Una grande installazione d'artista in una stazione ferroviaria di Londra

<p>La trasformazione di luoghi abbandonati in luoghi d'arte è sempre una sfida, poiché la traccia delle funzioni svolte in precedenza spesso è indelebile. L'ultimo caso felice di trasformazione di un ambiente di una <a href="https://arte.sky.it/news/-genova-casa-tecnologie" target="_blank">struttura ferroviaria</a> in luogo di esposizione artistica è quello della sala d’attesa in disuso della stazione di Peckham Rye, tuttora attiva a sud di <a href="https://arte.sky.it/news/douglas-gordon-piccadilly-circus-londra-circa" target="_blank">Londra</a>, risalente all’epoca vittoriana, che ospiterà l’opera installativa di Sarah Sze, artista originaria di Boston.</p>
<p><h2>L’INSTALLAZIONE DI SARAH SZE A LONDRA</h2> <p>L'iniziativa culminerà nell’inaugurazione dell’opera, il prossimo 19 maggio, nella sala d’attesa non più in uso da ben cinquant'anni. Sze utilizza scultura, pittura, disegno per creare ambienti immersivi che colpiscono il visitatore saturandolo di immagini, in una sorta di esplorazione dei limiti ultimi dell'entropia visiva. Le sue opere guidano anche alla scoperta di concetti universali come quelli di memoria, materia, spazio e tempo. Negli ultimi anni, Sarah Sze ha creato una serie di grandi installazioni note come <em>Timekeepers</em>, ottenute con materiali di reimpiego: oggetti quotidiani, fotografie strappate e una moltitudine di schermi volti a creare un ambiente che ricorda un ecosistema caratterizzato da un fragile equilibrio. Il suo lavoro investiga l'evanescente limite che separa il digitale dall'analogico e il sensibile dall'immaginazione.</p>
<p><h2>L’ARTE DI SARAH SZE</h2> <p>Una cascata di esili corde occuperà il centro della sala, connettendo il pavimento al soffitto,  mentre immagini in movimento illumineranno l'ambiente regalando al pubblico un'esperienza di grande impatto. Sarah Sze ha commentato: “<em>Sono sempre stata molto interessata ai vari momenti nella storia in cui il modo di esperire il tempo e lo spazio accelera […] Siamo nel bel mezzo di un uragano fortissimo e stiamo imparando a parlare attraverso le immagini a un ritmo esponenziale</em>”.</p> <p>[Immagine in apertura: Sarah Sze, <em>Centrifuge</em>, 2017. Mixed media, mirrors, wood, bamboo, stainless steel, archival pigment prints, video projectors, ceramic, acrylic paint, salt, 373 x 480 x 457 cm © Sarah Sze. Courtesy Tanya Bonakdar Gallery and Victoria Miro]</p>

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A Roma la mostra su Claudio Abate, il fotografo degli artisti

<p><a href="https://arte.sky.it/news/mostre-maxxi-roma-2023" target="_blank">Claudio Abate</a> è stato il testimone privilegiato di una fase memorabile dell'arte italiana. A poco più di cinque anni dalla scomparsa, il museo MAXXI di Roma gli dedica un'ampia retrospettiva, visitabile dal 3 marzo al 4 giugno 2023, dal titolo <em>Claudio Abate. Superficie sensibile</em>, a cura di Ilaria Bernardi e Bartolomeo Pietromarchi. Mezzo secolo di carriera in oltre 150 scatti, spesso ritratti di grandi artisti e talenti performativi. Si va da Carmelo Bene a <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-jannis-kounellis-minneapolis" target="_blank">Jannis Kounellis</a>, da Pino Pascali a Joseph Beuys, solo per citare alcune tra le personalità immortalate dagli anni Sessanta agli anni Duemila. Particolarmente suggestive sono le fotografie vintage restaurate per l'occasione, oltre alle numerose opere inedite. Grande spazio è dato inoltre alle immagini che evocano celebri mostre italiane, romane in particolare, e internazionali. Non mancano poi gli scatti relativi al mondo del teatro, della moda, del costume.</p>
<p><h2>LA STORIA DI CLAUDIO ABATE</h2> <p>Come ha chiarito la co-curatrice Ilaria Bernardi: “<em>Dedicare una mostra a Claudio Abate significa rendere omaggio a un fotografo che ha avuto, tra le altre, tre importanti capacità. Innanzitutto, la capacità di essere sempre ‘al posto giusto e nel momento giusto’, cioè di essere sempre presente con la sua macchina fotografica ai più importanti momenti dell’arte italiana e internazionale, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta. In secondo luogo, la capacità di intessere rapporti duraturi con artisti e con spazi espositivi a Roma, in Italia e all’estero. Infine, la capacità di essere al contempo fotografo d’arte, fotografo di teatro, fotoreporter per le riviste, fotografo di moda, finanche fotografo-artista e organizzatore di mostre e attività culturali nel suo studio</em>”. </p>
<p><h2>LA MOSTRA SU CLAUDIO ABATE A ROMA</h2> <p>Il percorso espositivo comincia dagli esordi di Abate, con ritratti di <a href="https://arte.sky.it/news/libro-pittura-mario-schifano" target="_blank">Mario Schifano </a>e<a href="https://arte.sky.it/news/mostra-puglia-pascali-mulas" target="_blank"> Pino Pascali</a>: su di lui è incentrato il primo dei focus che animano la mostra. La figura di Abate è sin dal 1963 associata a quella di Carmelo Bene, protagonista degli scatti durante il complicato debutto di <em>Cristo 63 </em>al Teatro Laboratorio di Roma. L'<a href="https://arte.sky.it/news/mostra-arte-povera-jeu-de-paume-le-bal-parigi" target="_blank">Arte Povera</a> è una delle protagoniste assolute della mostra: con Jannis Kounellis il sodalizio fu particolarmente significativo sia a livello professionale che umano. Le irripetibili mostre romane di quegli anni sono testimoniate dagli scatti realizzati presso la galleria L'Attico di Fabio Sargentini, ma grande attenzione è posta anche alle mostre curate da <a href="https://arte.sky.it/news/libro-germano-celant" target="_blank">Germano Celant </a>e <a href="https://arte.sky.it/news/svizzera-monte-verita-programma" target="_blank">Harald Szeemann</a>. Proprio durante l'epocale rassegna <em>Live in your head. When attitudes become form </em>alla Kunsthalle di Berna nel 1969 il fotografo conobbe e fotografò per la prima volta <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-brescia-joseph-beuys-fotografia" target="_blank">Joseph Beuys</a>. La mostra si conclude con le sperimentazioni artistico-fotografiche di Abate, fra cui i <em>Contatti con la superficie sensibile</em> realizzati ed esposti durante la sua prima mostra personale a Roma, a Palazzo Taverna.</p> <p>[Immagine in apertura: Claudio Abate, Pino Pascali con la sua Vedova Blu, 1965. VI Biennale Romana. Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle Esposizioni, Roma 1968 © Archivio Claudio Abate]</p>

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