Le parole e l'architettura di Aldo Rossi in un libro

Non tutti i maestri dell'architettura hanno scelto di raccontarsi in prima persona, operazione che, indipendentemente dal proprio ambito professionale, dalla reputazione e notorietà, comporta un'intensa azione di scavo a livello personale. Considerata una sorta di "testamento testuale" di <a href="https://arte.sky.it/news/aldo-rossi-design-mostra-milano" target="_blank">Aldo Rossi</a>, Autobiografia scientifica è in libreria nell'edizione curata da il Saggiatore (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina).<h2>L'AUTOBIOGRAFIA DELL'ARCHITETTO ALDO ROSSI</h2> L'espressione "in discreto disordine" è quella usata dall'autore per spiegare la genesi di questo libro, il più intimo fra quelli pubblicati da <a href="https://arte.sky.it/foto/mostra-aldo-rossi-roma-maxxi-architettura" target="_blank">Rossi</a>. Anziché ricorrere a una stesura metodica e rigorosamente pianificata, il maestro dell'architettura italiana del Novecento adottò infatti una forma intermittente. Il risultato è una sequenza di annotazioni, forse particolarmente coerente con l'idea di salvare dall'oblio e rendere note una selezione di memorie personali. Tracce e ricordi di luoghi, oggetti, incontri, situazioni, letture convergono in un volume senza tempo, in cui vita e professione finiscono inevitabilmente per intrecciarsi. Per lo stesso <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/04/bergamo-una-mostra-su-aldo-rossi" target="_blank">Rossi</a>, del resto, questa è l'"autobiografia dei progetti che si confonde con la storia personale": come in un ciclo continuo e inesorabile, i principi fondativi della sua ricerca si rincorrono fra queste pagine, che lo hanno accompagnato per un intero decennio.<h2>STORIA E OPERE DI ALDO ROSSI</h2> Scomparso nel 1997, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-architettura-aldo-rossi-maxxi-roma" target="_blank">Aldo Rossi </a>si è distinto nel panorama architettonico italiano e interazionale sia come progettista che in qualità di teorico. Docente nelle Università di Milano, Zurigo, Venezia, Yale, Harvard e Cranbrook, ha ottenuto nell'arco della carriera alcuni dei massimi riconoscimenti previsti a livello globale, fra cui il Pritzker Architecture Prize, il cosiddetto "Nobel dell'architettura", attribuitogli nel 1990. Complessa è la sua eredità architettonica, che comprende una lunga serie di interventi pubblici, oltre a opere destinate a committenti privati. Fra i suoi interventi più rappresentativi si ricordano il Quartiere Gallaratese di Milano (con Carlo Aymonino), il Quartiere Schützenstraße di Berlino, l'Ossario e cimitero di San Cataldo a Modena e la ricostruzione del Teatro Carlo Felice a Genova (con <a href="https://arte.sky.it/foto/venezia-mappa-architettura-contemporanea" target="_blank">Ignazio Gardella</a>).

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Cos’è davvero accaduto nella stanza numero 100 del Chelsea Hotel di New York fra Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, e la sua fidanzata Nancy Spungen? Il ritrovamento del corpo senza vita della giovane donna da parte della polizia locale, avvenuto il 12 ottobre 1978, è il punto d’avvio del documentario Sid e Nancy – Sex, Drugs & Punk, in onda mercoledì 12 aprile su Sky Arte.
Su richiesta della madre del musicista, a sua volta morto di overdose appena sei mesi dopo quel tragico episodio, l’autore ed esperto di musica rock e punk Alan G. Parker si è messo sulle tracce della verità. Ad animarlo la volontà di ricostruire un caso controverso e rapidamente chiuso all’epoca, per il quale non venne mai aperta una vera inchiesta. 
Appena ventenne, ex prostituta, talvolta spogliarellista ed eroinomane, Nancy Spungen perse la vita per dissanguamento, in seguito a una ferita da taglio: questo quanto accertato dall’autopsia. Ma fu Sid Vicious a colpirla, finendo per ucciderla? Quali prove portarono al suo arresto? Fra sospetti, dubbi e segreti, il documentario ricostruisce una complessa vicenda puntando anche sulle testimonianze di 182 persone.

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