Un romanzo di Daniel Pennac in versione fumetto

Una strana e silenziosa protesta nello zoo di Parigi attira l’attenzione dei media: un uomo, da poco licenziato da una multinazionale, si è chiuso in una gabbia, mangia poco e non comunica. Dopo qualche giorno, mentre i giornalisti e il pubblico si chiedono cosa si nasconda dietro questo gesto, l’uomo viene trovato impiccato; l’ispettore Justin è chiamato a indagare sul caso, scoprendo un microcosmo di personaggi disperati, bizzarri e sospetti. Da qui prende le mosse il racconto Gli Esuberati di <a href="https://arte.sky.it/news/maradona-pennac-programmi-tv-25-novembre" target="_blank">Daniel Pennac</a> e Jacques Tardi, pubblicato nuovamente da Feltrinelli a ventiquattro anni dalla prima edizione francese (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina).<h2>LA CRITICA DI PENNAC AL CAPITALISMO RAMPANTE</h2>Partendo dai tipici riferimenti della letteratura di genere, Pennac e Tardi delineano una critica al capitalismo occidentale, alternando momenti di profonda amarezza a tavole condite di pungente ironia. Opera di denuncia sociale, il libro critica il sistema economico francese e occidentale, che sacrifica gli esseri umani sull'altare della produttività e del profitto, e il ruolo dei media, che manipolano l'informazione e creano falsi eroi.Usando l'umorismo e l'ironia per smascherare le contraddizioni e le ipocrisie della società in cui viviamo, i due autori esprimono la loro solidarietà verso i lavoratori licenziati ed emarginati, le cui vite tormentate sono proposte nelle tavole più ricche di empatia di tutta l’opera.<h2>UN FUMETTO PER RIFLETTERE SULLA NOSTRA SOCIETÀ</h2>Con i suoi numerosi riferimenti e citazioni di grandi autori del genere poliziesco, da <a href="https://arte.sky.it/news/alfabeto-simenon-fumetto" target="_blank">Georges Simenon</a> a Raymond Chandler, la graphic novel è un connubio riuscito fra il disegno di Tardi, ricco di dettagli e di espressioni che restituiscono con precisione l'atmosfera bizzarra e sopra le righe del racconto, e i dialoghi di Pennac, brillanti come nel suo stile migliore e perfetti per contrapporre toni comici e drammatici. Con la sua ironia affilata e il suo ritmo serrato, Gli Esuberati è un libro a fumetti che fa riflettere e divertire in modo appassionante e coinvolgente, e che testimonia la maestria e la complicità di due grandi protagonisti della letteratura contemporanea.

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Una tomba medievale affiora dal pavimento di Piazza San Marco

Nel 1807, Napoleone arriva a Venezia e, con l’intento di dimostrare il suo potere sulla Serenissima, innalza una nuova ala delle <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/08/restauro-procuratie-vecchie-david-chipperfield-piazza-san-marco-venezia" target="_blank">Procuratie</a> in <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/installazione-fabrizio-plessi-piazza-san-marco-venezia" target="_blank">Piazza San Marco</a>, trasformandola nel suo Palazzo Reale. Per fare ciò, rade al suolo l’antica chiesa di San Gemignano. Oggi, dal suolo della piazza monumentale, più precisamente nell’area antistante al punto in cui un tempo sorgeva l’edificio sacro, emerge una sepoltura collettiva medievale. <h2>LA TOMBA RISCOPERTA IN PIAZZA SAN MARCO</h2>Il ritrovamento è avvenuto durante i lavori di restauro delle pietre della pavimentazione (dette “masegni”), consumate a causa della frequente acqua alta.Dall’area sottostante la piazza, che non veniva indagata dal 1855, sono emersi i resti di sette persone, vissute tutte tra il VII e l’VIII secolo: un bambino di circa otto anni, una donna, e altri cinque adulti di oltre cinquant'anni. Dalle fonti archivistiche, che collocano in quel punto preciso la chiesa andata distrutta, gli archeologi ritengono di avere a che fare con una sepoltura collettiva, parte di un cimitero legato a San Gemignano. <h2>UNA VENEZIA MEDIEVALE E “SOTTERRANEA”</h2>L’ipotesi è che si tratti di una famiglia di notabili, che nel Medioevo venivano sepolti all’interno o nei pressi delle chiese. Supposizione confermata anche dall’entità della sepoltura: non si tratta infatti di una semplice fossa, ma di una struttura in laterizio che per l’epoca doveva risultare piuttosto monumentale.Edificata per volere del generale bizantino Narsete nel lontano VI secolo – e distrutta nella sua versione ultima, progettata da Jacopo Sansovino nel 1557 –, la chiesa di San Gemignano era senza dubbio la più antica della piazza. Il ritrovamento epocale offre una “fotografia” unica di Venezia come una città mutevole, stratificata e dalla storia ancora da scoprire: ora non resta che vedere quali altri segreti nasconde la pavimentazione, che verrà gradualmente “scoperchiata” integralmente nei prossimi mesi per consentirne il restauro. [Immagine in apertura: Venezia. Foto di JUN HAO su Unsplash]

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