L'open call per le iniziative della Milano Arch Week 2024

<p>Quella in arrivo dal 21 al 26 maggio2024 a Milano sarà una settimana dedicata ad approfondire il potere abilitante dell'architettura, portando alla ribalta le realtà territoriali più marginali. Il conto alla rovescia per la sesta edizione di <em><a href="https://arte.sky.it/news/eventi-architettura-roma-milano-napoli" target="_blank">Milano Arch Week</a> </em>è ufficialmente iniziato: sta infatti per rinnovarsi l'appuntamento con il festival internazionale dedicato all'architettura, alle trasformazioni urbane e al futuro delle città, promosso da Comune di Milano, <a href="https://arte.sky.it/news/renzo-piano-campus-politecnico-milano" target="_blank">Politecnico di Milano</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/triennale-milano-mostre-2024" target="_blank">Triennale Milano</a>, con la direzione artistica di <a href="https://arte.sky.it/news/stefano-boeri-architetti-nepal-centro-preghiera-meditazione" target="_blank">Stefano Boeri</a>. Dopo le riflessioni dedicate nel 2023 al ruolo delle <a href="https://arte.sky.it/news/milano-arch-week-periferie" target="_blank">periferie</a>, l’edizione di quest’anno avrà un titolo significativo, <em>Weak Architecture</em>. L’obiettivo dei curatori, Nina Bassoli e Matteo Ruta, è quello di rendere finalmente protagoniste le istanze e le aspirazioni apparentemente più deboli espresse dal territorio.    </p>
<p><h2>A MAGGIO 2024 LA SESTA EDIZIONE DI MILANO ARCH WEEK</h2></p>
<p>Ispirandosi alle riflessioni sul concetto di “debolezza” di due maestri recentemente scomparsi, Gianni Vattimo e <a href="https://arte.sky.it/news/premio-italiano-architettura-vincitori" target="_blank">Andrea Branzi</a>, il festival esplorerà le infinite possibilità offerte dal microcosmo urbano. Spostando l’attenzione sulle fragilità della città, potranno emergere nuove prospettive sul tema dell’<a href="https://arte.sky.it/architettura" target="_blank">architettura</a> come fonte di cambiamento. Puntando a svolgere un ruolo di riattivazione sociale e culturale, Il festival allargherà il raggio d’azione ben oltre le sue sedi storiche, come il Politecnico o il giardino della Triennale, fino a toccare i quartieri più periferici di <a href="https://arte.sky.it/news/mostre-milano-stagione-2024-2025" target="_blank">Milano</a>, proseguendo così idealmente il discorso avviato un anno fa.</p>
<p><h2>LA CALL DEL FESTIVAL DI ARCHITETTURA DI MILANO</h2></p>
<p>Il programma dell’edizione 2024 si dipanerà attraverso una serie di iniziative diffuse e incontri di in tutta la città. L'idea è di creare un megafono che valorizzi le diverse realtà attive sul territorio, mettendole in collegamento fra di loro e favorendo il coinvolgimento di luoghi e persone in modo più capillare. In previsione dell'evento è stata lanciata l'open call per le iniziative pubbliche (diibattiti, presentazioni di libri, laboratori e workshop, attività all’aperto, itinerari di visita, passeggiate, concerti, spettacoli): un invito aperto realmente a tutti, dalle associazioni locali ai professionisti e semplici cittadini, che potranno inviare le proprie proposte entro il 3 marzo 2024. Gli organizzatori intendono stimolare una partecipazione attiva al festival, che coinvolga le realtà urbane più diverse e spesso meno celebrate. Il bando con tutti i dettagli è consultabile <a href="https://triennale.org/trasparenza/open-call-milano-arch-week-2024" target="_blank">online</a>.  [Immagine in apertura: Foto di Matteo Raimondi su Unsplash]</p>


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Un nuovo hub culturale alla Reggia di Caserta

Il nuovo allestimento del Museo Schifanoia a Ferrara

Le architetture italiane diventate iconiche grazie al cinema

Il bestiario fantastico di Joan Fontcuberta

<p><a href="https://arte.sky.it/news/programmi-tv-19-maggio-the-square-cultura">Joan Fontcuberta</a>, teorico dell'immagine e fautore della postfotografia<em>,</em> è uno dei più affermati autori del panorama contemporaneo. I suoi scatti, sempre in bilico tra verità e illusione, indagano e sfumano i confini della rappresentazione, instillando un irreprimibile dubbio nell’osservatore. </p> <p>Nel 1980, insieme al collega Pere Formiguera, il fotografo ritrova nei meandri di uno scantinato polveroso gli archivi dello zoologo tedesco Peter Ameisenhaufen: a questa straordinaria scoperta è dedicato il libro <em>Fauna</em>, edito da <a href="https://arte.sky.it/news/libro-jazz-fotografia" target="_blank">Mimesis Edizioni</a> (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina). </p><h2>GLI ANIMALI FANTASTICI DI JOAN FONTCUBERTA</h2> <p>Il volume, realizzato a quattro mani da Fontcuberta e Formiguera, svela la bizzarra storia che si cela dietro al ritrovamento: una spedizione avvenuta negli anni Trenta, che porta alla luce un campionario di animali fantastici e inconsueti. </p> <p>Insieme alle immagini (catturate sia in laboratorio che nell'habitat naturale), a completamento del surreale bestiario troviamo anche una serie di descrizioni dettagliate, e persino delle radiografie. A metà tra il mockumentary e la narrazione fantastica, il reportage presenta queste eccezionali fonti al lettore, accendendo i riflettori su uno degli studi più controversi della storia della zoologia. Ma dove finisce la realtà? E quando inizia la finzione? </p><h2>JOAN FONTCUBERTA IN MOSTRA A VENEZIA</h2>Proprio in questi giorni, l'artista è protagonista di una mostra a Venezia: dal 24 gennaio al 10 marzo la rassegna <em>Joan Fontcuberta. Cultura di polvere </em>dà il via alla stagione espositiva del <a href="https://arte.sky.it/news/riapertura-palazzo-fortuny-venezia" target="_blank">Museo Fortuny</a>. Il progetto è il risultato del programma ICCD Artisti in residenza, a cura di Francesca Fabiani, in cui Fontcuberta ha sperimentato con alcune lastre fotografiche deteriorate provenienti dal Fondo Chigi. Isolando e prelevando elementi preesistenti con un processo creativo di stampo surrealista, l’artista ha così dato vita a immagini quasi reali, paesaggi poco plausibili eppure non manipolati, che prendono forma in 12 “light box”. “<em>Questo lavoro analizza l’agonia materiale della fotografia. La fotografia è un dispositivo di memoria legato alla materia. Il suo deterioramento materiale genera una fotografia paradossalmente 'amnesica', senza più memoria</em>”, ha spiegato lo stesso Fontcuberta.</p>

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