La storia dei Led Zeppelin e delle loro canzoni

Poco più di dieci anni. È questo il periodo di attività nel quale i <a href="https://arte.sky.it/news/libro-led-zeppelin" target="_blank">Led Zeppelin</a> hanno dato forma alle loro canzoni. Un lasso di tempo decisamente limitato, se si considera la rivoluzione innescata dal loro sound. A raccontare la storia della celebre band fondata da Jimmy Page è il nuovo volume edito da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/11/libro-david-bowie-paolo-madeddu" target="_blank">Giunti</a>: un manuale che ripercorre il “volo” del mitico “dirigibile”, soffermandosi tanto sulle circostanze biografiche dei singoli componenti quanto sulla produzione del gruppo. Si intitola Led Zeppelin. Physical Graffiti ed è frutto del lavoro dello specialista Paolo Giovanazzi. 
<h2>IL NUOVO LIBRO SUI LED ZEPPELIN</h2> Cosa c'entra Johnny Hallyday con Whole Lotta Love? Quando John Paul Jones è stato costretto a indossare una parrucca? È vero che Jimmy Page ha temuto che Going to California potesse provocare un terremoto? Sono solo alcune delle domande che affiorano dalle pagine del libro (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina). Scritto con dovizia di particolari, e con un metodo analitico tipico dei manuali di scienze, il volume si sofferma su tutti gli album e su tutte le canzoni create dalla band nel corso della sua attività: dal primissimo LP, quello di Communication Breakdown e Dazed and Confused (composto in trenta ore di studio e costato millesettecentoottantadue sterline), al successo di Whole Lotta Love, dal sound acido e graffiante di Zeppelin III alla sintesi soft hard di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/03/stairway-to-heaven-led-zeppelin-non-e-un-plagio" target="_blank">Stairway to Heaven</a>. 
<h2>LA RIVOLUZIONE ROCK DEI LED ZEPPELIN</h2> Arricchito da una serie di approfondimenti sulle fasi meno note della parabola dei Led Zeppelin, a partire da quelle, turbolente, precedenti alla formazione del gruppo, il libro è un compendio pratico e immediato per conoscere tutto – ma proprio tutto – sulla formazione icona del rock degli anni Settanta.

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Esiste un luogo d’elezione, a Roma, in cui è possibile restare ammaliati dalla capacità unica di Gian Lorenzo Bernini di attribuire tratti umani, intensi e drammatici ai protagonisti di miti, storie e allegorie. È la Galleria Borghese, che fra i tesori del proprio patrimonio include alcune fondamentali opere eseguite dal celebre scultore barocco. È questa la preziosa cornice del documentario Bernini, in onda lunedì 5 giugno su Sky Arte. Per la regia di Francesco Invernizzi, la pellicola punta su immagini ricche e dettagliate e ricostruisce il profilo artistico dell’uomo che ha saputo trasformare il marmo in maniera impressionante e irripetibile. Di origini napoletane, romano d'adozione, mosse i primi passi nella bottega del padre, lo scultore Pietro Bernini; progressivamente riuscì a emergere come uno degli artisti di punta dell’intera stagione del Barocco. Un’impresa non facile, specie in un contesto come quello capitolino, dominato da pittori del calibro di Caravaggio. Eppure Bernini si dimostrò capace di dare uno straordinario e duraturo impulso alla scultura.

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