Un grande protagonista dell'architettura giapponese in mostra a Venezia

<p>Bis di mostre di architettura nella sede espositiva di <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-lee-miller-venezia-palazzo-franchetti" target="_blank">ACP – Palazzo Franchetti</a> a Venezia contestualmente alla  <a href="https://arte.sky.it/news/biennale-architettura-2023-lesley-lokko" target="_blank">18esima Mostra Internazionale di Architettura</a>, al via il prossimo 20 maggio. Parallelamente a <em><a href="https://arte.sky.it/news/biennale-architettura-2023-mostra-musei-qatar" target="_blank">Building a Creative Nation</a>, </em>rassegna in cui per la prima volta il Qatar presenta all'estero la sua prossima generazione di istituzioni culturali, si svolge infatti un particolare progetto espositivo dedicato a uno dei maestri dell'architettura giapponese contemporanea:  <a href="https://arte.sky.it/news/museo-albert-kahn-parigi-kengo-kuma" target="_blank">Kengo Kuma</a>.</p><h2>LA MOSTRA DI KENGO KUMA A VENEZIA<em></em></h2> <p>​"<em>L’onomatopea non vede l’architettura come il soggetto delle operazioni di attori di un rango superiore (gli architetti), ma pone architettura ed esseri umani sullo stesso piano. Gli architetti non sono a capo dell’architettura, ma camminano attorno a essa insieme ai fruitori. L’onomatopea è simile alla voce di un animale emessa a livello fisico ed esperienziale</em>". Sono parole dello stesso progettista scelte come punto d'avvio della retrospettiva intitolata, non a caso, <em>Kengo Kuma. Onomatopoeia Architecture</em>. L'atto di adottare vocaboli i cui suoni evocano i rumori ai quali si riferiscono diviene, nella mente di Kuma, parte del processo compositivo. Nel vocabolario dell'architetto essenziali sono infatti i materiali cari alla tradizione nipponica, fra cui carta e legno, impiegati con modalità contemporanee e in chiave sostenibile. Nella sua visione, inoltre, l'impiego delle superfici deve generare riflessi su tutti i sensi: vista, olfatto, tatto. Di conseguenza le oltre venti maquette esposte a Venezia consentono ai visitatori di riscoprire tutte le qualità dei materiali, non solo quelle visive, e di addentrarsi nell'universo del noto progettista.</p><h2>LA STORIA DELL'ARCHITETTO KENGO KUMA</h2> <p>Curata da Chizuko Kawarada e Roberta Perazzini Calarota, la rassegna consente dunque di conoscere da vicino un aspetto peculiare della produzione di Kuma, che si è progressivamente affermato sulla scena internazionale a partire dagli anni Duemila. Nato a Yokohama nel 1954, si è formato alla facoltà di Architettura dell’Università di Tokyo, dove negli anni Settanta prevaleva la tendenza al ricorso al cemento, sulla scia degli insegnamenti di Kenzo Tange. Un modello dal quale Kuma si discosta per intraprendere un percorso che lo renderà, negli anni, un riferimento nell'uso di legno e metallo. Con all'attivo oltre 400 tra edifici e installazioni in tutto il mondo, realizzati dallo studio Kengo Kuma and Associates, in occasione della mostra a Venezia l'architetto ha anche progettato una struttura temporanea site specific: alta oltre 5 metri e costruita in alluminio, accoglie il pubblico nel cortile del palazzo.</p> <p>[Immagine in apertura: crediti Vincenzo Bruno /ACP]</p>

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A Milano la mostra su fotografia, film e video nell'Arte Povera

<p>Nella seconda metà degli anni Sessanta, un nuovo movimento artistico si affacciò sulla scena italiana, in risposta alla Pop Art americana, l'<a href="https://arte.sky.it/news/mostra-arte-povera-jeu-de-paume-le-bal-parigi" target="_blank">Arte Povera</a>: una corrente caratterizzata soprattutto dall'impiego di materiali insoliti, come oggetti di uso di quotidiano, stracci, terra, materiali riciclati e di recupero. La mostra <em>Reversing the Eye. Fotografia, film e video negli anni dell'arte povera</em> alla <a href="https://arte.sky.it/news/milano-mostra-casa-triennale" target="_blank">Triennale Milano</a>, visitabile fino al prossimo 3 settembre, approfondisce la storia di un legame poco noto, quello fra gli esponenti dell'Arte Povera e delle avanguardie dell'epoca con i linguaggi del cinema e della fotografia.</p><h2>L'ARTE POVERA IN MOSTRA A MILANO</h2> <p>Da <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/michelangelo-pistoletto-palazzo-reale-milano" target="_blank">Michelangelo Pistoletto</a> a <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-ugo-mulas-stanze-della-fotografia-venezia" target="_blank">Ugo Mulas</a>, da <a href="https://arte.sky.it/news/libro-citta-pier-paolo-pasolini" target="_blank">Pier Paolo Pasolini</a> a <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/06/mostra-fotografia-mimmo-jodice-museo-madre-napoli" target="_blank">Mimmo Jodice</a>, fino a Piero Manzoni, Elisabetta Catalano e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2014/10/luigi-ontani-trasformista-in-mostra-bergamo" target="_blank">Luigi Ontani</a>: 49 artisti trovano spazio nella rassegna che punta lo sguardo su 250 capolavori per sondare un dialogo da riscoprire. Curato da Quentin Bajac, Diane Dufour, Giuliano Sergio e Lorenza Bravetta, il percorso espositivo si divide in quattro aree tematiche e analizza i linguaggi spesso sottovalutati nella definizione di questa corrente. Ogni fil rouge della mostra racchiude una riflessione specifica: dall'<em>Esperienza</em>, incentrata sul rapporto tra tempo e spazio, all'<em>Immagine</em>, dedicata alla decostruzione della realtà e alle sue rappresentazioni visive, fino al <em>Teatro</em>, cioè la teatralità dei media, e il <em>Corpo</em>, la sede dell'identità umana.</p><h2>L'ESPOSIZIONE ALLA TRIENNALE MILANO</h2> <p>Organizzata da Triennale Milano in collaborazione con <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/02/mostra-parigi-immagini-jeu-de-paume" target="_blank">Jeu de Paume</a> e LE BAL, la mostra, il cui titolo si ispira a un'opera di <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-giuseppe-penone-roma-galleria-borghese" target="_blank">Giuseppe Penone</a> del 1970, mette in luce le sfaccettature di uno dei movimenti chiave del Novecento. “<em>Il panorama artistico italiano tra gli anni Sessanta e Settanta è stato caratterizzato da una vitalità eccezionale</em>”, afferma Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano. “<em>Sottolineando l’importanza di questo straordinario periodo, la mostra si concentra sul rapporto tra l’avanguardia di quegli anni rispetto al diffondersi dei nuovi media</em>”.  [Immagine in apertura: <em>Reversing the Eye. Fotografia, film e video negli anni dell'arte povera</em>, Triennale Milano 2023. Photo Piercarlo Quecchia DSL Studio]</p>

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