All'asta l'iconico pianoforte di John Lennon e Andy Warhol

<p>Il 30 settembre, la Alex Cooper Auctioneers di Towson, nel Maryland, metterà all’asta un pianoforte a coda Baldwin da ben 3 milioni di dollari. Cos’ha di così speciale? È passato tra le mani di due degli artisti più iconici del XX secolo,<a href="https://arte.sky.it/news/john-lennon-programmi-tv-24-agosto" target="_blank"> John Lennon</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/andy-warhol-tv" target="_blank">Andy Warhol</a>, e tra quelle del curatore e mercante d’arte Sam Green. </p><h2>IL PIANOFORTE DI JOHN LENNON E ANDY WARHOL</h2> <p>È il 1978 quando il cantautore e polistrumentista britannico acquista il pianoforte al Baldwin Factory Store di New York per regalarlo, l'anno successivo, all’amico Sam Green, curatore celebre per aver promosso la Pop Art e in particolare i primi lavori dell'amico Andy Warhol. Sulla parte anteriore del pianoforte, fu applicata una targa che recita "<em>For Sam Love from Yoko and John 1979</em>". Anche dopo aver donato il pianoforte a Green, John e la compagna <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-retrospettiva-yoko-ono-tate-modern" target="_blank">Yoko Ono</a> continuarono a usarlo nella casa del curatore a Fire Island, componendo lì alcune canzoni dell’album <em>Double Fantasy</em> del 1980.</p><h2>L’ASTA DELLA ALEX COPPER AUCTIONEERS</h2>Pochi anni dopo, nel 1983, Green presta il pianoforte a  <a href="https://arte.sky.it/news/andy-warhol-mostra-alula-arabia-saudita" target="_blank">Warhol</a>, che lo espone negli uffici della rivista<em> Interview</em> a New York, da lui fondata nel 1969. Qualche anno dopo, lo strumento si ritrova alla New York Academy of Art, co-fondata da Warhol, per essere utilizzato durante gli "eventi speciali". Quando Green, nel 2000, viene a sapere che il pianoforte è stato messo a disposizione degli studenti che lo suonano ogni giorno, pretende di averlo indietro. Purtroppo, la scuola lo aveva ormai venduto, per soli 3mila dollari, all’accordatore di piano Harold Katz. Oggi, quel pianoforte viene stimato ben 3 milioni di dollari: il ricavato dell’asta sarà utilizzato per istituire delle borse di studio per la Mercersburg Academy, l’attuale proprietaria dello strumento. [Immagine in apertura: photo Jack Mitchel] </p>

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I maestri della street art si danno appuntamento a Parma

Scoperto ad Agrigento uno straordinario deposito votivo

<p>Dopo il <a href="https://arte.sky.it/news/scoperta-parco-archeologico-cupra-marittima-marche" target="_blank">tempio ritrovato a Cupra Marittima</a>, la sensazionale scoperta archeologica dei <a href="https://arte.sky.it/news/scoperta-archeologia-san-casciano-bagni-toscana" target="_blank">Bagni di San Casciano</a> (che avranno presto un loro <a href="https://arte.sky.it/news/museo-bronzi-san-casciano-bagni-toscana">museo</a>), e il più recente ritrovamento dell’<a href="https://arte.sky.it/news/teatro-nerone-archeologia-scoperta-roma" target="_blank">antico teatro di Nerone</a> a Roma, anche dal <a href="https://arte.sky.it/news/festivalle-agrigento-2023" target="_blank">Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento</a> arriva una notizia di notevole interesse. Stiamo parlando del rinvenimento di un consistente corpus di oltre 60 pezzi, tra statuette votive, tra protomi, busti femminili in terracotta, lucerne, piccoli vasi e frammenti di bronzo, all'interno della cosiddetta "Casa VII b".</p><h2>LA SCOPERTA AL PARCO ARCHEOLOGICO DI AGRIGENTO</h2> <p>Le opere in questione sono state riportate alla luce nell'ambito di una campagna sostenuta dalla Regione Siciliana attraverso il Parco Archeologico diretto da Roberto Sciarratta; a guidarla è l'archeologa Maria Concetta Parello. Lo scavo interessa l’area di un complesso abitativo posto sulla collina nord del<a href="https://arte.sky.it/news/sculture-gianfranco-meggiato-valle-templi-agrigento" target="_blank"> tempio di Giunone</a>: oltre ai manufatti artistici, sono state rinvenute anche numerose ossa. Si tratta di un deposito votivo, collocato sopra i livelli della struttura della dimora. Una posizione particolare e da chiarire, "<em>ponendo massima attenzione alle connessioni stratigrafiche tra il deposito e i livelli di vita e di abbandono della casa</em>", come precisa la nota sul sito ufficiale. Il luogo del ritrovamento potrebbe essere utile per descrivere la fase in cui questi oggetti vennero recuperati dagli akragantini dopo la distruzione della loro città. A riaccendersi è dunque l'attenzione sulle vicende che determinarono l'abbandono della moderna <a href="https://arte.sky.it/news/agrigento-capitale-italiana-cultura-2025" target="_blank">Agrigento</a>. </p> <h2>STORIA E RITI DELL'ANTICA AKRAGAS</h2> <p>Gli abitanti della città, infatti, tornarono nell’antica Akragas (oggi Agrigento) dopo che nel 406 a.C. era stata distrutta dai Cartaginesi e aver cercato riparo a Gela. Quando si insediavano nuovamente nelle loro terre, i greci usavano svolgere una sorta di rito, che consisteva nel raccogliere tutto quello che era stato rimasto dal saccheggio, e dargli una nuova collocazione: i resti individuati durante lo scavo potrebbero fare riferimento a questa tradizione. Sarà necessario proseguire con l'attività di ricercare per definire gli aspetti salienti del deposito; nell'attesa sono già stati predisposti i lavori di restauro per valorizzare i ritrovamenti, che entreranno a far parte della ricca collezione del <a href="https://arte.sky.it/foto/scultura-gianfranco-meggiato-valle-templi-agrigento" target="_blank">Parco Archeologico di Agrigento</a>. "<em>Nell’area di scavo, che ci regala una lettura dettagliata degli avvenimenti storici, era già stato individuato un ampio settore di abitato, ovvero case di età greca, la cui fase principale termina con la conquista e la distruzione della città da parte dei Cartaginesi e che ha dato da subito dei risultati importanti</em>", ha dichiarato il direttore Sciarratta.</p> <p>[Immagine in apertura: Valle dei Templi, Agrigento. Foto di Regös Környei su Unsplash]</p>

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

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