Annunciata la ristampa del disco capolavoro di David Bowie

Siamo nel 1972. A Londra impazza una nuova forma di rock, più introspettivo e sperimentale, influenzato dalla scena progressive ma soprattutto caratterizzato da una presenza estetica assai sgargiante. I suoi fautori salgono infatti sul palco vestiti con scialli di piume, lustrini e tute spaziali al limite del carnevalesco. Cantano di ambiguità (sessuale e ideologica), imponendosi agli occhi del pubblico con grande presenza scenica e teatralità. Tra queste figure ce n'è una che sembra centrare perfettamente i temi e le intenzioni di questa nuova espressione artistica e musicale, successivamente denominata “<a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/05/il-glam-rock-nelle-foto-di-michael-putland-il-fotografo-dei-rolling-stones" target="_blank">glam rock</a>”. È <a href="https://arte.sky.it/news/libro-david-bowie-phil-lancaster" target="_blank">David Bowie</a>, che proprio in quel periodo porta sullo stage quello che sarebbe diventato il suo alter ego prediletto: <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/07/bambola-ziggy-stardust-david-bowie" target="_blank">Ziggy Stardust</a>, una sorta di alieno androgino, caduto sulla Terra per rivoluzionare la musica rock. 
<h2>IL GLAM ROCK DI DAVID BOWIE</h2> A segnare il trionfo di questo personaggio è un album in particolare, dedicato proprio all'ascesa e alla caduta dell'“extraterrestre” dai capelli arancioni. Si tratta di The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, il disco uscito il 6 giugno 1972, considerato la quintessenza dello spirito glam. Registrato dalla stessa band che aveva affiancato Bowie per il precedente Hunky Dory (ovvero Mick Ronson alla chitarra, Trevor Bolder al basso e Woody Woodmansey alla batteria), il disco racconta la nascita e la distruzione di Ziggy, attraverso undici tracce destinate a fare storia. Tra queste figurano infatti veri e propri “inni” della musica di quegli anni: da Starman a Suffragette City a Rock 'n' Roll Suicide. Considerato una delle pietre miliari della musica del Novecento, e inserito dal Time tra i cento migliori album di tutti i tempi, il disco di prepara a una nuova ristampa. Un'operazione che vuole celebrarne il valore, a mezzo secolo dal debutto. 
<h2>LA RISTAMPA DELL'ALBUM</h2> L'etichetta discografica Parlophone Records ha infatti annunciato la nuova pubblicazione di The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, in occasione del suo 50esimo anniversario. Si tratterà di un'occasione imperdibile per i fan del mitico cantautore <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/01/addio-a-david-bowie-il-trasformista-del-rock" target="_blank">scomparso nel 2016</a>. Il disco sarà infatti stampato in edizione limitata in vinile, inciso a velocità dimezzata su LP, e conterrà una replica fedele del poster promozionale che ne segnò il debutto sul mercato. Per vederlo sugli scaffali (e accaparrarsene una copia) bisognerà aspettare il prossimo 17 giugno. 
[Immagine in apertura: un ritratto di David Bowie di Valerio Pastore. Courtesy l'artista]

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I misteri di Tutankhamon raccontati da Manuel Agnelli

Due celebrità a confronto. Da una parte la figura di riferimento del rock alternativo italiano, <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-7-novembre-berlino" target="_blank">Manuel Agnelli</a>; dall'altra il faraone <a href="https://guidatv.sky.it/programmi-tv/arte-e-cultura/tutankhamon-e-la-tomba-del-tesoro-segreto/488dfe13-4e30-4d1f-87e0-a1b8c3b1baf6" target="_blank">Tutankhamon</a>, personaggio storico avvolto nel mistero e simbolo per definizione dell'<a href="https://arte.sky.it/news/antico-egitto-scoperta-archeologica-saqqara" target="_blank">Antico Egitto</a>. Diverse e distanti, queste due star della cultura pop saranno presto “insieme” grazie al nuovo docu-film, in programma nelle sale dal 9 all’11 maggio. Una pellicola unica nel suo genere, realizzata nel centenario della scoperta della tomba del grande sovrano. 
<h2>IL DOCU-FILM SU TUTANKHAMON</h2> Era il 1922, infatti, quando l'archeologo ed egittologo britannico Howard Carter <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/12/mostra-liegi-tutankhamon" target="_blank">portò alla luce il sarcofago del “faraone bambino”</a>. Elevato al rango di semidio in vita, e morto prematuramente, Tutankhamon è divenuto nel corso del Novecento una sorta di celebrità capace di coniugare storia, mito e leggenda. Una figura ammantata di mistero, che il nuovo documentario tenta di svelare in maniera inedita. Diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/07/programma-grande-arte-cinema-2020" target="_blank">Nexo Digital</a>, Tutankhamon. L’ultima mostra si sofferma in particolare sulla realizzazione della rassegna internazionale King Tut. Treasures of the Golden Pharaoh, l'esposizione itinerante che ha portato oltre centocinquanta reperti, rinvenuti nel corso di quella rivoluzionaria scoperta, in alcune delle istituzioni museali più prestigiose del globo. Si tratta di oggetti storici d'inestimabile valore, esposti fuori dai confini egiziani in via del tutto eccezionale: per volere del governo del Cairo, infatti, questo enorme patrimonio sarà visibile in futuro solo nella capitale egizia, e non verrà mai più concesso per iniziative di simile natura. 
<h2>FASCINO E MISTERO DI TUTANKHAMON </h2> <a href="https://arte.sky.it/news/manuel-agnelli-tutankhamon-scuola-holden" target="_blank">Presentato recentemente nel corso di un incontro speciale con gli studenti della Scuola Holden</a>, il film (incluso nel progetto La Grande Arte al Cinema) è un omaggio alla prestigiosa rassegna, ma soprattutto ai temi in essa affrontati. A emergere sono il fascino e il mistero del protagonista, Tutankhamon, raccontato attraverso la voce di Manuel Agnelli e grazie alle fotografie di Sandro Vannini, l'unico fotografo ad aver avuto accesso al backstage della mostra. Accompagnata dalla colonna sonora di Marco Mirk, la vita del sovrano si ricompone così davanti agli occhi del pubblico, dando nuova forma a una delle figure più leggendarie della storia dell'umanità. 
<h2>IL COMMENTO DI MANUEL AGNELLI</h2> A presentare il film è lo stesso frontman degli Afterhours, sin da giovanissimo appassionato di Antico Egitto e rimasto folgorato dalla visita della tomba di Tutankhamon nel 1996. “Ho provato subito un grande entusiasmo nell’accettare di prendere parte a questa avventura perché in realtà, da piccolo, avrei voluto fare l’archeologo. Poi ho avuto l’occasione di visitare i luoghi che avevo studiato. Così lavorare al film è stato come un cerchio che si chiudeva. E poi Tutankhamon è diventato una sorta di rockstar. Quello che affascina di lui è proprio il mistero. Per questo forse è bene che non sia mai svelato, mai sconfitto. È il mistero che rende Tutankhamon così tanto evocativo e poetico”. 
[Immagine in apertura: Manuel Agnelli © Laboratoriorosso Productions]

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