-michelangelo-firenze" target="_blank">Museo dell’Opera del Duomo di Firenze</a>. Curata da Giovanna Mori, Domenico Piraina e Claudio Salsi, la rassegna conta sullo spettacolare allestimento di Massimo Chimenti, che amplifica l'impatto visivo delle Pietà michelangiolesche. </p><h2>LA MOSTRA MILANESE ISPIRATA A MICHELANGELO</h2> <p>A emergere sono anche le ragioni che hanno determinato la realizzazione dei calchi, utili a orientare restauri e scelte espositive rispetto alle opere originali. Il calco della Pietà di San Pietro della Città del Vaticano risale al 1975, in seguito all’atto vandalico del 1972 ai danni della scultura, mentre il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, detta Pietà Bandini, custodito nella raccolta della Gipsoteca fiorentina dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, è datato 1882 circa e quello della Pietà Rondanini fu commissionato nel 1953 per determinare la migliore collocazione della scultura, conservata dal 1952 nel Castello Sforzesco.</p> <p>Le parole di Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, chiariscono gli intenti dell'esposizione: “<em>Grazie ai tre preziosi calchi, questa mostra spettacolare, allestita in una delle più belle sale della città, potrà raccontare ai visitatori l’evoluzione della sensibilità di Michelangelo lungo tutto l’arco della sua vita. Sarà una grande emozione poter abbracciare con un solo sguardo tutte le tre Pietà, e il confronto, a Milano, potrà essere integrato dalla visita al Museo della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco, dove si trova l’originale dell’ultima Pietà, quella a cui il Maestro lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita</em>”.  [Immagine in apertura: rendering Sala delle Cariatidi. Nella fase Dettagli d’autore vengono proiettate gigantesche immagini sui sudari che fanno da sfondo a ciascuna opera]</p>

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