Il rock underground targato Marlene Kuntz

​Si avvia verso la conclusione l’appassionante itinerario tracciato da My Generation, il programma dedicato alla musica che ha fatto la storia degli anni Novanta in Italia, nel quale il racconto in prima persona dei musicisti è accompagnato dalle testimonianze di esperti e giornalisti. La penultima puntata, in onda su Sky Arte sabato 16 aprile, è dedicata a una delle band più rappresentative del decennio: i Marlene Kuntz. Dall’unione fra la voce di Cristiano Godano, la chitarra di Riccardo Tesio e la batteria di Luca Bergia prende vita una formazione destinata al successo. Partendo da Cuneo, dove la band muove i primi passi nel 1992, la formazione piemontese conquista la scena nazionale sulla scia dei consensi del disco Catartica (1994) e delle numerose esibizioni live. Seguono Il vile, Come di sdegno, Ho ucciso paranoia e Senza peso, album trainati da brani diventati cult negli anni Novanta. Fra questi Nuotando nell’aria, A fior di pelle e Lieve, che trasformano i Marlene Kuntz in una delle band più apprezzate e seguite del rock underground italiano. Risale al 2012 il Premio Sala Stampa che la formazione si aggiudica al Festival di Sanremo per il duetto con <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/12/capodanno-streaming-patti-smith-anne-imhof" target="_blank">Patti Smith</a>: insieme presentarono Impressioni di settembre della PFM e Because the Night della stessa cantautrice statunitense. Lunga attesa, uscito nel 2016, è il decimo e ultimo album in studio dei Marlene Kuntz.

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Addio a Letizia Battaglia, fotografa senza paura

Era uno sguardo lucido e consapevole quello che <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-26-novembre-letizia-battaglia" target="_blank">Letizia Battaglia</a> puntava senza sosta sul presente, documentandone anche le caratteristiche più scomode e crudeli. Scomparsa all'età di 87 anni, la fotografa palermitana aveva dato un nuovo significato al linguaggio dell'obiettivo, distinguendosi per la capacità di raccontare le dinamiche della sua terra in particolare, e della società italiana in generale, senza concedere sconti, ma fissando sulla pellicola tutta la potenza della realtà.<h2>LA FOTOGRAFIA DI LETIZIA BATTAGLIA</h2> A partire dagli anni Settanta, Letizia Battaglia raccontò attraverso l'obiettivo alcuni dei fatti di cronaca più efferati, fotografando i morti per mano della mafia e quindi uno spaccato del nostro Paese dai contorni drammaticamente violenti. Eppure Letizia Battaglia non fu soltanto la fotografa delle stragi di mafia: la sua capacità di scandagliare la realtà che la circondava si riflette anche negli scatti dedicati all'universo femminile e a una quotidianità fatta di dettagli semplici, ritratti con grande poesia e con la proverbiale schiettezza che accompagnava il suo lavoro fotografico.<h2>LA CARRIERA DI UNA FOTOGRAFA ECCEZIONALE</h2> Insignita di numerosi riconoscimenti, fra cui l'Eugene Smith e l'Erich Salomon Award, Letizia Battaglia fu protagonista di mostre e omaggi espositivi, come quello a lei dedicato dalla Casa dei Tre Oci di Venezia nel 2019, un'antologica che ne ripercorreva la carriera attraverso 300 scatti, con la curatela di Francesca Alfano Miglietti.

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