L'inedito vis-à-vis tra Francisco Goya e Caravaggio

Celeberrimo pittore e incisore spagnolo dall’animo inquieto, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-francisco-goya-palazzo-reale-milano" target="_blank">Francisco Goya</a> – grazie a uno stile versatile e pionieristico, anticipatore del <a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-21-marzo-romanticismo-serie-storia" target="_blank">Romanticismo</a> ma difficilmente riconducibile a una corrente artistica specifica – è considerato dalla critica un acuto precursore dell’arte moderna. Tra i numerosi capolavori che ha lasciato al mondo, si annovera anche il motivo decorativo del ciclo di arazzi per la sala da pranzo del Palazzo Reale di El Pardo a Madrid: uno dei cartoni preparatori del ciclo, Il Parasole, è straordinariamente visionabile presso i <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/07/mostra-archeologia-roma-musei-capitolini" target="_blank">Musei Capitolini</a> a Roma fino al 25 febbraio. <h2>FRANCISCO GOYA E CARAVAGGIO AI MUSEI CAPITOLINI </h2> Erano ben ventitré anni che il dipinto, in prestito dal <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-on-the-reverse-prado-madrid" target="_blank">Museo del Prado</a>, non varcava le antiche mura della Capitale. Per l’occasione, la Pinacoteca Capitolina presenta al pubblico il progetto espositivo Goya e Caravaggio: verità e ribellione, proponendo all’osservatore un confronto diretto tra Il Parasole e la Buona Ventura di<a href="https://arte.sky.it/news/caravaggio-programmi-tv-26-ottobre" target="_blank"> Caravaggio</a> del 1597. L’obiettivo è offrire nuove prospettive su questi grandi artisti, attraverso una comparazione ardita tra due lavori lontani nello stile e nel tempo (di circa 180 anni), eppure accomunati dalla volontà di rappresentazione della “verità” della vita quotidiana, senza filtri estetici o limitazioni accademiche. <h2>“IL PARASOLE” DI FRANCISCO GOYA E “LA BUONA VENTURA” DI CARAVAGGIO</h2> Lo stesso artista, nella ricevuta di consegna de Il Parasole, datata al 12 agosto 1777, lo descriverà con queste parole: “rappresenta una ragazza seduta su una riva, con un cagnolino e con un ragazzo al suo fianco che le fa ombra con un parasole”. Ed è proprio attraverso un soggetto così "semplice" che il pittore riesce a essere innovativo, discostandosi dai temi della tradizione per rendere protagonista una giovane donna del popolo (una “maja”), in un sottile gioco di seduzione. Il celebre soggetto della Buona Ventura caravaggesca è invece una zingara che, mentre legge la mano al cavaliere, gli ruba l'anello che porta a un dito. L’interpretazione realistica e la tecnica pittorica lascerebbero persino supporre che il maestro spagnolo abbia osservato in prima persona il dipinto di Caravaggio, forse in occasione della sua permanenza a Roma avvenuta sei anni prima, quando frequentò la Scuola del Nudo in Campidoglio, dove l’opera già risultava esposta.
[Immagine in apertura: Francisco Goya, El Parasol, 1777, olio su tela, 104×152 cm © Museo del Prado, Madrid]

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Al Parco Archeologico di Paestum scoperti due nuovi templi greci

Dal <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/06/a-paestum-torna-alla-luce-un-altro-monumento-dorico" target="_blank">Parco Archeologico di Paestum</a> arriva la notizia di una nuova sensazionale scoperta: qui, dallo scavo in corso a ridosso della cinta muraria occidentale dell’antica città di Poseidonia-Paestum, e a poche centinaia di metri dal mare, sono emersi due splendidi templi greci di stile dorico. La straordinarietà del rinvenimento risiede nell’opportunità che si presenta, grazie ai due edifici, non solo di comprendere l'evoluzione degli stili architettonici dell’epoca, ma anche di approfondire la conoscenza urbanistica della polis. <h2>I DUE TEMPLI SCOPERTI A PAESTUM</h2> Il primo edificio sacro,<a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/06/a-paestum-torna-alla-luce-un-altro-monumento-dorico" target="_blank"> già individuato nel 2019</a> e indagato a partire dal 2022, risale ai primi decenni del V secolo a.C., e costituisce un caso unico nel suo genere, con caratteristiche architettoniche e dimensioni mai osservate prima d’ora. Della struttura originale si conservano le porzioni del basamento delle colonne (lo stilobate) e dei gradini del tempio (il crepidoma). Ma la storia del santuario sembra essere più antica: infatti, sotto il primo santuario, al di sotto della zona del colonnato (la peristasi), si cela un altro ritrovamento. Si tratta di una struttura che vede il reimpiego, probabilmente a scopo rituale, di quattordici capitelli dorici frammentari e altri materiali architettonici databili al VI secolo a.C.. I capitelli hanno la stessa dimensione di quelli del tempietto superiore, ma sono di un’altra tipologia, assimilabile a quella del tempio di Hera I, il più antico dei tre templi maggiori di Paestum. <h2>LE PAROLE DEL DIRETTORE DEL PARCO ARCHEOLOGICO </h2> “Questi eccezionali rinvenimenti, che aggiungono nuovi fondamentali tasselli alla ricostruzione della storia arcaica della colonia magnogreca di Poseidonia, documentano le molteplici fasi costruttive di un santuario situato in una zona liminare, in prossimità della costa da cui i coloni stessi erano giunti alcuni decenni prima, ed edificato in epoca arcaica prima ancora che la città fosse dotata di un circuito difensivo”, ha spiegato il direttore del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo. “Si tratta di un cantiere di scavo complesso che necessita della collaborazione di archeologi, restauratori, ingegneri, architetti e geologi. A breve le attività di scavo saranno concluse, e siamo già al lavoro per creare un nuovo percorso di fruizione che renda questo importante santuario accessibile al pubblico”. [Immagine in apertura: foto di Gianpaolo Antonucci su Unsplash]

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