<p>Era dal 2020 che i <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/01/nuovo-album-tour-bon-jovi-bryan-adams" target="_blank">Bon Jovi</a> non condividevano con il pubblico una nuova canzone (più precisamente dall’uscita dell’ultimo album <em>Bon Jovi 2020</em>). Dopo tre lunghi anni di silenzio, la mitica band che ha rivoluzionato il sound degli anni Ottanta con veri e propri inni generazionali del calibro di <em>Livin' on a Prayer </em>e<em> You Give Love a Bad Name</em>, torna con un nuovo singolo dal tema natalizio. </p><h2>LA CANZONE DI NATALE DI BON JOVI</h2> <p>L’uscita della canzone – un inno alla magia del Natale – anticipa gli imminenti festeggiamenti per i quarant'anni del gruppo (che saranno celebrati anche da una divertente edizione limitata del gioco da tavola <em>Monopoli</em>). </p> <p>Il brano si intitola <em>Christmas Isn’t Christmas</em>, ed è stato registrato dai componenti Jon Bon Jovi, Hugh McDonald, Tico Torres, Phil Xenidis, John Shanks ed Everett Bradley all’interno di una chiesa nella città di Nashville, in Texas. </p><h2>IL VIDEOCLIP DELLA CANZONE</h2> <p>L'uscita del brano, inciso nelle scorse settimane, è stata seguita dalla pubblicazione del <a href="https://www.youtube.com/watch?v=KO5HaSSus5I&t=148s" target="_blank">videoclip musicale</a> ambientato al Santa’s Pub, storico locale con musica dal vivo a Nashville. “<em>Abbiamo un regalo di Natale anticipato per voi!</em>”, ha annunciato la band sui social qualche giorno fa, con una foto davanti al pub in compagnia del proprietario Denzel “Santa” Irwin. Un’altra foto ritrae i membri intenti a registrare il pezzo nella splendida cornice della chiesa.</p> 

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La nuova canzone di Natale dei Bon Jovi | Sky Arte

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L'architettura di Bijoy Jain in mostra a Parigi

<p>Tra i più influenti architetti della scena contemporanea, alla guida dal 1995 di Studio Mumbai, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/10/pronto-lmpavilion-di-carme-pinos-a-melbourne" target="_blank">Bijoy Jain</a> sbarca a Parigi in occasione dell'esposizione che gli dedica la <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-triennale-milano-foresta" target="_blank">Fondation Cartier</a>. Intitolato <em>Le souffle de l’architecte</em> e visitabile fino al 21 aprile 2024, il percorso espositivo, appositamente concepito dall'architetto indiano per dialogare con gli spazi dell'istituzione parigina disegnata da <a href="https://arte.sky.it/news/jean-nouvel-mostra-ville-costa-azzurra" target="_blank">Jean Nouvel</a>, indaga il peculiare linguaggio del progettista proponendo ai visitatori un itinerario in cui "abbandonarsi" alla meditazione, alla contemplazione e al silenzio. Quest'ultimo, in particolare, secondo lo stesso Jain "<em>ha un suono, ne sentiamo la risonanza in noi stessi. Questo suono collega tutto esseri viventi, è il soffio della vita. È sincrono in tutti noi. Il silenzio, il tempo e lo spazio sono eterni...</em>".</p><h2>L'ARCHITETTURA DI BIJOY JAIN ALLA FONDATION CARTIER</h2> <p>Ruotando attorno al legame tra uomo e natura e chiamando in causa tutti i sensi, la mostra è una sorta di straordinario viaggio sensoriale. A scandirlo sono frammenti architettonici eterogenei: dalle sculture in pietra o in terracotta alle facciate delle abitazioni vernacolari dell'<a href="https://arte.sky.it/news/firenze-river-to-river-festival-cinema-india" target="_blank">India</a>, dai pannelli intonacati fino alle strutture di bambù ispirate ai tazia, i tipici monumenti funerari portati a spalla durante le processioni musulmane sciite. Ad arricchire la rassegna, curata da Hervé Chandès, sono anche una selezione di disegni monocromi neri realizzati in grafite dall'artista cinese Hu Liu e incantevoli <a href="https://arte.sky.it/foto/ceramica-montelupo-fiorentino-mostra" target="_blank">ceramiche </a>d'argilla firmate da Alev Ebüzziya Siesbye. Immaginando la mostra come una vera e propria esperienza fisica ed emotiva, Bijoy Jain invita il visitatore non solo a riscoprire il silenzio e ad assaporare la pace interiore, ma anche a riflettere sul ruolo della sensorialità nell'architettura.</p><h2>LA STORIA DELL'ARCHITETTO BIJOY JAIN</h2> <p>Nato a <a href="https://arte.sky.it/news/mumbai-parco-cavalcavia-mvrdv" target="_blank">Mumbai </a>nel 1965, Bijoy Jain si specializza in architettura alla Washington University di St. Louis negli Stati Uniti. Dopo aver lavorato per un periodo tra Los Angeles e Londra, torna in India, dove fonda lo Studio Mumbai, una realtà che basa la propria attività su un gruppo interdisciplinare di architetti, ingegneri, project manager, artigiani e artisti provenienti da tutto il mondo. Nel 2015 Jain riceve il dottorato di ricerca onorario dall'Università di Hasselt, in Belgio, per il suo contributo al campo dell'architettura, mentre nel 2017 si aggiudica il <em>RIBA International Fellowship </em>di Londra. I suoi contributi, oltre a essere confluiti nella collezione permanente del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/09/mostra-gordon-matta-clark-canadian-centre-architecture-montreal" target="_blank">Canadian Centre for Architecture</a>, del SFMOMA di San Francisco e del Centre Pompidou di Parigi, sono stati esposti nei più prestigiosi musei internazionali e nei principali eventi di settore, inclusa la <a href="https://arte.sky.it/news/biennale-architettura-2023-leoni-venezia" target="_blank">Biennale di Architettura di Venezia</a>.  [Immagine in apertura: View from the Studio Mumbai, Saat Rasta Houses, Mumbai, India. Photo © Iwan Baan]</p>

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