Oltre 10 milioni di dollari per salvaguardare i siti in pericolo nel mondo

<p>Cambiamento climatico, conflitti armati, eventi catastrofici e improvvisi, deterioramento, overtourism: è ampia la lista dei rischi che corre il patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico internazionale. Fin dalla sua istituzione, nel 1965, l'organizzazione non profit <a href="https://www.wmf.org/" target="_blank">World Monuments Fund (WMF)</a> ha promosso azioni di tutela su scala globale, collaborando con governi, finanziatori e comunità locali. A frequenza biennale redige e rende nota la lista <em><a href="https://arte.sky.it/news/world-monuments-watch-2022" target="_blank">World Monuments Watch</a></em>, in cui vengono elencati i luoghi di rilevanza storico-culturale ritenuti in pericolo. Risale ad alcuni giorni fa l'annuncio dello stanziamento di oltre 10 milioni di dollari per la salvaguardia di preziosi (e vulnerabili) siti monumentali che necessitano con urgenza di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/06/amatrice-world-monuments-fund-restauro" target="_blank">interventi</a>.</p><h2>I SITI IN PERICOLO SECONDO IL WORLD MONUMENTS FUND</h2> <p>Tipologia ed entità dei finanziamenti si differenziano a seconda delle necessità. Va specificato che non si tratta solo di sostegni "puntuali", ma anche di impegni a lungo termine che consentono l'adozione di strategie di conservazione innovative, in grado di generare un impatto valutato come "trasformativo". Rientra in tale categoria, ribattezzata <em>Signature Project Expansions</em>, la conservazione del sito cambogiano di Phnom Bakheng, costruito tra il IX e il X secolo e impiegato come "state temple" della prima capitale khmer nella <a href="https://arte.sky.it/news/angkor-wat-cambogia-progetto-resort-turistico" target="_blank">regione di Angkor</a>. WMF sta operando in loco già dal 2004, occupandosi ad esempio del restauro di una porzione del tempio centrale: un intervento che proseguirà anche grazie al contributo di un donatore che ha scelto di restare anonimo. Un'ulteriore gamma di operazioni è racchiusa nella definizione <em>Targeted Interventions</em>, della quale fanno parte<em></em> studi mirati, interventi fisici o misure da adottare tempestivamente. Un esempio concreto in tal senso è fornito dal supporto che il WMF sta fornendo fin dall'inizio delle ostilità, ancora in corso, all'<a href="https://arte.sky.it/news/norman-foster-ricostruzione-ucraina-kharkiv" target="_blank">Ucraina</a>. Come? In termini di forniture per proteggere i siti del patrimonio locale e di monitoraggio costante.</p><h2> IL WORLD MONUMENTS FUND E I KEW GARDENS DI LONDRA</h2> <p>Nel complesso a beneficiare dello stanziamento recentemente reso noto saranno pure siti estremamente eterogenei fra loro, collocati anche in Perù, <a href="https://arte.sky.it/news/el-seed-installazione-nepal" target="_blank">Nepal</a>, Egitto, Burkina Faso, Regno Unito, Portogallo e Australia. Si va dalle fragili testimonianze archeologiche della civiltà Chachapoyas, in Perù, "celate" all'interno del remoto Parco Nazionale del Río Abiseo, ai murales che dal 1945 accolgono i visitatori del porto di Lisbona, realizzati dall'artista José de Almada Negreiros nelle stazioni marittime di Alcântara e Rocha do Conde d'Óbidos, passando per il Kinchela Aboriginal Boys Training Home di Kempsey, in Australia, e per la Maison du Peuple di Ouagadougou, in <a href="https://arte.sky.it/news/francis-kere-pritzker-architecture-prize-2022" target="_blank">Burkina Faso</a>. Probabilmente più nota al grande pubblico è poi la Palm House nei londinesi <a href="https://arte.sky.it/news/installazione-chiharu-shiota-kew-gardens-londra" target="_blank">Kew Gardens</a>: eretta nel 1848, all'interno di quella che viene considerata come la <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/06/londra-torna-splendere-la-temperate-house-dei-kew-gardens" target="_blank">principale istituzione botanica del mondo</a>, è una delle più grandi strutture del genere a livello internazionale. Resa celebra dalla sua bellezza e apprezzata per l'uso innovativo dei materiali e per l'avveniristica costruzione, accoglie oltre 2 milioni di visitatori all'anno. Per la prima volta nella sua storia, il WMF sta collaborando a un progetto con una duplice finalità: il restauro della <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/08/kew-gardens-londra-natura" target="_blank">Palm House</a> e la drastica riduzione della sua produzione di carbonio entro il 2030, attraverso l'applicazione di soluzioni innovative, potenzialmente replicabili anche in serre storiche ad altre latitudini.</p> <p>[Immagine in apertura: Foto di Max Letek su Unsplash]</p>

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Tutto il genio di Max Ernst in mostra in Francia

<p>Il bell'edificio settecentesco in pietra chiara dell'Hôtel de Caumont è uno dei palazzi più importanti del ben conservato centro storico di Aix-en-Provence, nell'assolato meridione francese. È qui che dal 4 maggio all'8 ottobre prossimo sarà allestita l'esposizione <em>Max Ernst. Mondes Magiques, Mondes libérés </em>a cura di Martina Mazzotta, già co-curatrice della retrospettiva su <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-max-ernst-palazzo-reale-milano" target="_blank">Ernst a Milano</a>, e di Jürgen Pech, anch'egli co-curatore dell'<a href="https://arte.sky.it/news/milano-mostre-2022-2023" target="_blank">esposizione meneghina </a>ed ex Direttore Scientifico del Max Ernst Museum di  Brühl. La rassegna presenterà al pubblico centoventi opere: un corpus utile per l'evoluzione artistica di un autore unico, uno sperimentatore dallo spirito libero e creativo, difficile da definire. </p><h2>MAX ERNST IN MOSTRA AD AIX-EN-PROVENCE</h2> <p>Artista stravagante e cosmopolita, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-fotografie-max-ernst" target="_blank">Ernst </a>nacque a Brühl, in Germania, nel 1891. Fondò una comunità Dada a Colonia per poi sbarcare a Parigi, l'allora capitale mondiale dell'arte: qui prese parte attiva alle fasi iniziali della corrente surrealista di<a href="https://arte.sky.it/news/mostra-giacometti-breton-parigi" target="_blank"> André Breton</a>. Sarebbe tuttavia impossibile cercare di rinchiudere<a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/10/mostra-max-ernst-moma-new-york" target="_blank"> Ernst</a> all'interno di una singola esperienza artistica o di un unico movimento intellettuale: la sua personalità resisteva ad ogni tentativo di categorizzazione. Il suo approccio era orientato verso una sperimentazione pura e giocosa. Lo dimostrano anche i suoi celeberrimi collage, dai quali ben preso scaturirono tecniche ancora più inedite come quella del <em><a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/12/mostra-max-ernst-berlino" target="_blank">frottage</a></em>, che consisteva nel passare una matita o un carboncino su un foglio poggiato su superfici ruvide per riprenderne la texture.</p>
<p><h2>LA STORIA DI MAX ERNST E IL LEGAME CON LA FRANCIA</h2> <p>Particolarmente significativa appare la scelta di ospitare la mostra <em>Max Ernst. Mondes Magiques, Mondes libérés</em> proprio ad <a href="https://arte.sky.it/news/museo-picasso-progetto-aix-en-provence" target="_blank">Aix-en-Provence</a>. Nel corso della Seconda guerra mondiale, l'artista fu infatti internato presso il Camp des Milles, non distante dalla sede dell'esposizione, ovvero l'Hôtel de Caumont. In seguito l'artista si rifugiò negli Stati Uniti, facendo ritorno in Francia solo nel 1953. Nel corso degli anni successivi si dedicò a un'intensa ricerca artistica incentrata su pittura, disegno e scultura, senza mai tradire il suo slancio sperimentatore. Interessato di scienze, psicanalisi e di ogni sorta di sapere arcano o razionale, Ernst viene raccontato dalla rassegna francese attraverso i temi chiave della sua complessa ricerca. La sezione centrale, in particolare, si sofferma sui quattro elementi – acqua, aria, terra e fuoco - che, secondo l'antica tradizione filosofica e l'alchimia, costituirebbero l'intera materia del mondo naturale. La mostra è stata resa possibile anche grazie agli eccezionali prestiti concessi dal <a href="https://arte.sky.it/news/norman-foster-mostra-parigi-centre-pompidou" target="_blank">Centre Pompidou</a>, dalla Tate Modern di Londra, dal Max Ernst Museum di Brühl e dalla <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-surrealismo-peggy-guggenheim-venezia" target="_blank">Collezione Peggy Guggenheim</a> di Venezia. Tra l'altro, la <a href="https://arte.sky.it/news/peggy-guggenheim-compleanno-concerto-venezia" target="_blank">celebre collezionista </a>e l'artista furono sposati per un breve periodo, tra il 1941 e il 1943. </p>
<p> [Immagine in apertura: Max Ernst, <em>La dernière forêt</em>, 1960-1970, Huile sur toile, 114 x 145,5 cm, Musée d’art moderne et contemporain de Saint-Étienne Métropole (dépôt du Centre Pompidou, Paris Musée national d’art moderne / Centre de création industrielle). Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / image Centre Pompidou, MNAM-CCI, © Adagp, Paris, 2023]</p>

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