L'opera virtuale di Olafur Eliasson che si ispira a Platone

La luce, lo spazio, e la nostra relazione con essi, sono da sempre degli elementi di indagine cruciali nella ricerca di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/04/mostra-olafur-eliasson-fondazione-beyeler-basilea" target="_blank">Olafur Eliasson</a>, l'inarrestabile artista già sotto i riflettori nelle ultime settimane per il <a href="https://arte.sky.it/foto/vertical-panorma-pavilion-donum-estate" target="_blank">caleidoscopico padiglione sulle colline della California</a>. Mai prima d'ora, tuttavia, l'artista islandese-danese si era spinto al punto da affidare le sue riflessioni alla realtà virtuale, esplorando i temi portanti della sua poetica attraverso l'impiego delle nuove tecnologie. A segnare un cambio di tendenza a riguardo è il nuovo progetto Your view matter, recentemente presentato in collaborazione con <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-realta-aumentata-new-york" target="_blank">Acute Art</a> – la start up inglese che promuove l'uso della realtà virtuale da parte degli artisti contemporanei. Commissionato dal collezionista e investitore nella tecnologia blockchain MetaKovan (lo stesso a cui si deve l'acquisto record dell'opera NFT di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/03/damien-hirst-asta-crypto-art" target="_blank">Beeple</a> Everydays: the first 5000 days), il lavoro consiste nella creazione di una serie di mondi immersivi e digitali, da percorrere ed esplorare attraverso l'uso di speciali visori VR. 
<h2>I MONDI FLUIDI DI OLAFUR ELIASSON</h2> Sono sei, nel complesso, gli ambienti virtuali creati dall'artista, cinque dei quali ispirati ai solidi platonici (tetraedro regolare, cubo, ottaedro regolare, dodecaedro regolare e icosaedro regolare) e uno ambientato all'interno di una sfera. Caratterizzati da pareti e soffitti multicolore, gli spazi si presentano come mondi fluidi nei quali viaggiare accompagnati da una speciale colonna sonora pulsante creata dall'artista stesso. Indossando gli appositi visori, il pubblico si muove in ambienti digitali che cambiano aspetto in risposta ai movimenti di chi li osserva, adeguandosi alle prospettive assunte dallo sguardo umano, assumendo pattern e colori in base alle suggestioni del corpo.<h2>ELIASSON E LA REALTÀ VIRTUALE</h2> L'obiettivo del progetto, come si evince dal titolo, è conferire centralità al ruolo dell'osservatore, chiamato a muoversi in questi spazi geometrici di cui è lui stesso a stabilire le mutazioni. Fruibile gratuitamente sull'<a href="https://www.yourviewmatter.com/" target="_blank">apposita piattaforma online</a> o tramite l'app di Acute Art, Your view matter sarà inoltre esposta al pubblico per la prima volta a Palazzo Strozzi, nell'ambito dell'attesissima rassegna Olafur Eliasson. Nel tuo tempo, pronta a essere inaugurata <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-olafur-eliasson-palazzo-strozzi-firenze" target="_blank">il prossimo 22 settembre</a>. 
[Immagine in apertura: Olafur Eliasson, Your view matter, 2022 (Detail)]

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

Il debutto dello spettacolare Museum of No Spectators durante il Burning Man

Posticipata a causa della pandemia e resa possibile grazie a una raccolta fondi, l'apertura dell'insolito Museum of No Spectators si è svolta contestualmente all'ultima edizione del <a href="https://arte.sky.it/news/studio-drift-droni-burning-man" target="_blank">Burning Man</a>. L'annuale<a href="https://arte.sky.it/news/asta-sothebys-burning-man" target="_blank"> festival ad alto tasso creativo</a> che si tiene nel Black Rock Desert, in Nevada, è andato in scena nei giorni scorsi (dal 28 agosto al 5 settembre 2022) e ha segnato il debutto ufficiale dello spazio espositivo concepito dagli artisti <a href="https://museumofnospectators.com/" target="_blank">John Marx e J Absinthia Vermut</a>. <h2>CHE COS'E IL MUSEUM OF NO SPECTATORS?</h2> Pittore, poeta e architetto, Marx ha descritto il concept della struttura, che riflette la natura completamente partecipativa del Burning Man, esprimendosi in termini di "edificio intrigante e misterioso con le sue gallerie dalla forma insolita che sembrano in parte una macchina, in parte una creatura, in parte una forma astratta e surreale". Il MoNS dispone di una superficie di 140 metri quadrati ed è stato realizzato da un team di 30 volontari, impiegando elementi tubolari in acciaio e pannelli in alluminio. Il risultato è una costruzione che sembra emergere dalla sabbia del deserto come una "visione ultreterrena", pur essendo a tutti gli effetti un volume architettonico, nei cui spazi gli ideatori intendono estendere le possibilità espressive dei visitatori come mai prima d'ora.<h2>L'INEDITO RUOLO DEI VISITATORI NEL MUSEO DEL BURNING MAN</h2> Come dovrebbe essere un museo che rispecchi la "cultura del Burning Man"? Cos'è possibile fare al suo interno? Quale ruolo potrebbe avere l'arte in questa "istituzione"? E, di conseguenza, quale potrebbe essere il contributo di ciascun individuo una volta varcata la soglia del MoNS? Sono queste alcune delle questioni sollevate dal nuovo museo, che prende con forza le distanze da una certa "visione elitaria" e stereotipata delle istituzioni museali, secondo la quale si tratta di ambienti destinati all'esclusiva esposizione delle opere degli artisti. A questa idea il MoNS contrappone l'eredità del Burning Man, che nel corso degli anni ha dimostrato come sia possibile operare al di fuori del contesto museale, dando vita a lavori anche di notevole potenza artistica capaci di conquistare grande risonanza nella società e di incidere nella percezione comune dell'arte contemporanea. D'ora in poi, nel MoNS il visitatore smetterà di vestire i panni che tradizionalmente indossa nei "musei canonici": avrà l'opportunità di accedere a uno spazio radicalmente inclusivo, nel quale sperimentare in prima persona tutte le potenzialità del processo creativo. [Immagine in apertura: Courtesy of Architect John Marx, Form4 Architecture]

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