La fiera milanese dedicata ai giovani artisti indipendenti

Con l’obiettivo di supportare l’operato di giovani artisti, offrendo loro una piattaforma di incontro e mediazione con gallerie, musei e collezionisti (e naturalmente con il pubblico), dal prossimo 13 ottobre, presso lo Spazio ex Cisterne della Fabbrica del Vapore a Milano, andrà in scena la terza edizione di ReA! Art Fair. La manifestazione, aperta fino al 16 ottobre e organizzata dall’associazione non profit ReA Arte, rappresenta infatti l’unica fiera italiana di arte contemporanea interamente dedicata ad autori emergenti indipendenti.<h2>REA! ART FAIR A MILANO</h2> Tra le oltre ottocento candidature giunte da tutto il mondo attraverso una open call pubblica, il team curatoriale tutto al femminile di ReA Arte, composto da Laura Pieri, Maria Myasnikova, Paola Shiamtani, Milena Zanetti, Erica Massacesi e Vittoria Martinotti, ha selezionato cento artisti che si sono distinti per il loro potenziale e per le loro prospettive di crescita. Si tratta di autori capaci di destreggiarsi tra le più svariate tecniche, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla performance, dalla digital art alla street art, e che, in alcuni casi, debuttano nel mondo dell’arte. Tra le novità dell’edizione 2022 spiccano l'allestimento di spazi adibiti a partner e progetti speciali, come quelli dedicati a Lampoon Magazine e a Balloon Project, e la presenza di opere NFT.<h2>I PREMI E LE OPPORTUNITÀ OFFERTI DA REA! ART FAIR 2022</h2> Come di consueto, il creativo ritenuto più talentuoso e meritevole di tutta la manifestazione verrà premiato, grazie alle votazioni di una giuria esterna, con un riconoscimento in denaro, mentre dieci artisti saranno selezionati per esporre all'interno di una mostra collettiva che si terrà a Milano tra la primavera e l’estate 2023. Inoltre, in collaborazione con ExtrArtis, a due autori sarà anche offerta l’opportunità di frequentare una residenza d’artista in programma in Italia nel corso del prossimo anno. [Immagine in apertura: Enea Toldo, Totentanz, 2022, watercolor and pigments on clay, 147x202 cm]

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Dentro gli uffici più spettacolari del mondo

Nell'arco di poche settimane, agli inizi della <a href="https://arte.sky.it/news/libro-street-art-coronavirus" target="_blank">pandemia</a>, milioni di persone in tutto il mondo hanno smesso di recarsi in ufficio, allo scopo di ridurre gli spostamenti e i contatti fisici con i colleghi. Il concetto stesso di “lavoro in presenza” è improvvisamente decaduto, trasformandosi e adattandosi alle nuove esigenze. Oggi che la situazione pandemica è certamente meno drammatica rispetto a due anni fa, i dubbi sull'effettiva necessità di recarsi ogni giorno sul luogo di lavoro restano: quanto è davvero importante e produttivo svolgere le proprie mansioni in ufficio in maniera costante e quotidiana? Esistono soluzioni ibride attuabili ed efficaci? E se gli uffici continueranno a esistere, quanto saranno diversi da quelli che abbiamo conosciuto in passato, nel mondo pre-Covid? 
<h2>IL NUOVO LIBRO DI TASCHEN</h2> Non risponde direttamente a queste domande il nuovo libro The Office of Good Intentions. Human(s) Work, eppure gli interrogativi che emergono dalle sue quasi seicento pagine sono anche riconducibili alla situazione che stiamo attraversando. Portato sugli scaffali dalla casa editrice <a href="https://www.taschen.com/pages/it/catalogue/architecture/all/04696/facts.the_office_of_good_intentions_humans_work.htm" target="_blank">Taschen</a>, il volume si sofferma in particolare sui luoghi di lavoro più spettacolari degli Stati Uniti: uffici in larga parte riconducibili a un'epoca anteriore alla nostra (prevalentemente costruiti negli anni Ottanta e Novanta) eppure lungimiranti, in grado di pensare al lavoro da una prospettiva meno seriosa, opprimente, o addirittura per certi versi ludica. 
<h2>UN TOUR TRA GLI UFFICI PIÙ ICONICI DELL'AMERICA</h2> Curatori della pubblicazione sono Florian Idenburg e LeeAnn Suen, che in dodici capitoli hanno analizzato alcuni degli spazi lavorativi più stravaganti e rivoluzionari della storia recente. Si tratta di uffici con vedute panoramiche mozzafiato – come nel caso del Mesa Laboratory of the National Center for Atmospheric Research –, luoghi ariosi e con una gestione degli spazi persino giocosa. I vari approfondimenti scritti, dedicati al cambiamento della condizione lavorativa dagli anni Settanta a oggi, e alla necessità di trovare soluzioni che rendano gli uffici del futuro aperti alla socializzazione e alla flessibilità, sono accompagnati da una ricca selezione di fotografie scattate da Iwan Baan. Si passa così dalle vedute di palazzi iconici – come quelli del grande architetto <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/03/architettura-torre-frank-gehry-arles-francia" target="_blank">Frank O. Gehry</a> – agli eccentrici posti di lavoro di multimilionari come <a href="https://guidatv.sky.it/programmi-tv/documentario/playboy-le-ombre-di-un-impero/790dc404-e6de-4536-8c24-aa4619ab3c1e" target="_blank">Hugh Hefner</a>, il leggendario fondatore della rivista Playboy; dai progetti di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/02/le-architetture-di-marcel-breuer-sotto-la-lente-della-fotografia" target="_blank">Marcel Breuer</a> per i grandi uffici delle multinazionali dell'informatica agli oggetti di design più innovativi, che contribuiscono a rendere il nostro spazio di lavoro più piacevole per il corpo e la mente – è il caso della sedia Aeron, dagli anni Novanta punto di riferimento per le sedute ergonomiche. 
[Immagine in apertura: p. 316 NCAR Mesa Laboratory, Boulder, Colorado, 243,000 SF, Government research laboratory. I.M. Pei & Associates. 1964–196. Copyright: © Iwan Baan]

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